Noccioline turche e spezie indiane. Tonno spagnolo e pangasio vietnamita. Pistacchi americani e fragole egiziane. Sono alcuni degli alimenti entrati nella black list compilata dalla Coldiretti, che ha stilato “la classifica dei 10 cibi più pericolosi” trovati l’anno scorso in Italia, tutti di importazione.
Come nasce la top ten
“La top ten negativa – spiega Rolando Manfredini, responsabile dell’Aerea sicurezza alimentare dell’associazione di agricoltori – è stata ricavata dall’elenco degli allarmi per i prodotti contaminati lanciati nel corso del 2015 dal sistema di allerta rapido comunitario del ministero della Salute. Ogni volta che in un mercato rionale, in un negozio o in una frontiera viene trovato un cibo pericoloso per la salute umana – dai carabinieri del Nas, dagli ispettori dello stesso ministero, dai forestali o dai doganieri, dal personale Asl, dai veterinari – scatta una notifica, condivisa in tempo reale con gli altri Stati del’Unione Europea, ciascuno dei quali segue la stessa procedura. I prodotti ritenuti nocivi, sulla base di analisi e test di laboratori, vengono sequestrati e ritirati. Nei casi più gravi, quando i rischi sono elevati e immediati, come per la tossina botulinica, vengono diffusi comunicati stampa e si chiede di riconsegnare alle Aziende sanitarie gli alimenti segnalati”.
“Sono quasi 35 milioni – dice ancora Manfredini – i nostri concittadini che mescolano ingredienti italiani con prodotti provenienti da altri Stati, come la curcuma originaria dell’India e le bacche di goji, oppure i fagioli azuki e lo zenzero, in gran parte di provenienza cinese. Ben 9,7 milioni di persone fanno questi abbinamenti. La black list dovrebbe indurre soprattutto loro a riflettere”.
I 10 cibi più pericolosi
Sul podio della poco onorevole gara ci sono noccioline turche, arachidi cinesi e spezie indiane. Tra i principali nemici della salute compaiono gli agenti microbiologici, listeria, salmonella, escherichia coli. “
– Al primo posto – elenca l’esperto – abbiamo le nocciole e altra frutta secca che arriva dalla Turchia, contaminate da aflatossine cancerogene, cioè micotossine altamente tossiche prodotte da specie fungine appartenenti alla classe degli Ascomiceti, Fusarium, oppure da altre muffe.
– Secondo posto, e stesso tipo di pericolo, per le arachidi importate dalla Cina.
– Terzo posto al peperoncino e altre spezie ed erbe officinali giunte dall’India, con tracce di pesticidi sopra i limiti e con infezioni microbiologiche”.
– “Al quarto posto della classifica, sempre per numero di allarmi innescati e notificati nel 2015, abbiamo il pesce proveniente dalla Spagna: tonno e pesce spada hanno fatto registrare contenuti fuori norma di metalli pesanti.
– Quinto posto per frutta e verdura arrivati dalla Turchia, con fichi secchi fuorilegge per la presenza di aflatossine e peperoni non a norma per i pesticidi.
– Al sesto posto la frutta secca indiana, con l’allarme salmonella scattato per i semi di sesamo.
– A seguire, in settima posizione, i pistacchi dell’Iran, irregolari per le aflatossine.
– All’ottavo posto ci sono frutta e verdura arrivate dall’Egitto, che gode di un regime agevolato per l’esportazione in Italia. In particolare è stata segnalata la presenza irregolare di pesticidi in olive e fragole.
– Al nono posto i pistacchi provenienti dagli Usa, in cui si sono rilevate le aflatossine cancerogene.
– Chiude la lista dei dieci cibi più pericolosi il pesce pangasio pescato nei mari del Vietnam, con un eccessivo contenuto di metalli pesanti”.
Attenzione anche ai formaggi francesi e al pollame polacco
“Non ci sono prodotti italiani, non nelle successive dieci posizioni. Sono stati invece segnalati – continua il responsabile dell’Area sicurezza alimentare di Coldiretti – casi di paprika e peperoncino cinesi con pesticidi e formaggi francesi e il pollame polacco, con contaminazioni microbiologiche. Alcune irregolarità sui contenuti di pesticidi hanno generato allerte per broccoli e ortaggi cinesi”.
Come ci si difende?
Risponde sempre Manfredini: «Bisognerebbe rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero, per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri. In attesa che ciò avvenga, come chiediamo da anni, per i cittadini valgono consigli dettati dal buonsenso. Selezionare i negozi in cui si possono comprare alimenti esotici. Essere cauti nell’acquisto di cibi di importazione. E diffidare di quelli che costano poco. Il prezzo troppo basso può essere un indicatore della scarsa qualità di un prodotto”.