La fibromialgia è una malattia complessa, di cui soffrono tante persone ma difficile da diagnosticare e curare.
La fibromialgia non è stata inserita negli ultimi Lea
È una patologia molto diffusa, giustamente non riconosciuta tra le malattie rare: infatti non ne possiede i requisiti dal momento che ne soffre tra il 2 e il 4 % della popolazione. Ma non è neanche stata inserita negli ultimi Lea, Livelli essenziali di assistenza, che garantiscono l’esenzione dal pagamento di certe prestazioni sanitarie.
Per fortuna ci sono Centri che si stanno attivando da sé. «Sempre più Regioni, tra le quali anche l’Emilia Romagna, si stanno muovendo autonomamente» interviene Marcello Govoni, direttore dell’Unità operativa complessa di reumatologia, Azienda ospedaliera universitaria Sant’Anna (Cona di Ferrara). «Lo scopo è identificare percorsi appropriati sul versante diagnostico-terapeutico e ottenere l’eventuale riconoscimento di alcune prestazioni».
I farmaci efficaci per la fibromialgia
Chi soffre di fibromialgia, sta talmente male che vorrebbe il farmaco miracoloso, come ci raccontate nelle vostre storie che continuano ad arrivare in redazione e che pubblichiamo volentieri. Purtroppo al momento la terapia perfetta non esiste. C’è però un ampio ventaglio di medicinali “presi in prestito” dalle terapie per altre malattie, che hanno dimostrato di essere efficaci per la fibromialgia. «Alcuni all’apparenza sembrano inadeguati, come gli antidepressivi e gli anticonvulsivanti» spiega Paolo Notaro, responsabile del Centro di terapia del dolore di II livello del Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano. «Ma non è così. Hanno un effetto importante sui sintomi della fibromialgia, come hanno provato le ricerche scientifiche. E nel caso di dolore, ricorriamo se necessario ai farmaci oppiacei. Sono indicati in particolare quando la fibromialgia è associata a un’altra malattia, come l‘artrite reumatoide e le neuropatie periferiche. Ma vanno prescritti solo nei centri specializzati, con dosaggi da calibrare man mano per beneficiare dei vantaggi di questi principi attivi».
In questo periodo i risultati di alcuni lavori scientifici confermano la validità dei cannabinoidi. I ricercatori hanno dimostrato che queste sostanze hanno un’azione antispastica, cioè di riduzione degli spasmi muscolari, che permette di ottenere un rilassamento dei muscoli. Così migliora il dolore, si alza il tono dell’umore e si riduce l’astenia.
Le nuove terapie per la fibromialgia
Sono parecchi gli studi clinici in corso per mettere a punto nuove terapie. Come la tRNS, sigla di Stimolazione transcranica Random Noise. Come funziona? Sul capo vengono applicati due elettrodi che attraverso un generatore, trasmettono correnti elettriche a bassissimo voltaggio. Queste “scariche”, che non sono dannose, sono in grado di modulare l’attività delle sinapsi, cioè le “strade” che collegano tra loro i neuroni, ovvero le cellule cerebrali.
Lo studio è stato svolto presso l’unità operativa di neuro fisiopatologia del Policlinico di Palermo, diretta dal professor Fierro. Sono state coinvolte 20 pazienti: di queste, dieci sono state sottoposte alla tecnica e dieci a un trattamento placebo. «I sintomi sono migliorati», chiarisce Filippo Brighina, professore associato dell’ Università degli studi di Palermo e coordinatore dello studio. «Sono diminuiti infatti la sensazione di affaticamento e la percezione del dolore, a tutto vantaggio della qualità della vita: le pazienti sottoposte a tRNS si descrivono più attive e propositive». Ma non solo. Gli esperti hanno rilevato un miglioramento della concentrazione e della memoria sia a breve sia a lungo termine, che spesso rallentano in chi ha la fibromialgia. «L’ipotesi è che grazie a questa tecnica si riesca ad agire anche sui disturbi cognitivi e dell’umore», interviene Massimiliano Curatolo, psicoterapeuta e neuropsicologo clinico che collabora con l’Unità operativa di neurologia e neurofisiopatologia del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo. «I dati definitivi dello studio li presenteremo a luglio nel corso del congresso dell’American Accademy of Neurology. Ma andranno approfonditi con ulteriori trial clinici».
La sperimentazione della camera iperbarica
L’ultima terapia che si sta sperimentando con successo è l‘ossigeno-terapia iperbarica, cioè la respirazione di ossigeno puro a una pressione maggiore di quella atmosferica, che viene erogato all’interno di una particolare stanza sigillata, chiamata camera iperbarica.
Al momento è l’unica terapia che agisce sui meccanismi della fibromialgia e non solo sui sintomi perché stimola la riparazione delle funzioni cerebrali. Potrebbe quindi normalizzare l’attività nelle aree del cervello responsabili del dolore. Sarebbe una bella vittoria: in chi soffre di fibromialgia, è noto, la soglia del dolore è più bassa rispetto alla norma. Inoltre, migliora l’ossigenazione del muscolo, riducendone la contrattura e la rigidità. A dimostrarne la validità è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori israeliani su 60 donne con fibromialgia. I risultati hanno dimostrato un miglioramento dei sintomi e della qualità della vita. Certo, sono necessari altri studi, ma qin alcuni Centri già si stanno eseguendo le prime terapie. Attenzione però. Per non cadere in mani sbagliate, è meglio parlarne col proprio medico, oppure con l’associazione pazienti. Molto attivo il Comitato Fibromialgici Uniti, disponibile a fornire informaizoni di ogni tipo.