Mi chiamo Valentina e sono una giornalista globetrotter, catanese di nascita, milanese d’adozione (ne ho anche sposato uno, Massimo, con la parlata e l’ironia contagiosa alla Renato Pozzetto). Per nove mesi la mia gravidanza è stata una lenta e felice gestazione, in attesa della mia prima bimba, un sogno che si è realizzato il 4 marzo quando è nata Chiara, in piena emergenza da Coronavirus. Mai avrei immaginato di dover affrontare questo periodo come una specie di guerriera, reclusa in un reparto blindato all’Ospedale San Giuseppe di Milano prima e poi, ora, fra le quattro mura di casa. E così, nata la piccola, il rientro è stato altrettanto tosto. Per fortuna, prima del blocco totale con l’obbligo di restare a casa, io e il papà abbiamo fatto in tempo a registrarla in Comune, richiedere il codice fiscale all’Agenzia delle Entrate, la tessera sanitaria e scegliere (miracolosamente in pochi giorni con conferma per via telematica) anche la pediatra.
Ora è tempo di poppate e di dosare il latte artificiale, di pesarla e capire se la sua crescita è regolare. Tutto in casa, perché le visite in ospedale sono state sospese e giustamente il neonatologo sconsiglia di uscire per i controlli che, di solito, si fanno nell’ambulatorio. Un’amica per fortuna mi ha prestato la bilancia per neonati e mi ritrovo a dover pesare la piccola nuda, prima e dopo che abbia mangiato, una routine che va fatta almeno una volta alla settimana, poi bisogna telefonare ai medici, chiedere conferma sul peso e sulla dieta che la bimba dovrà seguire. La pediatra non mi ha mai visto eppure risponde paziente a tutte le domande di una neomamma preoccupata, prova a capire perché la piccola piange, a consigliarmi fermenti lattici e goccine contro il male al pancino.
Per fortuna ho l’aiuto di mia madre, che con la sua esperienza mi resta vicino, ma emotivamente non è semplice: mi mancano le mie sorelle e i miei nipotini, lontani solo pochi chilometri, eppure bloccati per chissà quanti giorni. Mentre mio padre è fermo in Sicilia e nessun volo aereo me lo porterà qui, perché gli aeroporti sono chiusi e nessuno può raggiungerci. Mi dispiace tanto per i miei suoceri, che sono anziani e sono quelli più a rischio fra tutti, ma soprattutto perché per la prima volta sono diventati nonni e chissà per quanto tempo non potranno abbracciare la loro prima nipotina. Questa pandemia ci ha tolto gran parte della magia di questi istanti così importanti, ci impedisce gli abbracci e i baci con le persone più care, ci obbliga a un isolamento in questo particolare momento in cui tutta la famiglia sarebbe stata stretta stretta, unita dall’affetto e da sorrisi che nessuno ci potrà restituire. È vero che quando un bambino nasce bisogna preservarlo in un nido, lasciare che senta il profumo della pelle della mamma e del papà, abituarlo agli spazi nuovi e alle voci, ma questo isolamento forzato è triste e doloroso. Poi mi giro verso Chiara, il mio raggio di luce, e il suo visino beato mentre dorme, la sua dolce presenza mi infondono energia e positività, come l’onda di messaggi d’auguri di centinaia di amici e parenti. Per fortuna esistono le chat di famiglia per lo scambio di foto e mai prima d’ora avevo così apprezzato le video chiamate (anche multiple), che ci fanno sentire meno lontani.
Nei mesi passati, ho condiviso il corso preparto con altre mamme battagliere che non arretrano di un passo in queste settimane complicate. Ci sono Eleonora, che ha lottato senza toccare per giorni la sua Vittoria nata sottopeso, Barbara che ha partorito Samuele col cesareo mentre il papà del bambino è rimasto fuori, Cindy che ha atteso per giorni il suo Pietro che non voleva uscire, Dani e Antonella, Ambra, Paola e Benedetta che aspettano sperando che i mariti possano assisterle al parto. Nessuna mamma si fermerà di fronte al virus e non ci pensano a fermarsi nemmeno i piccoli bebé. Li ho ribattezzati i crown-babies, i nostri principini e principesse le cui uniche corone devono essere quelle delle fiabe. Le nostre storie proveremo a raccontarle ai nostri figli con parole semplici, senza paure, nel modo meno spaventoso possibile e con un finale a lieto fine. Per fortuna la vita non si ferma. Il messaggio è: tenete duro, andrà tutto bene. Forza mamme!
(Valentina Castellano Chiodo)