Monte dei Paschi di Siena – il terzo gruppo bancario italiano, nonché la banca più antica d’Italia – rischia di andare gambe all’aria. Anche se ha un patrimonio molto solido, molti analisti dicono che è tecnicamente già fallita. Che cosa gli è successo? Perché si è arrivati a questa situazione? E cosa rischiano i risparmiatori?
Cominciamo dal primo punto: che cosa è successo a Mps?
Al momento, le azioni sul mercato di Mps valgono complessivamente 777 milioni di euro. Sono la sua capitalizzazione: cioè il valore di una azione moltiplicato per il numero delle azioni in circolazione. Il suo valore azionario è quindi inferiore al miliardo di euro. Il problema è che nella sua pancia ci sono sofferenze per 24 miliardi di euro. E la Banca Centrale Europea con una sua lettera aveva chiesto di ridurre questi ‘crediti deteriorati’ di 10 miliardi, in tre anni. Il mercato delle azioni è andato giù: i grandi fondi di investimento di fronte alla questa mole di sofferenze hanno reagito vendendo le azioni Mps. Sono scesi anche i valori delle obbligazioni Mps: chi deteneva questi titoli li ha venduti perché temeva di perdere i soldi investiti. Per salvare una banca, scatterebbero infatti le regole del Bail in. E a rimetterci sarebbero proprio coloro che hanno comprato azioni e obbligazioni.
Che rischio corrono i risparmiatori?
Bisogna riprendere in mano le regole del Bail-in, letteralmente salvataggio interno. E le regole dicono che in caso di perdite di una banca, alla copertura partecipano anche i privati: in particolare gli azionisti, gli obbligazionisti e quelli che hanno depositi superiori i 100 mila euro. Nel caso specifico, i più esposti sono i titolari di azioni Mps, che vedranno azzerati o comunque fortemente ridotti i loro investimenti. In parte rimetterebbero i loro soldi anche gli obbligazionisti, in particolare quelli che hanno obbligazioni subordinate (titoli rischiosissimi) che vedrebbero convertire in azioni parte delle obbligazioni emesse dalla banca. C’è anche da dire che il governo sta cercando di trovare una soluzione per ‘salvare’ almeno chi ha obbligazioni subordinate. Sono quei ‘famosi’ bond che Banca Etruria, Marche, Ferrara e Chieti vendevano ai loro risparmiatori senza avvertirli dei rischi. Mps ha in circolazioni obbligazioni subordinate per 5 miliardi di euro, una cifra gigantesca, sei volte quella degli istituti salvati nei mesi passati (Etruria e le altre). Quindi riassumendo: i titolari di conti correnti o di libretti di risparmio possono stare tranquilli (se sono sotto i 100mila euro, l’eccedenza va a salvare la banca). Rischiano sicuramente quelli che detengono azioni Mps; potrebbero rischiare anche quelli che hanno delle obbligazioni.
Perché a pagare devono essere i risparmiatori?
Le regole del bail-in hanno una filosofia di fondo: fanno pagare azionisti e obbligazionisti perché hanno dato fiducia a banchieri senza scrupoli, comprando i prodotti azionari che venivano proposti.
E per le altre banche? Ci sono pericoli?
Questa situazione ha messo in mostra la vulnerabilità del nostro sistema bancario: i grandi fondi di investimento non comprano le azioni delle nostre banche e quelle che hanno molte sofferenze in pancia sono quelle più a rischio. Al momento, si parla anche di altre due banche: Unicredit e Carige. Ma la situazione più grave è quella di Mps
Cosa sono le “sofferenze” di cui tanto si parla?
Sono le mancate restituzioni da parte di famiglie e imprese, di crediti ricevuti dalla banche. La banca concede i prestiti, ma se non rientrano con gli annessi interessi non si fanno i profitti. Senza profitti, la banca riduce i prestiti: ne soffrirebbe l’economia in generale.
Come se ne esce?
Il governo sta negoziando con le autorità europee una specie di salvataggio di Mps, attraverso una ricapitalizzazione, cioè un aumento del capitale. Ma le regole Ue vietano il solo intervento diretto senza il bail in: sarebbe “aiuto di Stato”. Di converso, le regole del Bail in – quindi il far ricorso alle azioni e obbligazioni dei risparmiatori – porterebbe a un clima di sfiducia generale fra i risparmiatori. La via che si sta seguendo è quella di una ricapitalizzazione, cercando di salvare il più possibile i soldi messi dai clienti nelle banche stesse. La partita si gioca su questa negoziazione perchè l’Unione europea lo permetta.