I prodotti finanziari che fanno appello alla nostra sensibilità verso l’ambiente sono in aumento: il giro d’affari mondiale è di oltre 35 trilioni, cioè migliaia di miliardi, di dollari. Una cifra gigantesca. Di fronte a un simile boom un po’ di cautela serve perché, come spiega Alfonso Del Giudice, direttore del master di Finanza sostenibile dell’università Cattolica di Milano, «le norme già previste dalla Ue in questo campo tutelano i risparmiatori più di quanto non si faccia in altre parti del mondo, ma siamo in un cantiere aperto dove restano aree di opacità». Con l’aiuto del professor Del Giudice vediamo cosa tener presente quando in banca ci propongono i cosiddetti fondi sostenibili.
I fondi sostenibili hanno un doppio valore
Quando investiamo su un prodotto di finanza sostenibile lo facciamo con due scopi: guadagnare (come succede anche nella finanza tradizionale) ma anche, come previsto dalle stesse Nazioni Unite, dare un contributo allo sviluppo sostenibile, per combattere il cambiamento climatico, la povertà e le disuguaglianze. Il concetto di sviluppo sostenibile si applica all’attività finanziaria in base a 3 criteri guida riuniti nella sigla ESG (un acronimo inglese che sta per ambientali, sociali e di “buona gestione” aziendale). I fondi ESG quindi ci propongono di investire in aziende che operino con un impatto positivo in uno o più di quei 3 ambiti: per esempio, tutelino la biodiversità o i diritti delle minoranze.
Manca una certificazione unica e obbligatoria
Tutte società belle e buone? In teoria sì, nella pratica è più difficile dirlo. Dal 2018 l’international capital market association chiede che chi emette un’obbligazione green si faccia certificare da un ente terzo che quel tipo di investimento ha un impatto positivo sull’ambiente. Ma questa certificazione non è obbligatoria. L’Unione europea studia un’ecolabel da applicare sui prodotti finanziari green, ma non c’è ancora nulla di operativo. Tanto che, secondo uno studio recente, due prodotti su tre venduti come sostenibili non hanno alcun impatto effettivo a livello climatico.
Anche questi investimenti hanno costi e rischi
Ricorda che nella finanza sostenibile valgono le vecchie regole di cautela: non c’è investimento privo di rischi, conviene diversificare e prima di sottoscrivere un fondo bisogna informarsi bene sui costi di entrata, gestione e uscita.
Investimenti green: scegli il tuo prodotto
Esistono vari tipi di fondi che ci propongono di investire in aziende con impatti positivi in base ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance, cioè ambientale, sociale e di buona gestione aziendale). Hanno nomi e ricadute diverse sul fronte della sostenibilità.
Gli ESG
Quelli con questo nome sono i più “generici” e investono in società che operano in un’ampia gamma di settori.
I fondi tematici
Investono in società che operano in campi specifici, per esempio l’energia pulita.
I fondi a impatto
Significa che investono in aziende che perseguono esplicitamente l’obiettivo di generare un impatto positivo. Sono quelle che si impegnano con un messaggio forte a trovare risposte alle sfide sociali e ambientali più pressanti.