Ci sono compleanni che permettono di ritrovarsi per condividere la gioia per quanto si è vissuto e innescare nuova energia per il futuro. Sarà così il Galà per la Pace del 22 novembre a Milano promosso dalla Fondazione Francesca Rava, che compirà 25 anni nel 2025, per il 70° anniversario di NPH, Nuestros Pequeños Hermanos, i nostri piccoli fratelli, organizzazione umanitaria internazionale per l’infanzia che la Fondazione stessa rappresenta in Italia.

Mariavittoria Rava

«La serata è dedicata ai volontari: giovani, uomini e donne che negli anni hanno scelto di trascorrere 2 settimane delle loro vacanze nelle case NPH in America Centrale e America Latina e sono entrati nella nostra grande famiglia» spiega Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava NPH Italia ETS (fondazionefrancescarava.org). Chiara Del Miglio, responsabile Progetti educativi, volontari e campus di volontariato di Fondazione Francesca Rava, spiega: «La parola orfanotrofio evoca un luogo triste buio. Invece le nostre case sono belle, immerse nel verde. Al loro interno i bambini e i ragazzi accolti possono trovare tutto ciò che serve loro per crescere: scuole, cure mediche, campi sportivi, giochi e, soprattutto, l’amore di una famiglia e la speranza di un futuro».

Il 22 novembre un Galà per festeggiare i volontari della Fondazione Francesca Rava

In queste case dal 2013 si svolgono i campus solidali, esperienze uniche e immersive nei valori di NPH e nel senso più autentico della vita. Sono aperti a tutti e per ogni fascia di età: dal giovane all’adulto, all’anziano. «I volontari zappano la terra, costruiscono case, cucinano, aiutano laddove c’è bisogno a seconda delle esigenze della casa NPH. Però l’obiettivo di questi campus è soprattutto portare gioia seguendo i valori di NPH: amore, responsabilità, condivisione» dice Mariavittoria Rava. «Capisci che ci sono bambini che – pur segnati da dolori immensi – hanno ritrovato l’allegria e che la famiglia è più grande di quella di sangue. I volontari tornano con uno sguardo diverso sulla vita. Il fondatore di NPH, padre Wasson, diceva che se vuoi cambiare il mondo, devi toccare il cuore delle persone. L’esperienza nei campus fa proprio questo: cambia il cuore delle persone, che diventano ambasciatrici di un mondo migliore». Queste testimonianze lo dimostrano.

Beatrice, Benedetta e Francesca Ettorre al ritorno in Italia hanno adottato a distanza 4 bambini

Benedetta Ettorre

«Siamo tre sorelle che da tanti anni sostengono la Fondazione Francesca Rava perché crediamo profondamente nel lavoro straordinario che svolge. Chi l’una, chi l’altra, abbiamo visitato tante case in Centro America, siamo state in Nicaragua, El Salvador, Honduras e Repubblica Dominicana e ognuna di queste case ci ha lasciato un ricordo meraviglioso. Per noi partecipare ai campus non è solo fare del bene, ma ricevere sorrisi che ti restano nel cuore. Sentire le storie dei pequeños ci ha fatto capire quanto NPH sia capace di trasformare in meglio la vita di un bambino regalando un futuro di opportunità e speranza. Una volta tornate in Italia, volevamo fare anche noi la differenza in modo concreto per supportare i pequeños nella loro vita quotidiana e così abbiamo deciso, negli anni, di adottarne quattro. Vederli crescere e poterli sostenere nei loro percorsi scolastici e di vita, è stato, e continua a essere, un regalo unico».

Samuele Covini racconta che con la Fondazione Rava si portano ai piccoli cibo e medicine ma anche gioia e bellezza

«Gli ultimi giorni del mio primo campus, in Repubblica Dominicana, avevamo aiutato a costruire una casetta per una delle donne che lavorano nella Casa NPH. Salendo sul pulmino, dal finestrino ho visto una bambina. Era sulla strada. A piedi nudi, come tutti i bambini di lì, nel fango. Magrissima, sporca. Ci guardava. Mentre ci allontanavamo, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Pensavo: “Fra tre giorni io sarò in Italia e lei ancora qui”. Passando nel villaggio, ho visto brillare – plastica nella polvere – l’insegna “Loteka – te toca”. La lotteria nazionale. Che ironia amara. “Ti tocca”. Una bugia. A quella bambina non è mai toccata. Spesso ho avuto la sensazione che in quei luoghi la miseria sia così violenta da aver distrutto anche il sogno di un futuro diverso. In NPH, però, ho scoperto che ci sono uomini e donne che si impegnano perché quel sogno si costruisca con il cemento, i medicinali, il cibo. Ma anche con la bellezza, la festa, la gioia di vivere di cui quel sogno ha bisogno per restare acceso. Un sogno grande, ma che forse si può descrivere così: che un giorno, al bordo di quella strada, non rimanga più nessuno».

Carlotta Ossini dice che quei bambini le hanno insegnato che ciò che conta è l’amore

Carlotta Ossini

«La prima volta che sono partita per un campus avevo solo 14 anni e, nonostante la motivazione, mi spaventava l’idea di dover essere un riferimento per i pequeños. Ma sono state sufficienti poche ore per capire che la barriera linguistica non esisteva. I pequeños mi hanno insegnato che quando c’è amore tutto il resto passa in secondo piano e che si può essere felici anche con poco. Nelle case NPH si respira aria di famiglia, perché coloro che si prendono cura dei bambini si danno completamente, sono madri e padri in un senso allargato del termine, educatori e compagni di vita. Quando nel 2023 sono andata in Honduras, a distanza di 4 anni dalla mia esperienza in Repubblica Dominicana, il giorno prima di partire il pensiero della scarsità dell’acqua della doccia, del caldo afoso notte e giorno, del sole che picchia mentre si lavora un po’ mi preoccupava. Ma dopo neanche 10 minuti la voglia di stare lì era immensa. Non è facile dopo un campus tornare alla vita reale. Questa è un’altra prova che i volontari devono superare: devono riprendere le loro abitudini facendo tesoro di quanto vissuto. Dobbiamo ricordarci che c’è qualcuno dall’altra parte del mondo che aspetta tutto l’anno il prossimo campus estivo per rivederci. Io, in primis, faccio il conto alla rovescia dei giorni che mancano per tornare a vedere quei sorrisi, a ricevere quegli abbracci, e anche a lavorare duramente per dare il mio contributo alla grande famiglia di NPH».