Prendersi un anno di stacco dal lavoro e dalla quotidianità, spesso stressante e divoratrice della vita “reale”, quella vissuta, ma sempre scandita da troppi impegni. Si chiama Adult gap year e sembra che stia prendendo piede tra gli over 50: quell’età in cui si prende consapevolezza di una nuova maturità, una fase ricca di progetti e di tanta voglia di vivere. Da qui l’idea di prendersi un anno sabbatico, che in questo caso di chiama appunto Adult gap year o Golden gap year. Che non è solo una vacanza, ma può diventare utile per rimettersi in gioco nel lavoro.

Cos’è l’Adult gap year

L’espressione inglese indica letteralmente un periodo di stacco, di un anno, che può essere dedicato a esperienze diverse da quelle vissute. Una sorta di cesura tra un prima e un dopo, per focalizzarsi sui propri obiettivi, capire quali sono le priorità e farlo con un po’ più di calma, sia a livello personale che professionale. Se un tempo era chiamato “anno sabbatico” e riguardava solo i giovani che, dopo gli studi e prima di immergersi nel mondo del lavoro, si concedevano, appunto, 12 mesi di libertà, oggi l’year gap riguarda anche gli over 50.

Dall’anno sabbatico dei giovani alla “mini pensione” degli adulti

La società è cambiata e con essa anche il vecchio anno sabbatico, le cui origini risalgono agli anni ’60 negli Stati Uniti. Un tempo consisteva in una sorta di limbo che i giovani (i più benestanti) potevano sfruttare per viaggiare per il mondo, fare esperienze differenti al termine o durante degli studi universitari e prima di dedicarsi alla carriera. Oggi a regalarsi lo stacco sono gli adulti, che optano per una sorta di “mini pensione”: un anno senza lavorare.

L’effetto burnout del dopo pandemia

Per molti si tratta di un’esigenza maturata nel corso degli anni e acuita nel periodo Covid, quello della great resignation, ossia le dimissioni volontarie di massa da parte di molti lavoratori. Complice lo smart working, infatti, le modalità di lavoro per molti sono cambiate, portando a una ridefinizione delle proprie priorità a favore della qualità della vita. Molti hanno deciso di cambiare lavoro, a favore di un’attività che portasse a meno stress, se non a burnout. L’Adult year gap può aiutare a rivedere cosa conta davvero per se stessi?

Rifocalizzarsi su nuovi obiettivi

Ci aiuta a capire il fenomeno Silvia Movio, director di Hunters, brand di Hunters Group, specializzata in ricerca e selezione di personale qualificato. «Nell’ultimo anno – a differenza di quanto accadeva in passato – ci è capitato di gestire alcune richieste in questo senso. Definirei questa tendenza adult career break, in crescita anche in Italia. A differenza del break lavorativo per i più giovani – una scelta adottata comunemente per dedicarsi ad altri obiettivi personali, come viaggi, studio, volontariato o semplicemente per recuperare energie – le ragioni principali per le persone più adulte includono il burnout lavorativo, la necessità e la ricerca di nuovi stimoli o la necessità di un reset personale».

Cosa frena gli italiani

Qualcosa, dunque, sta cambiando anche da noi. In Italia, però, «a causa delle difficoltà economiche e normative legate al reinserimento lavorativo, non è ancora una pratica molto diffusa rispetto ad altri paesi. È il caso di realtà come quelle del Nord Europa o degli Stati Uniti, dove la cultura del gap year è più consolidata», osserva Movio. A caratterizzare la situazione italiana, infatti, sono diversi fattori: «Incidono vincoli economici, il timore di perdere opportunità lavorative e una cultura lavorativa che spesso non favorisce lunghe pause dall’ufficio».

Un modo per rimettersi in gioco

Se l’idea può essere allettante, come si traduce in concreto? «Prendere un anno sabbatico può essere un modo efficace per rimettersi in gioco e reinventarsi in un nuovo ambito. Questo periodo può essere utilizzato per acquisire nuove competenze o aggiornare quelle esistenti, seguendo per esempio corsi di formazione professionale, master o workshop. Ciò consente di prepararsi per una carriera in un settore diverso o migliorare la propria posizione nell’attuale lavoro. Inoltre, l’anno sabbatico può offrire l’opportunità di sviluppare soft skills come leadership, gestione del tempo e networking attraverso nuove esperienze».

Come chiedere l’Adult gap year

Il primo passo verso l’Adult gap year è «chiedere l’aspettativa non retribuita: i lavoratori possono richiedere un periodo di aspettativa, durante il quale il contratto di lavoro è sospeso, ma non si riceve stipendio. Spesso l’approvazione dipende dall’accordo con il datore di lavoro – chiarisce l’esperta – C’è, inoltre, il congedo formativo: in Italia è un diritto previsto dalla legge, che permette ai lavoratori di prendersi un periodo di assenza non retribuita dal lavoro per partecipare a corsi di formazione o migliorare la propria istruzione. Durante il congedo, il contratto di lavoro è sospeso, ma si mantiene il posto di lavoro. È necessario fare una richiesta formale al datore di lavoro, che può approvarla o meno in base alle esigenze aziendali».

La pausa di un anno in certi settori non è ben vista

In termini pratici, prima di concedersi un anno off, occorre anche fare i conti con le spese da affrontare. «Concretamente l’anno sabbatico comporta alcune criticità: specialmente in settori con alta competitività o rapido avanzamento tecnologico, una pausa potrebbe essere vista negativamente dai possibili futuri datori di lavoro. Ma non bisogna sottovalutare neppure l’impatto economico. Una pausa senza entrate può pesare sul bilancio personale/famigliare, soprattutto se non è pianificata adeguatamente».

Costi: valutare bene le spese

Le spese, quindi, possono non essere solo quelle relative al mantenimento quotidiano in assenza di un reddito fisso (a meno di non poter contare su un’aspettativa in qualche misura pagata), ma anche quelle, per esempio, di un mutuo. In questo caso, infatti, se non si può contare sulla sospensione dell’erogazione, prevista in genere solo in caso di licenziamento o scomparsa del titolare, occorre disporre di risparmi sufficienti. Lo stesso vale per il costo di mantenimento di eventuali figli, che si presuppone siano grandi, ma magari non ancora economicamente autonomi. Va anche tenuto conto che durante il periodo di assenza dal lavoro, si perderanno contributi e scatti di anzianità, poi importanti ai fini della pensione.

Cosa fare durante l’Adult gap year

Un anno off può sembrare lungo, se lo si immagina come vacanza, ma se ci si dedica a qualche attività interessante e stimolante può persino essere troppo poco. È il caso di chi opta per il volontariato, per esempio. Ma anche per chi investe su percorsi di formazione o internship e stage pagati. «Premesso che è una scelta accessibile solo a chi può permetterselo economicamente, per gli altri una soluzione potrebbe essere dedicare questo tempo a lavori temporanei o precari che permettano comunque di avere una qualche fonte di reddito, magari in settori diversi, per sperimentare nuove carriere o accumulare esperienze utili a lungo termine», conclude Movio.