Il 25 marzo si celebra la Giornata mondiale per l’endometriosi. In 50 capitali di tutto il mondo, contemporaneamente, le donne marciano unite. È un appuntamento per scambiarsi esperienze e informazioni.
Attualmente questa dolorosissima malattia ginecologica accomuna tre milioni di donne, con disturbi che iniziano a dare segno di sé quasi sempre durante l’adolescenza. La produzione esagerata di endometrio, la mucosa che normalmente ricopre la cavità interna dell’utero, in quattro casi su dieci rende anche impossibile una gravidanza. «Gli studi hanno dimostrato che l’endometriosi ha una forte componente familiare» spiega Massimo Candiani, direttore del Servizio di ginecologia dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Il rischio di soffrirne è dieci volte maggiore se si ha la mamma oppure una sorella con la stessa malattia. Questa scoperta ci permette ora di fare una diagnosi tempestiva nelle più giovani e di iniziare subito una cura ad hoc». A stabilire “quale cura per chi” hanno pensato le ultime linee guida internazionali: non esiste, infatti, un trattamento uguale per tutte, ma si ricorre a terapie su misura.
Le terapie durante l’adolescenza
L’endometriosi nelle ragazzine si tiene a bada con farmaci a base di solo progestinico, oppure di estrogeni e progestinico. Peccato però che ci siano ancora famiglie contrarie a questi medicinali, considerati solo come contraccettivi. Ma così aumenta il rischio che la malattia avanzi. «Con i farmaci mettiamo a riposo l’apparato riproduttivo» aggiunge il professor Candiani. «E si mantiene sotto controllo la produzione di endometrio». La ragazzina deve sottoposi ad analisi regolari. E, visto che si tratta di cure ormonali, va seguito anche uno stile di vita sano e non bisogna fumare.
Le terapie tra 25 e 40 anni
Il trattamento è diverso in base non solo alla gravità della malattia, ma anche al desiderio di maternità. La cura ormonale, infatti, non va bene se si cerca una gravidanza. In questo caso ci vuole l’intervento chirurgico. «Oggi ci sono tecniche di chirurgia mininvasiva che agiscono sull’endometriosi senza danneggiare l’apparato riproduttivo» dice l’esperto. «La più recente è con il laser che vaporizza le cisti da endometriosi e gli agglomerati di mucosa senza rischi per le ovaie». Si rimane un giorno in ospedale. E già dopo le prime mestruazioni si può provare a restare incinte. «Se la patologia è grave, però, consigliamo il congelamento degli ovociti» dice il professor Candiani. «Perché può succedere che dopo l’intervento la pausa dalla malattia sia breve. Ma è comunque più che sufficiente per il ricorso alla fecondazione assistita».
Le terapie dopo i 40-45 anni
Gli studi condotti su questa fascia d’età hanno provato che l’isterectomia, cioè l’asportazione di utero e ovaie, non è più una tappa obbligata. La scelta del trattamento viene fatta in base alla gravità della malattia e del dolore. «Prescriviamo la terapia ormonale se non ci sono controindicazioni come il rischio di trombosi» aggiunge l’esperto. «In questo modo arriviamo alla soglia della menopausa, quando l’endometriosi si acquieta da sé. Altrimenti si valuta insieme se ricorrere al laser, oppure se è necessaria l’asportazione delle ovaie. E riserviamo l’isterectomia solo ai casi più gravi».