Chirurgia estetica: in aumento tra gli adolescenti

Aumenta il numero di adolescenti che vorrebbero ricorrere a interventi di chirurgia estetica per cambiare e migliorare il loro aspetto; sono sempre di più coloro che lo fanno, a un’età media sempre più bassa e, cosa ancora più preoccupante, con il sostegno dei genitori. A lanciare l’allarme sono gli psicologi italiani, di fronte a un quadro che ritengono pericoloso.

Chirurgia estetica: la tendenza arriva dagli States

Uno studio recente della Società italiana di medicina estetica conferma infatti una tendenza in corso: il ritocchino piace non solo agli adulti (donne e uomini!), ma si sta diffondendo sempre di più anche tra i ragazzi di età compresa tra i 13 e i 18 anni: «Abbiamo lanciato l’allarme perché anche se non siamo ancora ai livelli del sud America, dove il 30% delle donne adulte si sottopone a interventi di chirurgia estetica, in un mondo globalizzato le mode o le cattive abitudini si diffondono in maniera velocissima» spiega a Donna Moderna Mario Sellini, presidente dell’Associazione Unitaria Psicologi Italiani (Aupi) che al tema ha dedicato un convegno nei giorni scorsi.

«Il rischio è quello di avere disturbi della personalità anche molto seri, come accade già negli Stati Uniti. Dal punto di vista della salute psichica, si inceppa il meccanismo della costruzione dell’immagine corporea, che inizia dall’infanzia e si sviluppa nell’adolescenza. Si deve intervenire il prima possibile, perché già a 18 anni è tardi».

Chirurgia estetica: il ritocchino tra i teenagers

I dati non lasciano dubbi: il 18% degli adolescenti intervistati nella ricerca (2.265) vorrebbe fare ricorso al bisturi per modificare parte del proprio aspetto. «È difficile avere un quadro esatto del tipo di ritocchino che chiedono gli adolescenti, perché la legge vieterebbe (ma usiamo il condizionale) gli interventi di chirurgia estetica che prevedono protesi, quindi non se ne dovrebbero fare. Il problema è che manca un registro nazionale e la maggior parte delle operazioni è fatta presso strutture private. Sicuramente gli interventi più richiesti sono rinoplastica e quelli che hanno a che fare col miglioramento della propria immagina corporea, che mirano a scolpire il corpo, dunque riduzione di fianchi e grasso» spiega il presidente di Aupi.

«Il problema sono però le conseguenze di queste pratiche. Diversi studi di colleghi americani hanno dimostrato oltre il 71% di chi si sottopone a interventi chirurgia plastica ha problemi di disturbi della personalità più o meno gravi» aggiunge l’esperto.

La situazione italiana

Secondo un monitoraggio della Isap, la Società internazionale di chirurgia plastica estetica, l’Italia è al 4° posto nella classifica dei Paesi col maggior numero di ritocchini o interventi chirurgici veri e propri, con 957.814 operazioni nel 2017, in crescita rispetto al passato.

Il modello è quello che arriva dal Brasile e in genere dai paesi sudamericani, dove il 30% delle donne adulte ricorre a interventi di chirurgia estetica. «Ad allarmare è il fattore culturale: l’obiettivo, infatti, è quello di cercare marito. Invece che puntare sulla cultura, magari con lo scopo di mandare il figlio o la figlia al college o all’università, si investe nel ritocchino. Non vorrei arrivassimo anche noi a quei livelli, i segnali sono preoccupanti, soprattutto quelli che vengono dalle testimonianze dei chirurghi plastici e dalle ricerche su bambini e bambine che partecipano ai casting pubblicitari e per sfilate» dice Sellini.

Il ritocchino come regalo di compleanno

Se fino a qualche tempo fa il ricorso alla chirurgia estetica era appannaggio solo di una classe medio alta e la maggior parte di coloro che ricorrevano al “bisturi” erano vip, personaggi del mondo dello spettacolo, oggi la voglia di intervenire sul proprio aspetto ha contagiato una fetta maggiore di popolazione: non solo le donne, tradizionalmente più sensibili all’importanza dell’estetica, ma anche gli uomini e soprattutto ragazze e ragazzi.

La preoccupazione maggiore riguarda proprio gli adolescenti: «Non abbiamo strumenti per intervenire soprattutto in certi ambiti. Sono infatti tre le sfere di influenza: la famiglia, il gruppo dei pari e i media/social. Per quanto riguarda le famiglie spesso si tratta di gruppi chiusi, all’interno dei quali si alimenta il mito di una bellezza corporea irraggiungibile. Anche a livello di media e social non ci sono possibilità di intervento, perché sarebbe come svuotare il mare con le mani, basti osservare alcuni programmi tv che lasciano interdetti per i messaggi che veicolano. L’unico campo d’intervento possibile è quello del gruppo dei pari, dunque soprattutto la scuola. Il problema è che non si può assegnare alla scuola tutti i compiti che la società non è più in grado di svolgere. Non può supplire a tutto, non ha risorse economiche né professionali» spiega Sellini.

Interventi estetici sui giovanissimi: i rischi

Ma quali sono i rischi nell’incoraggiare interventi estetici sui giovanissimi? «I ragazzi non vedono nello specchio quello sono realmente, ma vedono quello che immaginano di essere. Il rischio vero sono i disturbi della personalità, che possono essere di varia natura e anche molto seri» spiega il presidente Aupi.

«Ad esempio si può andare incontro a un disturbo narcisistico, che è quello predominante: si ha quando si aspira a un modello bellezza e perfezione corporea che di fatto è irraggiungibile. Esiste poi un distrubo legato alla dipendenza, che è in crescita: dopo il primo ritocchino, che non risulta risolutivo, si passa al secondo , al terzo, ecc. Esistono persone che si sottopongono anche a 10, 15 o 20 operazioni, con l’idea di voler trasformare singole parti del corpo a quelli di vip diversi: ad esempio le labbra di Belen o il lato B dei Kim Kardashian» racconta Sellini.

«Il disturbo istrionico, invece, è più presente negli uomini e consiste nel voler apparire, essere al centro dell’attenzione e dunque modificare in continuazione il proprio aspetto. Infine, ci sono i disturbi ossessivi-compulsivi, che si verificano quando ci si “fissa” su una piccolissima parte del proprio corpo e la si vuole modificare, nonostante non ce ne sia motivo».

Cosa si può fare

«Ciò che possiamo e dobbiamo fare è agire in modo più immediato e meno eclatante, insieme ai chirurghi estetici e plastici. Dovremmo parlarci un po’ di più, anche perché cresce la sensibilità e l’attenzione da parte proprio dei professionisti della chirurgia. La difficoltà maggiore è che in un’economia di mercato se un medico rifiuta potrebbe essercene un altro disposto invece a effettuare un intervento» conclude Sellini, che auspica una maggiore formazione in ambito etico e deontologico.