La classifica vede in cima i broccoli cinesi. Ma ci sono anche il prezzemolo che arriva dal Vietnam e il basilico dell’India. È il podio del cibo contaminato, che poi però finisce sulle nostre tavole. Una black list che è stata compilata da Coldiretti, e diffusa a Napoli, durante una manifestazione in difesa della dieta mediterranea e contro chi vende cibo low cost (e poco controllato).
Cibi contaminati: non solo broccoli
La maglia nera dell’alimentare è finita addosso anche ad altri prodotti che importiamo da altri paesi. In un caso su tre dei campioni analizzati dalle autorità dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efta), sono risultati contaminati anche le melegrane che arrivano dall’Egitto. Fuori norma anche l’11 per cento delle fragole e il 5% delle arance di quel paese africano. Ci sono anche il peperoncino che arriva dalla Tailandia, i piselli dal Kenya; meloni e cocomeri della Repubblica Dominicana. Le piante di menta dal Marocco.
Dove sta il problema?
Il problema sta nelle micotossine, negli additivi e nei coloranti, usati per la coltivazione e la conservazione di queste piante. Nel 92% dei campioni di broccoli cinesi, per esempio, le autorità europea hanno rilevato la presenza di pesticidi, insetticidi e fungicidi. “Tutte sostanze sono cancerogene, che vengono usate in agricoltura e poi ingeriamo perché entrano nella nostra dieta”, ci spiega il professor Umberto Tirelli, dell’Istituto Tumori di Aviano. “Alla base di tumori solidi e liquidi, come quelli del sangue e i linfomi, troviamo proprio queste sostanze cancerogene”. Il prezzemolo del Vietnam presentava residui chimici tossici nel 78% dei prodotti sottoposti ad analisi; il basilico dell’India, in sei campioni su 10.
E in Italia come siamo messi?
C’è un dato positivo in questa black list dei cibi contaminati: l’agricoltura italiana è fra le più green d’Europa. Abbiamo 281 prodotti a denominazione di origine, cioè Dop o Igp, e anche il maggior numero di aziende dedite all’agricoltura biologica. Siamo anche al vertice della sicurezza alimentare, abbiamo il minor numero di prodotti contenenti sostanze chimiche nocive, che sono solo lo 0,4%. Giusto per fare un confronto: quattro volte meno la media Ue (1,4%) e di gran lunga lontani dai prodotti che importiamo da fuori Unione europea (7,5%).