Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, impegnate nell’offensiva Vistola-Oder, raggiungono la città polacca di Oświęcim (Auschwitz, in tedesco). La scoperta del campo di concentramento e le testimonianze dei sopravvissuti rivelano per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.
Il campo era stato evacuato e in parte distrutto dalle SS prima dell’arrivo dei russi. Le truppe sovietiche vi trovarono circa 7.000 sopravvissuti, insieme a corpi morti, abiti, scarpe, tonnellate di capelli, strumenti di tortura e di morte.
Perché proprio Auschwitz
Dopo l’invasione della Polonia nel settembre 1939, Auschwitz è scelta dal Terzo Reich come la località più “adatta” per ragioni logistiche. La zona ha una rete ferroviaria ben sviluppata e già alla fine del 1939 l’Ss Arpad Wigand propone al comandante Zalewski, di stanza a Breslavia, di sfruttare la struttura di una vecchia caserma in un quartiere di Auschwitz per aprire il primo campo di concentramento. In questo modo si sarebbe risolto quello che egli presentava come “il problema dell’affollamento” delle prigioni in Slesia.
Giorno della Memoria, la risoluzione dell’Onu
Nell’aprile del 1940 il campo vede arrivare i primi detenuti. Nel 1941 l’ampliamento con la costruzione di Birkenau, per diventare definitivamente nel 1943 una “fabbrica della morte“. Dall’Italia il primo trasporto di ebrei per Auschwitz avviene il 23 ottobre del 1943. Complessivamente nel lager simbolo della Shoah perdono la vita circa 8 mila italiani. Al suo interno sono sterminate in totale 1,1 milioni di persone, il 90% delle quali ebrei deportati dalla Polonia e da vari altri Paesi d’Europa.
Nel novembre 2005 l’Assemblea generale dell’Onu adotta la Risoluzione 60/7 condannando “senza riserve” tutte le manifestazioni (su base etnica o religiosa) di intolleranza, incitamento, molestia o violenza contro persone o comunità.
La Risoluzione dichiara che le Nazioni Unite avrebbero designato il 27 gennaio – anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz – Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto. Esorta inoltre gli Stati membri a sviluppare programmi educativi per infondere la memoria della tragedia nelle generazioni future e impedire che il genocidio si ripeta.
Il Giorno della memoria in Italia
L’Italia istituisce la giornata commemorativa il 27 gennaio, ma alcuni anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite, il 20 luglio 2000. Nell’articolo 1 della legge n. 211 si ricordano “La Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
La legge prevede inoltre l’organizzazione di “cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione in particolare nelle scuole su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. Lo scopo è quello di “conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Ricordare per guardare al futuro
Il motivo della istituzione del Giorno della Memoria non è però la sola commemorazione di una tragedia immane; ma anche un modo per guardare al futuro. Ricorda Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e testimone attiva della Shoah italiana: “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.
I film da guardare per ricordare l’Olocausto
È estremamente difficile riuscire a restituire gli orrori e le tragedie che l’Olocausto ha inflitto a milioni di persone. Ricordare questa tremenda pagina di storia è, però, un dovere: per questo, in occasione del Giorno della Memoria, ci sono almeno 10 film da vedere sulla Shoah proprio per non dimenticare le brutalità commesse.
Con gli occhi dei protagonisti ci immergiamo in storie drammatiche di speranza e disillusione, perché non c’è niente di più valido dell’immedesimazione per urlare a gran voce: mai più!
Il bambino con il pigiama a righe
L’innocenza e la dolcezza di due bambini si scontra con l’immane tragedia dell’Olocausto: Il bambino con il pigiama a righe, oltre a essere uno dei libri che raccontano la Shoah più emozionanti del secolo, è anche un film che spacca il cuore.
Protagonisti sono Bruno, bambino tedesco di otto anni figlio di un ufficiale nazista, e Shmuel, un bambino con un pigiama a righe: si tratta di un piccolo ebreo che vive nel campo di concentramento dove il padre di Bruno lavora.
I due, seppur separati da un filo spinato, giocano e diventano amici. Il finale li vedrà uniti nel modo più drammatico, testimoni inconsapevoli di un sistema deplorevole.
Il diario di Anna Frank
È uno dei film da vedere sulla Shoah più significativi: arriva infatti sul grande schermo nel 1959, a soli 14 anni dalla morte di Anna Frank nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, cosa che rende la pellicola ancora più intensa e drammatica.
