Il 75% degli italiani consuma abitualmente alcol, soprattutto giovani e minorenni. A lanciare l’allarme è il Codacons, di fronte ai numerosi casi di incidenti stradali che hanno come protagonisti ragazzi che si mettono alla guida dopo aver bevuto alcolici. Tra i casi recenti c’è quello di un 18enne che a Milano ha imboccato un viale trafficato in motorino, contromano. «Il problema degli incidenti stradali legati all’alcol si sta riproponendo dopo anni in cui le cosiddette stragi del sabato sera erano calate, passando dalle 917 vittime del 2011 a meno di 300 nel 2016. Nel 2017 sono tornate a crescere, arrivando a 338 e ora attendiamo i dati del 2018» spiega Giordano Biserni, presidente dell’ASAPS, l’Associazione Amici Sostenitori della Polizia Stradale.
Ma il problema non riguarda soltanto il weekend: in estate il fenomeno sembra aumentare, a causa della chiusura delle scuole e della maggiore possibilità per i giovani e giovanissimi di trascorrere le serata fuori casa: «Secondo una ricerca condotta qualche tempo fa a Torino su 2000 ragazzi, tra il 10% e il 20% dei giovani di 11-15 anni ammette di essersi ubriacato almeno una volta nell’ultimo anno. Premesso che bere alcolici fa male, specie per i minorenni, non si tratta di un modo per festeggiare in allegria con gli amici, ma della spia di un disagio. C’è chi beve per farsi vedere e fare lo sbruffone, chi invece perché teme di rimanere isolato se non si adegua a quel tipo di comportamento. È frutto, comunque, di un problema relazionale crescente» spiega Roberto Di Monaco, sociologo all’Università di Torino e autore Adolescenti e alcol (Carocci editore) insieme a Silvia Pilutti e a Caterina Puglisi.
L’alcol tra i giovanissimi
Secondo un rapporto Istat pubblicato a maggio, il 66,8% della popolazione dagli 11 anni in su ha consumato almeno una bevanda alcolica in un anno, in aumento rispetto al 65,4% del 2017. A preoccupare, però, sono i consumatori occasionali, passati dal 40,6% del 2008 al 46,2% del 2018, e coloro che bevono fuori dai pasti, cresciuti dal 25,4% al 30,2 in 10 anni. A imporsi è sempre di più il fenomeno del Binge drinking, ossia le “abbuffate di alcol”, diffuse sia in Italia che all’estero, specie nel nord Europa. Riguardano il 17% dei ragazzi tra i 18-24. In Italia sarebbero a rischio circa 8,6 milioni di individui (15,9%) e, secondo l’Osservatorio sulle dipendenze di Palazzo Chigi, ben 1 milione di teenagers è consumatore a rischio di intossicazioni alcoliche. Nel 17% dei casi registrati si tratta di under 14. Spesso si beve in compagnia, per “festeggiare” la fine della scuola o durante il fine settimana, dunque fuori casa e spesso a stomaco vuoto, segnando un cambiamento rispetto al passato.
Il primo alcolico già a 11 anni
«Una volta il consumo in famiglia portava a progressivo adattamento e alla capacità di autocontrollarsi, che invece oggi sembra venir meno. Ma se in passato era considerato normale bere il vino ai pasti, anche da giovani, oggi le ricerche hanno dimostrato in modo inequivocabile che l’alcol è dannoso, specie sotto i 18 anni, con conseguenze non solo a carico del fegato, ma anche del cervello e del sistema nervoso» spiega Di Monaco, che aggiunge: «Ciononostante si abbassa l’età media della prima “bevuta”, spesso già tra gli 11 e i 12 anni. A preoccupare sono il tipo di consumo, frutto di disagio, le conseguenze anche molto gravi che possono verificarsi in termini di incidenti, e gli effetti sulla salute».
Un romanzo molto bello che ti consigliamo se vuoi affrontare il tema dell’alcolismo tra i giovanissimi in chiave narrativa è “Le fedeltà invisibili” di Delphine De Vigan (Einaudi). Qui puoi leggere la recensione di Donna Moderna
Quali danni sul fisico dei giovani
«Gli studi dimostrano che l’alcol interagisce con la rigenerazione delle sinapsi alla base del sistema nervoso e del funzionamento del cervello, in termini di memoria e intelligenza. Nei giovani, nei quali questi collegamenti sono riorganizzati in modo massiccio, gli effetti si possono notare subito nel rendimento scolastico, ma possono anche trascinarsi nel tempo» spiega Di Monaco, che avverte: «Particolarmente a rischio sono le femmine, che secondo le ricerche sempre più spesso bevono per non mangiare, a stomaco vuoto, per sentirsi sazie. Vasi e tessuti nei giovani non sono ancora in grado di sostenere lo smaltimento del processo etilico e possono deteriorarsi portando anche, nel lungo periodo, a tumori al cavo orale» spiega il sociologo. Ci sono poi i casi estremi di sbornie che portano a coma etilico o a causare incidenti stradali.
Un problema anche di sicurezza stradale
Secondo una ricerca Eurispes Empam oltre il 40% dei giovani si sarebbe messo alla guida almeno una volta in stato di ebrezza o sarebbe stato passeggero a bordo di un’auto il cui conducente era palesemente in stato di alterazione. Nel 2017 quasi ci sono stati 2.912 casi di incidenti (il 9% del totale) rilevati dai Carabinieri, legati al consumo di alcol, in crescita dello 0,9% rispetto al 2016. Per la Polizia Stradale il 10,7% di violazioni del Codice della strada è legato alla guida sotto l’effetto dell’alcol. «È un problema gravissimo, che ci preoccupa anche perché sembra si sia abbassata la guardia. Gli etilometri sono accusati di non essere affidabili in caso di eccessiva umidità o temperature più basse, come in montagna, oppure si cerca di metterne in discussione il risultato con l’uso di colluttori o medicine. Sono frequenti anche le archiviazioni dei procedimenti penali in caso di incidenti legati all’alcol ma senza vittime, ma in questo modo si vanificano gli sforzi degli anni passati. Oggi ci si concentra sull’uso del telefonino alla guida, che è grave, ma non bisogna dimenticare i danni dell’alcol» spiega Biserni dell’ASAPS.