Chi sono i caregiver familiari e quali diritti spettano loro? Una legge dovrebbe quest’autunno, finalmente, riconoscerli. È l’obiettivo a cui punta il Manifesto-appello per una legge inclusiva e di equità sociale promosso da CARER e Cittadinanzattiva e presentato il 15 ottobre alla Camera dei deputati. La parola caregiver racchiude un ruolo – denso di implicazioni emotive – in cui si possono riconoscere circa 8 milioni di italiani e, soprattutto, italiane. Assistono parenti o conoscenti malati, di frequente non autosufficienti. Lo fanno spesso per molte ore al giorno, anche per tanti anni.
Finora solo poche Regioni hanno una legge sui caregiver
Poche norme finora li prendono in considerazione: in modo più dettagliato e organico in alcune Regioni, in modo assai sfilacciato a livello nazionale. Quest’anno sono stati presentati 9 disegni di legge alla Camera dei deputati e l’auspicio è che si arrivi ad accorparli in un unico testo base capace di riconoscere il caregiver come portatore di diritti individuali. Se è giusto pensare a chi ha bisogno di assistenza, è altrettanto giusto occuparsi di chi, nel dare assistenza ad altri, subisce forti impatti anche permanenti nella sua vita: in termini emotivi, di salute ma anche di opportunità sociali e professionali. I caregiver infatti hanno spesso grandi difficoltà di accesso al mercato del lavoro e allo studio oppure devono abbandonare la professione svolta per incompatibilità di tempo con la propria funzione di cura. Vediamo quindi chi sono i caregiver italiani e quali sono le loro principali richieste del Manifesto-appello.
Il caregiver è quasi sempre donna ed è caregiver da oltre 5 o 10 anni
Cittadinanzattiva ha presentato i risultati di un’indagine online effettuata tra agosto e settembre di quest’anno alla quale hanno risposto circa 600 caregiver familiari: 1 su 3 lo è da oltre 5 anni e 1 su 4 addirittura da più di 10 anni. «Emerge dunque chiaramente che il lavoro di caregiver è svolto per lunghi o lunghissimi periodi di tempo, spesso da una stessa e unica persona. Le conseguenze? Quasi il 45% si sente poco realizzato personalmente e più della metà, 55, 8%, dichiara di aver poco tempo per la sua sfera personale, anche se pensa di essere molto utile, per la persona di cui ha cura» speigano a Cittadinanzattiva. I caregiver in maggioranza sono donne (quasi 8 su 10) e in 9 casi su 10 prestano assistenza continuativa.
Molti caregiver sono loro stessi anziani
Fare il caregiver è di solito fortemente penalizzante per il lavoro e per la futura pensione e questi effetti negativi li pagano, quindi, soprattutto le donne. Oltre a un problema di genere ce n’è anche uno generazionale. La maggior parte dei caregiver ha tra 51 e 65 anni, ma quasi 1 su 5 ha tra i 66 e gli 80 anni. «Quest’ultimo dato» sottolinea Cittadinanzattiva «è piuttosto allarmante perché evidenzia che i caregiver sono sempre più spesso persone avanti con gli anni, bisognosi essi stessi di “cure” ma che sopperiscono spesso a un sistema di welfare carente che non offre soluzioni alternative». Non va al tempo stesso dimenticato che esistono anche caregiver giovani, tra i 15 e i 24 anni, che dedicano tempo ed energie a loro familiari ammalati, spesso con conseguente rinuncia o rallentamento negli studi. Più della metà dei caregiver non sa se nella sua Regione vi sia una legge loro dedicata e questa inconsapevolezza è diffusa anche tra vive in Regioni che hanno attivato normative a loro tutela.
Si chiede che sia riconosciuto come caregiver anche se non si convive con la persona assistita
Il Manifesto-appello promosso da CARER e Cittadinanzattiva chiede una legge inclusiva e di equità sociale che garantisca diritti e tutele al caregiver familiare, rispettando quattro criteri: una definizione ampia della figura, che riconosca diritti e tutele anche se il caregiver non convive o non è un familiare della persona assistita, che lo coinvolga attivamente nella stesura del cosiddetto Progetto di vita o Progetto Assistenziale Individualizzato della persona assistita e sia espressione anche dei suoi bisogni come caregiver, che preveda l’attivazione di tutele crescenti rapportate al carico assistenziale e agli impatti/bisogni del caregiver, che abbia risorse congrue per la sua attuazione e che, quindi, non rimanga solo un elenco di diritti sulla carta.
La legge sui caregiver familiari dovrebbe essere vicina
«Dopo anni d’attesa, siamo ad un passo dall’approvazione di una legge, statale che potrebbe finalmente definire la figura del caregiver familiare e riconoscerne i diritti individuali» dice Isabella Mori, responsabile area tutela di Cittadinanzattiva. «Per questo ci auguriamo che la nuova normativa tenga conto delle richieste che avanziamo nel Manifesto e che si investa in campagne di comunicazione e informazione ai diretti interessati». Le fa eco Loredana Ligabue, segretaria dell’Associazione Caregiver Familiari CARER: «Il lungo percorso per il riconoscimento dei diritti di chi si prende cura ha profonde radici nelle associazioni dei familiari, nelle iniziative delle Organizzazioni Sindacali, nei Comuni e nelle Regioni che hanno legiferato in merito nelle materie di competenza. Ora è lo Stato che deve normare diritti e tutele a valere per tutti i cittadini italiani che assistono nel lungo periodo i propri cari, attraverso una legge inclusiva e di equità sociale ed attraverso un’ampia convergenza dei Gruppi parlamentari».
Il Manifesto-appello per la legge sui caregiver si può firmare online
Il Manifesto-appello a cui hanno già aderito decine di Comuni e associazioni sindacali e professionali può essere firmato online anche da cittadine e cittadini a questo indirizzo https:://www.change.org/Leggecaregiver.