Le alghe tossiche sono in aumento. E non sono tossiche solo per il mare, ma anche per l’uomo. Possono infatti scatenare reazioni allergiche da contatto o vere e proprie intossicazioni, nel caso in cui si mangino crostacei o pesci che le contengano.
Cosa sono le alghe tossiche?
A confermare un trend preoccupante sono le foto che hanno fatto il giro del web e dei media, e che arrivano da diverse località di mare della Turchia, compresa Istanbul: l’acqua appare ricoperta da mucillagini, che danno una colorazione grigiastra al mare. Secondo uno studio dell’Intergovernmental Oceanographic Commission dell’Unesco, pubblicato sulla rivista Communication Heart & Environment (gruppo Nature) le mucillagini sono aumentate negli ultimi 33 anni non solo in America Centrale, nei Caraibi e nel nord dell’Asia, ma anche nel Mar Mediterraneo. Qui a proliferare è soprattutto un’alga unicellulare potenzialmente tossica, la Ostreopsis ovata, che in genere vive sulla superficie di macro alghe rosse e brune che si trovano sul fondo del mare. L’aumento della presenza di alghe tossiche sarebbe legato al rialzo delle temperature dell’acqua, che a sua volta fa crescere la quantità di azoto e fosforo, che favoriscono le fioriture della vegetazione marina. Ma c’è da temere per l’uomo?
Perché sono tossiche?
Le mucillagini possono diventare un problema per i bagnanti sia perché possono dare luogo a reazioni dermatologiche, sia perché sono habitat ideale per molte specie di microrganismi, come batteri e virus, che possono risultare nocivi per la salute. In circa la metà dei casi (48%), infatti, le fioriture hanno causato intossicazione in pesci e frutti di mare, che poi finiscono nella catena alimentare umana. «Il fenomeno è semplice: il rialzo della temperatura fa crescere queste alghe da cui proviene una sorta di muffa che diventa terreno fertile per virus e batteri. Questi, a loro volta, possono essere causa di reazioni tossiche se inalati o ingeriti, anche indirettamente. Si tratta, appunto, di reazioni tossiche, mentre le allergie vere e proprie avvengono solo in caso di contatto con la pelle» spiega Gianluigi Marseglia, presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP)
Come ci si contagia?
Secondo gli esperti che studiano il fenomeno delle alghe tossiche, le reazioni possono essere di due tipi: da aerosol, quindi respirando o inalando frammenti di alghe, oppure tramite consumo di molluschi, crostacei o pesci contaminati. I sintomi possono andare dall’irritazione della gola, tosse, dispnea, nausea, lacrimazione, fino a quelli più tipici di una intossicazione alimentare: vomito, diarrea, a volte dolori muscolari o articolari e in alcuni casi difficoltà respiratorie. «In questo caso si tratta di una reazione di tipo alimentare, quindi analoga a quella che si può avere quando si mangiano cibi avariati o contaminati da altre sostanze» spiega Marseglia. Ma possono verificarsi anche reazioni allergiche vere e proprie?
Chi è vittima di reazioni allergiche?
«In genere, perché si presenti una reazione allergica occorre che la persona sia allergica a una determinata sostanza, come per esempio i crostacei oppure una particolare pianta. Questo significa che non sono le alghe di per sé a scatenare una risposta, perché questa avviene solo in soggetti predisposti» chiarisce Marzia Duse, docente di Allergologia presso l’Università La Sapienza di Roma. «Non c’è dubbio, comunque, che anche le alghe possano dare reazioni di tipo allergico a persone il cui sistema immunitario non le tolleri».
Allergia e irritazione: come distinguerle
Ma come si riconosce una eventuale reazione alle alghe? «Nella maggior parte dei casi si tratta di reazioni da contatto, quindi si possono verificare dermatiti, compaiono puntini o eczemi, accompagnati da prurito: proprio quest’ultimo è il segnale che accompagna una eventuale reazione allergica e la distingue da una più semplice reazione irritativa» spiega l’esperta.
Come intervenire subito?
Che fare di fronte a una possibile reazione irritativa o allergica? «Nella maggior parte dei casi si tratta di reazioni di tipo irritativo, dovute alla tossicità dell’alga stessa – spiega Marseglia – Il consiglio è di lavare accuratamente la pelle interessata dalla reazione con acqua non di mare, ma dolce. Se l’irritazione è modesta, è sufficiente lavare più volte nell’arco di qualche giorno e il problema dovrebbe risolversi facilmente, anche utilizzando una crema detergente delicata. Se, invece, dovesse persistere, è bene rivolgersi al medico che potrebbe suggerire il ricorso a una pomata cortisonica, che ha un effetto antinfiammatorio molto potente, ma va assunta solo sotto stretto controllo medico. Un uso non corretto, infatti, potrebbe provocare danni, perché il cortisone viene assorbito dalla pelle e potrebbe avere effetti negativi, soprattutto nei bambini» spiega Marseglia.
Ci vuole un test allergologico?
«Va detto che non bisogna sempre temere il peggio e comunque va accertato se davvero si tratta di una reazione da alga. Il consiglio è, nel caso in cui si verifichino reazioni frequente e ripetute, di prendere un pezzo dell’alga e portarla al proprio pediatra o medico allergologo, in modo che possa procedere con un test allergologico cutaneo. In questo modo si saprà con certezza se a scatenare la reazione è stata l’alga in questione o un’altra sostanza presente nell’acqua di mare (o di lago o fiume), come un possibile inquinante» conclude Duse.