Poteva diventare un’altra Saman, la ragazza di origine pakistana molto probabilmente uccisa dalla madre (tra poco a processo in Italia) con la complicità del padre. Ma Aisha, che come Saman ha 18 anni, è riuscita a scappare dal matrimonio combinato con un cugino che vive in India, Paese d’origine della famiglia.

Matrimoni forzati: nella mente delle ragazze

Le ragazze di seconda generazione vivono conflitti interiori inimmaginabili, tra l’attaccamento alle origini e il desiderio di libertà. Aisha è nata in Italia e frequentava il quarto anno della scuola superiore quando è scoccata l’ora X, il tempo deciso dalla famiglia affinché seguisse il suo destino. Aisha è un nome di fantasia perché la giovane ora vive in una casa protetta. Da tempo il padre era diventato opprimente e sordo alle sue richieste. Lei aveva cercato di spiegare che il suo sogno era continuare a studiare, ma aveva trovato solo muri. Finché è stata imprigionata in casa, poi picchiata.

Pochi strumenti per capire i matrimoni forzati

Una mattina è riuscita a fuggire. Da tempo era in contatto con lo sportello antiviolenza di Fondazione Pangea, specializzata nell’approccio interculturale di genere per accogliere le donne provenienti da tutto il mondo. «Le ragazze nate in Italia e provenienti da culture con tali tradizioni vivono ogni giorno una lacerazione: da un lato l’attaccamento alla famiglia, dall’altro le spinte verso la trasformazione. In mezzo ci siamo tutti noi, incapaci di comprendere questo fenomeno» spiega Simona Lanzoni, vicepresidente di Pangea.

Chiedere aiuto è difficile per la ragazze di seconda generazione

«Gli stessi servizi sociali sono impreparati a gestire una tale complessità: chiedere soccorso per queste ragazze è difficile, è come tradire la propria famiglia. Eventuali rifiuti da parte loro delle offerte di aiuto vanno capiti e superati: spesso è per paura che non accettano intromissioni o perché sono manipolate. Ma non può essere l’alibi per una deresponsabilizzazione da parte nostra» continua Lanzoni.

Matrimoni forzati: un reato

Il matrimonio forzato oggi è un reato previsto dal Codice Rosso. «Ma non basta» prosegue Lanzoni. «La legge, così com’è, non copre tutte le fattispecie di reato e i meccanismi per cui le ragazze vengono indotte alle nozze e anche obbligate con la forza. Si tratta di un terreno scivoloso: i matrimoni forzati sono le forme di violenza meno censite e riconosciute in tutta Europa, non sono neppure citate nel Piano antiviolenza italiano, peraltro scaduto. Occorre parlarne nelle scuole: è da lì che può partire il cambiamento».

I matrimoni forzati nel mondo

Secondo le statistiche nel mondo 650 milioni di donne si sono dovute sposare prima dei 18 anni e 12 milioni di bambine e adolescenti ogni anno rischiano un matrimonio forzato. In Italia sono 2.000. Le comunità straniere più toccate: Bangladesh, Mali, Somalia, Nigeria, India, Egitto, Pakistan.

Lo Sportello antiviolenza di Fondazione Pangea

Lo Sportello legale e socio-sanitario per donne migranti ha sede a Roma, ma è possibile scrivere da tutta Italia utilizzando l’indirizzo email [email protected]. Per raggiungere il più ampio numero di donne, il servizio è tradotto in 8 lingue. Info su pangeaonlus.org/sportello-legale-e-socio-sanitario-per-donne-migranti/.