La vicenda Morgan- Angelica Schiatti ha acceso un faro sul Codice Rosso, le norme che dovrebbero sveltire l’iter nelle denunce per atti persecutori, stalking, maltrattamenti. La cantautrice attende da quattro anni il processo. Perché?

Il caso della cantautrice Angelica Schiatti, che ha denunciato quattro anni fa il cantante Morgan per presunti reati di stalking e diffamazione, e ancora non ha visto l’inizio del processo, ha fatto accendere i riflettori sul Codice Rosso, l’insieme di norme che dovrebbero sveltire l’iter giudiziario e tutelare al meglio le vittime di atti persecutori (il 75% donne). Alcune chat che dovevano restare private, e sono invece diventate pubbliche, hanno reso evidente come in questo caso la macchina della giustizia si sia inceppata, anche a causa del trasferimento della competenza da una sede all’altra.

Cos’è il Codice Rosso

Dunque il Codice Rosso non funziona? Esiste solo sulla carta? Lo chiediamo a Elena Biaggioni, avvocata e vicepresidente della rete D.i.Re, il network principale di centri antiviolenza in Italia. «Il caso Schiatti – Morgan deve farci riflettere sulla situazione delle donne che denunciano le violenze: quante come lei stanno uno, due anni senza vedere l’inizio del processo, magari senza che sia disposta alcuna misura cautelare? Che costo emotivo ha tutto ciò per la donna?» chiede l’avvocata. Eppure, il Codice Rosso non prevede attese e vuoti temporali, anzi: è stato disposto nel 2019 proprio per accelerare le procedure ed evitare intoppi. «La denuncia relativa a casi di violenza domestica, sessuale, stalking ha, da allora, una corsia preferenziale: dalle forze dell’ordine passa immediatamente al pubblico ministero, che avvia subito le indagini» spiega l’esperta. «Entro tre giorni deve sentire la donna. E se ciò non avviene, può intervenire l’avocazione delle indagini, un controllo rafforzato. Dopo la conclusione delle indagini, anche le udienze hanno una trattazione prioritaria per garantire che questi processi siano celebrati tempestivamente».

Perché volte si prevede accordo tra le parti

Perché allora nel caso di cui tutti parlano sotto l’ombrellone il giudice ha proposto un accordo? «Non posso parlare per il caso specifico ovviamente, ma non è inusuale che si solleciti un accordo. Da un lato, a distanza di tempo, spesso la donna è semplicemente stanca dell’incertezza, dall’altro sappiamo che la violenza è vista come una questione privata, su cui trovare soluzioni extra giudiziarie. Purtroppo, non è facile far riconoscere la violenza alle donne come un problema più ampio, che non si limita alla coppia. Certo per la donna diventa difficile: se magari rifiuta perché vuole che ci sia un accertamento giudiziale viene considerata vendicativa» commenta l’avvocata.

Il Codice Rosso funziona a macchia di leopardo

Per fortuna non capita spesso che le denunce si incastrino nel passaggio da una giurisdizione all’altra. Ma la verità è che il sistema funziona a macchia di leopardo, e una vera mappatura non esiste. «In molte realtà il Codice Rosso è ben applicato e i processi sono veloci, in altre meno. Serve un monitoraggio nazionale: i dati sono indispensabili per una valutazione di questa misura. Nel 2020 il Ministero della Giustizia aveva fatto un primo bilancio, ma poi non c’è stato seguito». Il numero delle denunce è aumentato. Come riferisce l’ultimo report della Polizia di Stato, i maltrattamenti in famiglia, per esempio, sono cresciuti del 5%: non perché siano aumentati i reati, ma perché le donne denunciano di più.