Come è chiaro, il film si basa su quanto narrato nel diario di Anna Frank, ma il punto di vista è differente: a raccontare la storia, infatti, è Otto Frank, padre di Anna e unico sopravvissuto della famiglia.
Il film raggiunge il suo apice nel finale, quando Otto legge la frase più toccante ed emozionalmente devastante di sua figlia: Nonostante tutto, io credo ancora che la gente in fondo sia buona.
Il pianista
Diretto da Roman Polanski, Il Pianista è basato sull’omonimo libro autobiografico che racconta le memorie di Władysław Szpilman, pianista e compositore ebreo-polacco.
La potenza narrativa della pellicola è indiscutibile: il tormento e la paura di Szpilman sono magistralmente restituite dal protagonista Adrien Brody, acclamato per la sua performance.
Brody è riuscito a raccontare l’improbabile alleanza con un ufficiale tedesco, affascinato dal talento musicale del protagonista, con un’espressività e una capacità attoriale fuori dal comune.
Jona che visse nella balena
Un film diretto da Roberta Faenza, dove ancora una volta ritroviamo il netto contrasto tra l’innocenza infantile e la cruda realtà dei rastrellamenti. Protagonista della pellicola infatti è Jona, bambino olandese di tre anni.
Jona, deportato in un campo di concentramento, vivrà vicino alla mamma in una baracca soffrendo la fame e il freddo, subendo molestie e privazioni. I suoi genitori muoiono mentre lui, pur sopravvivendo, sembra aver perso ogni emozione.
Solo con il tempo, Giona riuscirà a ritrovare la gioia, memore di una madre che, come un fiore in un mare di cemento, non ha fatto che ripetergli di non odiare nessuno, mai.
Schindler’s list
Non è solo un film da vedere sulla Shoah, è IL film: in Schindler’s List dolore, disperazione, spirito di sacrificio e speranza si intrecciano grazie all’ingegno di Steven Spielberg.
Per chi non lo sapesse, il film segue le vicende di Oskar Schindler, industriale tedesco che insieme alla moglie Emilie è riuscito a salvare più di mille rifugiati ebrei. Divenuta una delle più viste nel Giorno della Memoria, la pellicola narra tutti gli sforzi di Schindler per corrompere ufficiali tedeschi e proteggere gli ebrei che ha impiegato come forza lavoro, tenendoli lontani dai campi di concentramento. Il film è stato girato interamente in bianco e nero, fatta eccezione per poche scene a colori divenute iconiche: la scena iniziale, in cui due candele si spengono; la scena del rastrellamento e della riesumazione, dove appare la bambina dal cappotto rosso e il finale, dove appare la tomba del vero Oskar Schindler.
La signora dello Zoo di Varsavia
Una pellicola più recente (risale al 2017) ma estremamente meritevole e d’impatto: La signora dello Zoo di Varsavia si ispira a una vicenda realmente accaduta.
Narra la storia di Antonina e Jan Żabiński, marito e moglie a capo dello zoo di Varsavia. Con l’invasione della Polonia, lo zoo si svuota per via delle bombe e degli abbattimenti degli animali perpetrati dai soldati tedeschi, diventando un deposito di armi.
Antonina e Jan rimangono a capo dello zoo, trasformandolo in un allevamento per maiali: così facendo, riescono a creare delle gallerie collegate al ghetto, dove gli ebrei vivono in condizioni disperate, e a dare loro una nuova speranza.
La tregua
Basato sull’omonimo romanzo di Primo Levi, La Tregua sposta lo sguardo ancora più in là, mettendoci di fronte a ciò che è avvenuto nella fase successiva all’Olocausto.
La pellicola, diretta da Francesco Rosi, racconta il lungo viaggio di Levi per tornare a casa: un cammino, quello da Auschwitz a Torino, fatto di mesi di spostamenti e sofferenze nell’Europa centro-orientale.
La Tregua è la testimonianza delle ulteriori sofferenze inflitte a milioni di sfollati al termine della Seconda Guerra Mondiale, uomini che avevano già subito ogni tipo di orrore.
La vita è bella
Non avrebbe bisogno di presentazioni, La Vita è Bella. Il film di Roberto Benigni aiuta a non dimenticare la Shoah e la racconta in modo inedito e carico di sentimento.
La pellicola, infatti, narra dell’amore tra il cameriere ebreo Guido e la maestra elementare Dora, da cui nasce il piccolo Giosuè. La famiglia verrà deportata in un lager e Guido, pur di proteggere il bambino, fingerà di star partecipando a un gioco, dove il primo premio è un carro armato.
