Nuovo dietrofront per le “maestre magistrali”, ossia le insegnanti che non hanno la laurea. Il Ministero dell’Istruzione ha infatti revocato l’immissione in ruolo dei diplomati che si erano visti bloccare l’accesso alle Graduatorie ad esaurimento, le cosiddette GAE, attraverso cui ottenere l’ambita “cattedra”. Nello stesso tempo, però, il Miur ha firmato il decreto con cui avviare l’atteso concorso straordinario per i docenti di scuola dell’infanzia e primaria senza laurea.
Da un lato, dunque, per le migliaia di docenti che si trovavano in una condizione di limbo e avevano fatto ricorso al Consiglio di Stato (pronunciatosi negativamente a dicembre del 2017) il contratto di lavoro sarà trasformato a tempo determinato, con scadenza il 30 giugno 2019. Questo per salvaguardare la continuità didattica durante l’anno 2018/2019, in modo da non dover sostituire gli insegnanti che avevano già ottenuto un posto; dall’altro per non mettere in difficoltà economica il personale stesso, che altrimenti si sarebbe visto sospendere, insieme all’incarico, anche la retribuzione.
Il ministro dell’Istruzione, Bussetti, ha però anche dato il via libera al concorso per regolarizzare la posizione delle maestre e dei maestri che sono in possesso della Laurea in Scienze della Formazione Primaria, oppure per coloro che, pur non essendo in possesso di laurea, hanno l’abilitazione all’insegnamento tramite il diploma magistrale conseguito entro l’anno 2001/2002 e almeno due anni di servizio nel corso degli ultimi due. Si tratta di circa 50mila persone, compresi gli insegnanti di sostegno per i quali è richiesta anche l’apposita specializzazione. Il Miur ha anche informato che a breve sarà approntato anche un concorso ordinario, sempre per scuole dell’infanzia e primarie.
Il no del sindacato
L’annuncio del Ministero scontenta, però, il sindacato Anief, che ha annunciato ricorso. Si contesta la cancellazione dell’immissione in ruolo per tutti i diplomati magistrali destinatari delle sentenze negative entro 120 giorni, prevista inizialmente dal Decreto Dignità. Secondo l’associazione, sarebbero penalizzati anche coloro che avevano ottenuto un contratto annuale fino al 31 agosto e che, invece, dovranno terminare con due mesi di anticipo, perdendo le relative mensilità.