Se fosse un film, catastrofico, si potrebbe intitolare, “Burian 2: la vendetta”. Oppure: “Inverno senza fine”. Secondo l’agenzia di stampa Adnkrons – e gli esperti interpellati dai redattori – il modelli previsionale americano Gfs spinge a ipotizzare una nuova ondata di aria gelida russa in arrivo sull’Italia, a partire dal 20 marzo, giorno dell’equinozio di primavera. E con il freddo pungente – altra indicazione – al cambio ufficiale di stagione tornerebbe pure la neve, anche a basse quote e al Nord in particolare. Non solo. Le stesse condizioni anomale, sempre a parere dei previsori contattati dall’agenzia, potrebbero ripresentarsi a Pasqua e Pasquetta, cioè l’1 e il 2 aprile.
Le previsioni catastrofiste e le frenate
Possibile? O si tratta delle ennesime meteo-bufale? Oppure è solo ricerca di visibilità online? “C’è la concreta possibilità – insistono i “catastrofisti” – di irruzioni polari capaci di riportare l’inverno sul nostro Paese, mietendo nevicate a bassissima quota se non in pianura, come succedeva spesso negli anni ’70 e ’80. La stagione sciistica potrebbe durare fino ai primi giorni di maggio e l’anticiclone delle Azzorre potrebbe veramente tardare ad arrivare”.
I colleghi dell’Aeronautica militare, nel bollettino emesso il 2 marzo, sono più cauti. Parlano di “tendenze”. E per la settimana dal 19 al 25 marzo scrivono: “Sembra prevalere nuovamente un andamento a carattere ciclonico che manterrà su tutto il Paese i valori precipitativi nel range tipico del periodo, mentre le temperature risulteranno leggermente al di sotto delle medie climatologiche attese”.
Il parere di una superesperta
La meteorologa e divulgatrice Valentina Acordon, esperta di punta di nimbus.it, non azzarda alcuna ipotesi. “Il modello americano l’ho visto anche io. Però mancano ancora troppi giorni, all’inizio della primavera e alle festa pasquali, per poter fare previsioni attendibili. Gelo e neve sono evoluzioni possibili, certo, ma come mille altre. Non ha senso sbilanciarsi ora, con così largo anticipo, e non sarebbe nemmeno serio. Tutto può ancora succedere. Staremo a vedere”.
I record “provvisori” del freddo
Quanto al già visto, e cioè la prima ondata di gelo in coda all’inverno, nimbus.it mette a disposizione dati e rilevazioni relativi alle giornate più fredde appena finite in archivio. Riassumendo: “Molte stazioni meteo sopra i 1.500-2.000 metri sulle Alpi hanno registrato le temperature minime più basse per qualunque mese dell’anno degli ultimi tre decenni, sotto media di 8-12 gradi (superando anche i casi del febbraio 1991, dicembre 1996, marzo 2005 e febbraio 2012), o comunque del periodo successivo al gran freddo del gennaio 1987. A bassa quota i record storici assoluti sono invece rimasti imbattuti, ma qualche località (Ferrara, Pontremoli) ha rilevato nuovi primati termici per la fine di febbraio”. Il picco minimo assoluto si è toccato al Colle Major, sul Monte Bianco, con – 36,6 gradi. Al Sestriere la colonnina di mercurio è scesa fino a – 21.7 gradi, a Pavullo sul Frignano (Appennino modenese) è precipitata – 20,4, ad Asiago (Prealpi venete) a – 22,. A quote più basse abbiamo avuto – 10,3 gradi a Fossano (pianura cuneese), – 9,3 a Buonconvento (in provincia di Siena,); – 9,2 Ferrara – San Luca, – 6,2 a Roma – Ciampino , – 1,1 a Brindisi e – 0,1 gradi a Sanremo.
Oltre 300 milioni di danni all’agricoltura
Coldiretti, in attesa di vedere che cosa succederà al cambio di stagione, tracci un primo bilancio delle conseguenze negative del gelo dei giorni scorsi. “Le temperature medie in Italia nel mese di febbraio sono scese di 1,01 gradi al di sotto della media storica dopo un gennaio particolarmente caldo, che aveva favorito il risveglio vegetativo. E così, a causa di questo brusco abbassamento, gemme e fiori di piante da frutto sono andati perduti. I danni a piante da frutto, ulivi e vigneti, che potranno però essere verificati definitivamente solo nei prossimi giorni, sono destinati a compromettere le produzioni nel tempo. Occorrono anni prima che che si possa sostituire una pianta e che quella nuova inizi a produrre. Ma già adesso dalla Liguria al Piemonte, dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dalle Marche al Lazio, dalla Campania alla Toscana, dall’Abruzzo al Molise fino alla Puglia, sono decine di migliaia le aziende agricole che hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole. Sono stati danneggiati – sottolinea sempre Coldiretti – anche i vivai di piante e fiori come le mimose per l’8 marzo. Il rischio è che alla fine il conto pagato dall’agricoltura per questa ondata di maltempo potrebbe superare i 300 milioni di euro, come già accaduto nell’ultima gelata siberiana del 2012”.
Scongiurato il rischio siccità
Unica nota positiva, la siccità scongiurata. “Tra pioggia, gelo e neve è caduto il 59 per cento di acqua in più a febbraio, rispetto alla media, con una decisa inversione di tendenza rispetto al deficit idrico fatto registrare nei mesi precedenti. Il ripristino delle riserve idriche nei terreni, nelle montagne, negli invasi, nei laghi e nei fiumi è particolarmente importante per gli usi civili e per quelli agricoli, con l’arrivo della primavera e dell’estate, quando con il caldo i consumi aumentano nelle città e le colture avranno bisogno di acqua per crescere”.