Consuma di più il frigorifero o il forno elettrico? Un bucato della lavatrice o la tv? Tra i vari fattori che incidono sul consumo energetico, cè anche la grandezza dell’elettrodomestico. Non va poi sottovalutata la classe energetica a cui appartengono. Esistono, poi, piccoli accorgimenti che possono ridurre il consumo o cattive abitudini che, spesso sottovalutate, possono incidere negativamente sulla bolletta elettrica. «Una premessa generale è che a consumare di più sono sicuramente tutti gli elettrodomestici che trasformano l’elettricità in calore, quindi il forno, la lavatrice a temperature più alte così come la lavastoviglie, il ferro da stiro, il phon, la stufetta elettrica, ecc. tranne le pompe di calore che in genere ormai hanno un’alta efficienza. Lo stesso vale, quindi, anche per piccoli elettrodomestici come lo scaldacqua elettrico. Poi la differenza la fanno anche altri fattori, come l’uso, la temperatura, i programmi, ecc. Persino un forno, se ben isolato e con modalità di cottura particolari può consumare meno» chiarisce Marco Vignola, responsabile settore energia dell’Unione nazionale consumatori.
Ecco la classifica degli elettrodomestici che possono far lievitare i costi.
Gli elettrodomestici che pesano sulla bolletta
Rientrano in questa categoria sicuramente il forno elettrico, che risulta al primo posto, la lavatrice e, per chi ce l’ha, la vasca idromassaggio. Ma andiamo con ordine.
Il forno elettrico richiede sicuramente più corrente rispetto a quello a gas e questo è piuttosto ovvio. In particolare, si può arrivare a 1,5 chilowatt ora (Kwh) per una cottura di un’ora a 200° centigradi. Va tenuto presente, però, che riducendo proprio il calore di appena 20°, quindi a 180°, si può scendere a 1 kWh (quindi circa 0,21 euro) in 60 minuti. Il risparmio energetico potrà sembrare minimo, ma se si è abituate a sfornare torte e altri piatti del genere, alla fine la differenza si farà sentire. Naturalmente i consumi potranno variare anche in base alla modalità di utilizzo, cioè ventilato, grill o statico. Per esempio, con il ventilato servirà un minor tempo di cottura e dunque anche meno consumo.
Quanto alla lavatrice, anche in questo caso la temperatura fa variare la richiesta di corrente elettrica: un lavaggio a 40° C, per esempio, permette di risparmiare il 30% rispetto a un lavaggio a 60 °C. Infine, la vasca idromassaggio è molto energivora: in media per un’ora di funzionamento si può arrivare a consumare 2,5 kWh, circa 0,55 euro. Se proprio si vuole spendere meno, conviene farne un uso moderato. «Diciamo che ormai oggi, con i detersivi che ci sono, non serve neppure ricorrere ad alte temperature, come i 90°, mentre ci sono programmi “eco” che permettono di avere ottimi risultati con consumi inferiori. Tra l’altro sono anche più delicati con i capi, quindi non si rischia di rovinarli» spiega Vignola.
Gli elettrodomestici a minor consumo
Rientrano, invece, nella categoria degli apparecchi a minor consumo la stufa elettrica, l’aspirapolvere e il phon. Nel primo caso, con una potenza compresa tra i 1500 W e i 2000 W pari a 2 kWh, quindi circa 0,42 euro, ma attenzione al tempo totale in cui la si tiene accesa. Anche l’aspirapolvere ha un consumo modesto in assoluto, ma è chiaro che a incidere sarà la frequenza del suo uso, insieme alla potenza. Dal 2017 l’Unione Europea ha vietato la vendita di apparecchi oltre i 900 W, quindi a più alto consumo, “rottamando” quelli vecchi che arrivavano quasi al doppio, cioè fino al 1600 W.
Anche di phon, usati pressoché quotidianamente da molte persone, ne esistono di diversi modelli e differenti consumi. In questo caso possono essercene anche da 2000 W, ma consumano di più (oltre ad avere in media un prezzo superiore).
Gli apparecchi dal consumo intermedio (ma di uso frequente)
In questa categoria intermedia rientrano, infine, il ferro da stiro e la lavastoviglie. Il primo richiede circa 2000 W, soprattutto nella fase iniziale di riscaldamento, poi mano a mano riduce il consumo di energia. È per questo che è consigliabile non accenderlo per stirare solo pochi indumenti, quanto piuttosto per qualche capo in più. Può essere utile anche partire da temperature più basse per i delicati, andando poi ad aumentare – una volta che il ferro è comunque già caldo – per quelli in cotone.
E la lavastoviglie? Anche in questo caso è preferibile scegliere programmi a minor consumo, come quelli “eco” o “green” senza sottovalutare, oltre al consumo energetico, anche quello in acqua: una lavastoviglie di classe A consuma in media 7 litri di acqua ogni ciclo di lavaggio. Nel caso invece di una cena con 12 persone la pulizia dei piatti richiede il doppio, circa 15 litri d’acqua con una lavastoviglie classe A. Va ricordato, però, che lavare a mano comporta un consumo fino a 103 litri d’acqua, cioè 88 in più rispetto a quanto previsto con la lavastoviglie. Un altro accorgimento è poi quello di evitare l’asciugatura con aria calda, che fa consumare di più: è sufficiente aprire lo sportello a fine lavaggio. In generale, teniamo presente che il programma rapido di un apparecchio di nuova generazione consuma circa 1kWh, cioè quanto un’ora di forno a 180° C.
Attenzione allo stand-by
Infine, se si vuole limitare lo spreco energetico è bene evitare di tenere apparecchi domestici in stand by, come tv o consolle: la soluzione migliore è dotarsi di una ciabatta multipresa che permette di disalimentarli quando non sono in uso. È stato calcolato, infatti, che il semplice fatto di tenere in sospeso i piccoli elettrodomestici può comportare un consumo di circa 305 kWh per ogni abitazione all’anno, cioè l’11% del totale, pari a quasi 65 euro. «Lasciare in stand by è uno spreco: pensiamo a quanti apparecchi e quanti led rimangono accesi, comprese le ciabatte multi-presa su “on” o ai caricabatteria degli smartphone, quando il cellulare non è in carica. Alla fine dell’anno lo spreco si farà sentire» conclude Vignola.