Il Veneto ha fatto marcia indietro: non concederà la (contestata) moratoria di un anno sugli obblighi vaccinali previsti dal decreto Lorenzin per iscrivere i bambini a scuola. La strada per la regolarizzazione di tutti i ragazzi è dunque spianata. Ma c’è un dato che colpisce: in Italia i bambini non vaccinati sono 800.000, secondo il ministero della Salute. E solo nell’ultimo anno i contagi di morbillo (virus che in 1 caso su 1.000 porta gravi danni al sistema nervoso e in 1 su 3.000 conduce alla morte) ha avuto un aumento del 230% . Viene da chiedersi, allora, cosa ci sia all’origine del rifiuto dei genitori no vax. Cosa li spinge a non proteggere i propri figli esponendoli a pericoli tanto gravi? Lo abbiamo chiesto a un antropologo.
L’individualismo prevale sulla responsabilità
«Il problema è che abbiamo sviluppato un’idea di libertà troppo individualista, per cui ciascuno pretende di fare quello che vuole, senza preoccuparsi degli altri. Anche se ci sono evidenti dati scientifici che dicono che se non si fanno i vaccini aumentano le malattie» spiega Marino Niola. «I genitori no vax non si rendono conto che nel tentativo di affermare la propria libertà di scelta, finiscono per calpestare quella altrui, di quelle famiglie cioè che hanno vaccinato i figli e non vogliono far frequentare loro una scuola dove ci sono compagni che invece non sono immuni».
L’ansia spinge a cercare risposte “facili”
«La nostra è un’epoca di grande incertezza, siamo sempre in allarme e alla continua ricerca di rassicurazioni: perciò ci affidiamo ciecamente a chi ce ne offre» spiega l’antropologo Niola. «Viviamo nella democrazia della credulità. Riteniamo vere teorie complottiste prive di fondamento prese da Internet piuttosto che credere ai medici. Il motivo? Sono semplici, consolanti e immediate, puntano più sull’emotività che sul rigore complesso della scienza. Per esempio, dire che i vaccini causino l’autismo è un modo per dare una soluzione facile a una malattia estremamente complicata».