In principio era “linea dura” sui vaccini: a dettarla l’ex ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che aveva deciso l’obbligo di vaccinazione come requisito per poter frequentare le scuole di ogni ordine e grado, dall’asilo nido alle superiori. Ma a distanza di un paio di anni cosa ne è stato della legge che porta il suo nome? Tra “ritocchi”, proroghe e deroghe, ecco che il nuovo anno scolastico inizia con un “dietro front” di fatto, almeno della scuola dell’obbligo: nella fascia d’età dai 6 ai 16 anni, basta pagare una sanzione (da 100 a 500 euro) per poter entrare in classe.
“Nella fascia 0-6 anni resta il divieto di ingresso per coloro che non si sono sottoposti alle vaccinazioni previste, mentre in quella 6-16 anni, essendo tuttora in vigore la legge Lorenzin, si paga la sanzione pecuniaria, che deve però essere comminata, dunque non è automatica” spiegano dal ministero della Salute.
No Vax, basta pagare
Gli unici a potersi vedere rifiutato l’accesso a scuola, dunque, sono i bambini di asili nido e scuole dell’infanzia che, in caso non siano stati sottoposti alla profilassi prevista, non potranno entrare all’asilo. Per tutti gli altri sono previste multe, da 100 a 500 euro, a seconda del tipo di “inadempienza”. L’accesso alle scuole, dunque, dipenderà dalla fascia d’età. A Rimini, ad esempio, i primi di agosto erano già state recapitate una trentina di lettere ai genitori “No vax”, per avvertire che i figli non potranno frequentare asilo nido o materna, nonostante siano già stati regolarmente iscritti. Stessa situazione anche a Venezia, dove ad essere esclusi dagli istituti saranno in 1.800, mentre in Lombardia secondo le stime ci sarà un piccolo esercito di 17/20 mila bambini non vaccinati che si vedrà negato l’accesso all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia.
Ma, non appena superati i sei anni e dunque a partire dalla prima elementare, ecco che la situazione cambia: in Veneto, ad esempio, saranno 50mila le famiglie inadempienti che si vedranno recapitare verbali con multe da 180 euro. A partire dalla scuola primaria, dunque, essendo scuola dell’obbligo, non è prevista l’esclusione dalle aule, ma il solo pagamento di una sanzione, che può variare da regione a regione, e a seconda del tipo di irregolarità riscontrata: “Sono le Asl a comminarla, ma non in modo automatico” spiegano dal ministero della Salute, in concomitanza con il cambio del titolare del dicastero. Al posto dell’ex ministro Giulia Grillo, infatti, si è appena insediato Roberto Speranza, che potrebbe anche decidere un nuovo cambio di rotta.
Cosa dice la legge per l’anno scolastico 2019-2020
Al momento, a regolamentare l’accesso alle scuole per l’anno scolastico 2019-2020 è ancora la legge Lorenzin che, nonostante le ventilate intenzioni dello scorso governo di intervenire, è tuttora in vigore. Il decreto legge 73 del 7 giugno 2017 prevede l’obbligo di vaccinare tutti gli studenti, anche se per quest’anno non sarà più necessario presentare la documentazione che dimostri l’avvenuta vaccinazione. Questo perché nel frattempo sono state istituite le anagrafi vaccinali: come spiega il ministero della Salute sul proprio sito, infatti, “le ASL trasmettono direttamente alle Scuole le informazioni contenute nelle anagrafi vaccinali informatizzate ormai attive” anche se non in tutta Italia in modo omogeneo.
I genitori in regola, dunque, non devono più presentare alle scuole i certificati di avvenuta vaccinazione, come accaduto lo scorso anno scolastico. Almeno laddove le anagrafi sono entrate regolarmente in funzione: a marzo si trattava di 11 Regioni, tra le quali Lazio, Abruzzo, Umbria e Lombardia, mentre mancano ancora all’appello le province autonome di Trento e Bolzano, che si stanno adeguando.
Una sconfitta o una vittoria?
Di fronte alla possibilità di pagare la sola multa, per non vedere escludere i proprio figli dalle lezioni, i “No Vax” cantano vittoria. Non è così per molti genitori di bambini e ragazzi che hanno ottenuto la deroga alla vaccinazione per problemi sanitari (ad esempio, immunodepressi che non possono essere vaccinati per il loro stato e che, a contatto con alcune malattie, corrono seri pericoli). La situazione è particolarmente critica, infatti, nella fascia d’età dai 6 ai 16 anni: “Pagare una sanzione, anche non troppo esosa, per permette comunque la normale frequenza scolastica anche ai non vaccinati, sicuramente determina una debolezza rispetto alle intenzioni del legislatore, di fare in modo che tutti gli alunni fossero in regola rispetto alla decina di vaccinazioni obbligatorie. Tuttavia, comprendo che che rimane un compromesso per non andare a ledere il diritto allo studio” commenta Alessandro Giuliani, direttore de La Tecnica della Scuola.
Ma la situazione potrebbe ancora cambiare? “Se il nuovo governo interverrà sul tema, credo che molto dipenda dalla linea che vorrà intraprendere il nuovo ministro della Salute – continua Giuliani – L’impressione, essendo stato affidato il dicastero a Roberto Speranza, unico componente di Leu del Governo Conte-bis, è che non si andrà verso in inasprimento delle sanzioni. Si cercherà piuttosto di venire incontro alle istanze delle famiglie che non reputano indispensabile attuare le vaccinazioni”.