La storia, struggente, è liberamente ispirata a due zii di Nicoletta Braschi, che si chiamavano proprio Dora e Guido.
Storia di una ladra di libri
Basato sul libro La Bambina che salvava i libri, il film Storia di una ladra di libri parla di Liesel Meminge, una bimba tedesca che durante l’ascesa del nazismo sviluppa una grande passione per la lettura.
La bambina sarà testimone di tutti gli orrori del regime nazista e, per sfuggire e far sfuggire gli altri dalla realtà, decide di rubare i libri che il reich sta facendo scomparire dalla circolazione.
Liesel farà amicizia con un giovane ebreo, Max, e proprio con lui condividerà la passione per la lettura e per la scrittura. La guerra, però, è impietosa e i due dovranno affrontare prove dolorose.
Un sacchetto di biglie
In ultimo, tra i film da vedere sulla Shoah non dovrebbe mancare Un sacchetto di biglie. I protagonisti sono due ragazzini ebrei, Joseph e Maurice, che vedono cambiare le cose intorno a loro durante l’ascesa del nazismo.
Additati, emarginati e messi da parte, i due faticano a comprendere quanto accade, avvertendo un profondo senso di ingiustizia. Le cose peggiorano quando il padre li avvisa di un’imminente partenza verso luoghi più sicuri.
La famiglia infatti si separerà e i fratellini dovranno imparare a cavarsela da soli. I piccoli fuggiranno da Parigi attraverso luoghi sconosciuti imparando a difendersi, a eludere i controlli delle SS e a scappare dalle barbarie naziste per ricongiungersi alla famiglia.
Giornata della Memoria: 5 libri per non dimenticare
I libri che raccontano le storie dei sopravvissuti sono tantissimi, alcuni diventati tanto importanti da esser studiati a scuola, altri meno conosciuti, ma di eguale importanza. Qui i nostri consigli di lettura.
Lucy Adlington, Le sarte di Auschwitz
La storia vera di 25 ragazze ebree – l’autrice ha intervistato l’ultima sopravvissuta del gruppo – che, ad Auschwitz, furono reclutate per realizzare gli abiti delle mogli delle SS. Ma parteciparono anche alla resistenza interna del lager liberato il 27 gennaio del 1945 (data che viene ricordata ogni anno, dal 2006, con il Giorno della memoria). Per non dimenticare gli orrori, e i paradossi, dei campi di sterminio.
Hervé Bel, Erika Sattler
Nato a Strasburgo, cresciuto in Germania, classe 1961, l’autore non ha paura di assumere il punto di vista del mostro. La protagonista del libro è una giovane nazista, sposata con un SS, fedele al Führer. Quando si ritroverà, nel gennaio del 1945, nella campagna polacca dove i tedeschi si ritirano temendo l’avanzata dell’Armata Rossa, capirà l’orrore che lei stessa ha causato? Per riflettere sul lato oscuro della Storia.
Ivan Sciapeconi, 40 cappotti e un bottone
Una storia vera, luminosa, nel buio della Shoah. Nell’estate del 1942 arrivano a Nonantola, in provincia di Modena, 40 ragazzi e bambini ebrei in fuga dalla Germania nazista. Vengono accolti a Villa Emma. Ricevono cibo dai contadini, studiano, imparano un mestiere che potrebbe dare loro un futuro, ma sono ancora in pericolo e servirà l’aiuto di tutto il paese per farcela. Per chi si è salvato e per chi ha permesso che i sopravvissuti si salvassero.
Karina Urbach, Il libro di ricette di Alice
Vienna, tra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Alice Urbach fa corsi di cucina con ricette veloci per le prime donne lavoratrici. Un suo libro del 1935 diventa la bibbia della cucina viennese, ma per le persecuzioni naziste la donna deve fuggire e molti anni dopo scoprirà che quell’opera è stata attribuita a un certo Rudolf Rösch. Oggi sua nipote Karina racconta la sua storia. Per restituire a un’autrice ebrea ciò che le spetta.
Edith Bruck, Lettera alla madre
Di origine ungherese, naturalizzata italiana, classe 1931, tra i suoi fan anche Papa Francesco, Edith Bruck è sopravvissuta ad Auschwitz: l’evento nero del XX secolo sempre presente nelle sue opere. In questo libro parla di cosa significhi per una superstite dell’Olocausto avere la responsabilità di esserne testimone e si confronta con chi l’ha messa al mondo, una donna ebrea ungherese ancorata alle tradizioni. Per riflettere sul ruolo delle madri nella formazione delle figlie.