Nel 2020 dovrebbe arrivare il 5G in Italia. Ma il Codacons chiede di sospendere la sperimentazione sulla quinta generazione di rete mobile, in attesa di dati certi che possano escludere danni alla salute.

Preoccupazione sull’introduzione della nuova tecnologia è espressa da tempo anche da parte dell’Associazione dei medici ambientali (International Society of Doctors for Environment, ISDE), che invoca una moratoria in nome della cautela e sulla base degli studi scientifici già presenti, che mostrano gli effetti dell’esposizione massiccia alle radiofrequenze. Al coro dei “no” si sono aggiunti diversi sindaci, alcuni dei quali hanno già fermato la sperimentazione.

Sindaci e medici contrari ai test del 5G

Alcuni tra i sindaci dei 120 comuni scelti per la sperimentazione sul 5G hanno deciso di passare dalle parole ai fatti e, dopo le prime perplessità, hanno fermato i test. Si tratta dei sindaci di Pompu, Segariu, Noragugume, in Sardegna, ai quali si sono uniti quelli di Cogne (Valle d’Aosta), Ricaldone e Solonghello (Piemonte), oltre a quello di Scanzano Jonico (Basilicata), che ha vietato l’installazione delle antenne 5G sul proprio territorio.

Il timore di conseguenze per la salute dei propri concittadini è lo stesso che da due anni ha spinto i medici dell’ISDE ha chiedere una moratoria: “Specifiche evidenze scientifiche hanno mostrato come l’esposizione a frequenze superiori ai 30 GHz possa causare una serie di alterazioni” chiarisce l’ISDE, che sottolinea come il 5G non farà altro che aumentare l’esposizione: “L’Agicom (autorità per le Comunicazioni, Ndr) stima che ci sarà circa 1 milione di devices per chilometro quadrato, tra smartphone, tablet e altre tecnologie, con un livello di esposizione altissimo che si aggiungerà a quello già presente” spiega Agostino Di Ciaula, Segretario scientifico dell’Associazione dei medici ambientali. La stessa ISDE ricorda come gli effetti biologici più noti e generali dell’elettromagnetismo ad alta frequenza hanno portato nel 2011 la IARC (International Agency for Reasearch on Cancer, l’ente internazionale di studio sul cancro) a definirlo di “possibile cancerogeno”. “Riteniamo che l’implementazione su larga scala del 5G sia assolutamente precoce e azzardata, alla luce degli studi disponibili, ma anche di ciò che ancora non sappiamo. Gli aspetti da prendere in considerazione sono diversi” precisa il dottor Di Ciaula.

Dalle antenne, alle leggi agli effetti su animali e ambiente

“Uno dei problemi riguarda la densità di esposizione, con il maggior numero di antenne e dispositivi. Bisogna tener presente che si parla di frequenze molto alte mai utilizzate prima su larga scala. Studi preliminari suggerirebbero prudenza sui possibili effetti per la salute, perché non ci sono evidenze sperimentali che abbiano indicato l’innocuità di questa tecnologia” spiega l’esperto. “Un secondo aspetto riguarda le misurazioni: non siamo ancora pronti a misurare i livelli di esposizione a queste nuove frequenze e a sommarle a quelle delle antenne precedenti. Un altro punto riguarda la normativa internazionale, che continua a valutare soltanto gli effetti termici, ignorando quelli biologici, cioè quelli indipendenti rispetto al riscaldamento cutaneo, che si manifestano per esposizioni croniche anche di bassa intensità” spiega il medico. “Infine, non dimentichiamo le conseguenze ecologiche e ambientali, perché sono stati segnalati molti rischi. L’ultimo a farlo è stato un gruppo di ricerca della Commissione europea che ha inserito il 5G tra i 14 principali rischi emergenti nel’elenco di quest’anno. Ad esempio, i meteorologi fatto presente che l’utilizzo di questa tecnologia potrebbe interferire con i loro sistemi di previsione; gli hanno gli entomologi hanno sottolineato in più occasioni gli effetti delle radiofrequenze sulla riproduzione e capacità di orientamento degli insetti o ancora i botanici hanno indicato possibili conseguenze anche per le piante” spiega il medico.

Niente allarmismo, ma…

“Non si vuole fare assolutamente allarmismo, ma occorre prudenza e bisogna prestare maggiore attenzione alle numerose spie che abbiamo, senza declassificare come irrilevante ciò che moltissimi studi scientifici già ci dicono” esorta l’esperto. Parla, invece, di vera “crociata” contro il 5G il Codacons che, dopo aver presentato un esposto a 104 Procure perché aprissero indagini sui rischi per la salute, ha inviato una lettera ai circa 8.000 sindaci italiani per chiedere di attivarsi per tutelare i propri cittadini. “Col 5G ci si attende un incremento nello scambio di dati, che dovrebbe essere governato: occorre non solo mantenere i limiti di esposizione attuali, ma soprattutto ripristinare quelli precedenti al 2012 quando il governo Monti, pur mantenendo i 6 volt per metro, estese la misurazione di questo limite all’arco delle 24 ore invece che nei 6 minuti, come era stato fino a quel momento” spiega Livio Giuliani, Responsabile scientifico del Codacons.

Una revisione dei rischi cancerogeni?

“Teniamo presente che con la nuova tecnologia ci sarà quasi un’antenna per ogni edificio e l’Agicom ha di fatto autorizzato l’innalzamento dei limiti attuali in nome di un presunto adeguamento alla raccomandazione europea (fino a 100 volte superiori). In realtà questa è rivolta a paesi che sono privi di una normativa efficace, mentre tutti gli altri, come l’Italia, dovrebbero mantenere le proprie leggi di maggior tutela” spiega Giuliani. “I nostri limiti sono più cautelativi rispetto alla media europea – aggiunge Ciaula – ma comunque non tengono in considerazione gli effetti biologici dell’esposizione, indipendenti rispetto a quelli termici e già dimostrati da tante ricerche. Ora confidiamo che a breve la IARC riveda i livelli di rischio di numerosi inquinanti, dopo che ha definito come alta piorità l’esame degli effetti delle radiofrequenze. Nel comitato scientifico c’è anche la dottoressa Belpoggi, (qui la nostra intervista all’esperta), che è anche uno dei membri del nostro comitato scientifico” conclude Agostino Di Ciaula.