L’adozione mite non è una adozione definitiva, ma neppure un affido temporaneo. Insomma, ha alcune caratteristiche dell’uno e dell’altro, con un enorme vantaggio: permette a bambini e ragazzini di mantenere i rapporti con madre e padre biologici, pur offrendo maggiori tutele ai minori. Si chiama adozione mite ed esiste “formalmente” da circa un anno, cioè da quando la Corte di Cassazione, a gennaio 2021, ha legittimato questo strumento prezioso nella gestione delle difficoltà familiari.
Cos’è l’adozione mite
È uno strumento recente, almeno per quanto riguarda il riconoscimento formale, arrivato dopo una sentenza della Corte di Cassazione, il 25 gennaio 2021 (n.1476, Sezione I civile). Ma di fatto vi si ricorreva anche in passato, come prassi, e secondo gli esperti è molto utile e destinato a diffondersi: «Si tratta di una particolare forma di adozione che mira a mantenere attivi, seppur in misura attenuata, i rapporti tra i genitori biologici e il figlio adottato da una nuova famiglia» spiega l’avvocato Lorenzo Puglisi, fondatore di Family Legal, specializzato in diritto della famiglia.
Quando viene usata
Vi si può fare ricorso in situazioni di «abbandono semipermanente o a carattere ciclico, o nei casi nei quali i genitori non siano in grado di curare o allevare i figli, per diversi motivi, economici ma non solo. Se il giudice, quindi, dovesse ritenere di essere di fronte a una parziale incapacità genitoriale, potrebbe decidere di dare il figlio in adozione mite, privilegiando l’interesse primario del bambino o del ragazzo, ma senza che vengano meno i rapporti con la famiglia d’origine.
«Dal punto di vista giuridico, si può considerare l’adozione mite come una variante della “adozione in casi particolari”, prevista dalla legge sull’adozione attualmente in vigore». Vi si può fare ricorso, infatti, sono in specifiche condizioni.
Quali sono i requsiti
Quali sono i requisiti, quindi? «Per esempio per un minore per cui non sia stato possibile l’affidamento preadottivo, a causa di difficoltà di inserimento o perché portatore di handicap. Lo stesso può accadere se non è possibile accogliere la richiesta di adozione da parte di familiari del minore o da parte di persone che abbiano un rapporto stabile e duraturo, preesistente la perdita dei genitori. In questi casi si può pensare di fare ricorso all’adozione mite, che permette comunque di mantenere rapporti con i parenti o coloro che appunto già frequentavano il ragazzo o il bambino» spiega l’esperto.
«È una soluzione che di fatto da diversi anni diffusa nella prassi, pur non avendo una normativa ad hoc. A mio avviso, avendo trovato di recente una legittimazione anche da parte della Cassazione, sarà uno strumento sempre più utilizzato» aggiunge Puglisi.
La differenza tra adozione normale e mite
Nel caso dell’adozione tradizionale (detta “legittimante”), «i minori sono in stato di abbandono, perché privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, non determinata da causa di forza maggiore comunque temporanea» spiega l’avvocato, facendo riferimento quindi a condizioni che non sono destinate a risolversi in un arco di tempo circoscritto. Ma ci sono requisiti che riguardano anche i genitori adottanti e l’età: la coppia che volesse adottare deve essere sposata da almeno tre anni, e deve avere un’età compresa tra 18 e 45 anni (superabili in casi particolari e nell’interesse del minore). «L’adottato assume il cognome dei genitori adottivi e vengono meno tutti i suoi rapporti con la famiglia d’origine, salvi i divieti matrimoniali» chiarisce l’esperto.
Nell’adozione mite, invece, la famiglia che adotta crea un rapporto stabile con il minore, che però non recide i suoi rapporti con la famiglia di origine e infatti il ragazzo avrà un doppio cognome. I rapporti con la famiglia d’origine sono comunque molto limitati e disciplinati dal Tribunale per i Minorenni.
Possono adottare anche i single
Cambia anche l’iter per accedere a questa forma di adozione: «Occorre la disponibilità all’affidamento familiare e all’eventuale evoluzione in adozione mite. La coppia viene inserita in elenchi speciali e si inizia con un provvedimento di affidamento familiare. Una volta constatata l’impossibilità di rientro in famiglia, alla scadenza del periodo di affidamento e di sue eventuali proroghe, di passa all’adozione mite» spiega Puglisi. In questo caso non ci sono, però, limiti di età e, soprattutto, questa adozione è consentita anche ai single.
Come chiarisce l’esperto, le indicazioni della Cassazione recepiscono un invito giunto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che più volte ha esortato a ricorrere all’adozione “normale” solo quando ci sia una incapacità assoluta e irreversibile ad allevare e curare il figlio. In pratica, finché c’è la possibilità di un rientro in famiglia e se è possibile non recidere i rapporti con i genitori biologici, è preferibile scegliere altre soluzioni, proprio come l’adozione mite.
La differenza con l’affido
Un’ultima differenza riguarda quella con l’affido o affidamento temporaneo a una famiglia: «Questa non ha carattere definitivo, perché è un rimedio per un periodo limitato di tempo. Il presupposto è che, a causa di circostanze transitorie, i genitori del minore non siano in grado di offrirgli le cure che gli necessitano. Come per l’adozione mite, possono chiedere l’affidamento anche persone non sposate e single e non sussistono i limiti di età previsti per l’adozione» chiarisce l’avvocato. Rispetto a quest’ultima, però, l’affido può arrivare a due anni, prorogabili dal Tribunale per i Minorenni. Inoltre il minore conserva tutti i rapporti con la famiglia di origine e ne continua a portare il cognome. «Nell’eventuale passaggio da adozione mite e definitiva, però, questo può essere eliminato. Un’ultima notazione riguarda il fatto che al momento non sono previsti limiti di età di chi viene adottato nel caso del provvedimento mite» conclude il fondatore di Family Legal.