Aumenta l’isolamento sociale tra i ragazzi italiani, sempre più reclusi tra le quattro mura domestiche, con lo smartphone e la Rete come unico canale di comunicazione, al di fuori della scuola. A dirlo sono i dati del Cnr, secondo cui in tre anni i casi di “lupi solitari” con poca socializzazione sono triplicati. A preoccupare sono anche gli hikikomori, coloro che scelgono il completo ritiro sociale, che sono raddoppiati in Italia dopo la pandemia.

Allarme: raddoppiati i casi di hikikomori

Dal 2022 a oggi gli hikikomori italiani sono raddoppiati, passando dal 5,6% della popolazione giovanile al 9,7%. Significa che 1 ragazzo su 10 ha scelto il completo “ritiro sociale”, ossia si è chiuso in casa, tagliando le relazioni sociali. Lo indica un report, condotto dal gruppo multidisciplinare di Ricerca “Mutamenti Sociali, Valutazione e Metodi” (Musa) dell’Istituto di Ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma (Cnr-Irpps), in collaborazione con l’Istat.

Aumenta l’isolamento sociale per tutti

Come indicano gli esperti, anche senza arrivare al caso estremo di hikikomori, aumenta in generale l’isolamento sociale tra gli adolescenti italiani. Il fenomeno è cresciuto dal 15% al 39,4% nella fascia di età tra i 14 e i 19 anni, coinvolgendo 2 ragazzi su 5, che non hanno altra interazione con i coetanei se non nelle ore di scuola. La ricerca, pubblicata su Scientific Reports, ha cercato di individuare i motivi del disagio sociale che spinge all’isolamento, proprio mentre arriva anche la notizia di una sentenza destinata a lasciare il segno: un tribunale italiano ha vietato lo smartphone a un 15enne che ne aveva “abusato”.

Vietato lo smartphone a un 15enne

Il caso riguarda un ragazzo con una situazione familiare delicata, caratterizzata da alta conflittualità tra i genitori, episodi di violenza domestica e comportamenti problematici del minore, come l’uso smodato del cellulare. La Cassazione ha deciso di affidarlo a una casa famiglia (ordinanza n. 1832/2025) confermando di essere d’accordo con quanto era stato disposto in primo grado, con il divieto assoluto di utilizzare dispositivi elettronici, in nome di una corretta educazione digitale.

I giudici decidono sull’uso del cellulare

«Capita sempre più spesso che i tribunali entrino nelle questioni che riguardano l’uso del cellulare dei figli e, quando i genitori sono in disaccordo su questo, il giudice può intervenire nell’interesse del figlio minorenne, assistito in giudizio dal curatore speciale», spiega l’avvocato Marisa Marraffino, esperta di minori e reati informatici. «I tribunali, quindi, possono stabilire che siano previsti limiti orari, blocco dei profili social o strumenti di parental control. Si tratta, infatti, di doveri educativi che ricadono sui genitori e, nei casi più gravi nei quali questi manifestano un disinteresse completo per questi aspetti, si può arrivare anche alla sospensione della capacità genitoriale», spiega Marraffino.

Genitori assenti e figli iperconnessi

«Nel caso affrontato da ultimo dalla Cassazione l’alta conflittualità dei coniugi, che aveva portato anche a denunce reciproche, aveva portato il figlio a isolarsi e ad abusare di internet. Per questo è scattato anche il collocamento in comunità con divieto assoluto di usare i dispositivi elettronici – sottolinea l’avvocato – I genitori devono capire che esistono alternative all’uso dei cellulari da parte dei figli piccoli. Ormai ci sono studi anche in Italia che dimostrano i danni fisici, sia a livello di sviluppo cognitivo ma anche oculistico, di una sovraesposizione anticipata ai dispositivi elettronici».

Allarme hikikomori: sempre più dipendenza da internet

«Uno studio recente dei pediatri della California ha mostrato come molti bambini tra gli 11 e 12 anni presentano ormai segni di dipendenza da internet e hanno profili social che nascondono ai genitori. Ci sono molte cause negli USA (ma stanno arrivando anche in Europa) sui danni da “prodotto difettoso” dei social: gli algoritmi, infatti, creano dipendenza e incoraggiano a impegnarsi in un ripetitivo ciclo di feedback guidato dalla dopamina. Il solo divieto, però, non basta: bisogna parlare con i propri figli in modo che ci vedano come adulti autorevoli. L’educazione passa anche da un uso responsabile dei dispositivi elettronici», dice Marraffino.

Allarme hikikomori: disagio giovanile in aumento

Di sicuro la sentenza getta una luce nuova anche sui crescenti casi di ritiro sociale da parte dei giovani, che sembrano trovare “conforto” solo in Rete. «Io avverto tanta solitudine nei ragazzi e molta ansia. Molti fanno fatica anche ad addormentarsi e i social network hanno aumentato la frustrazione, la sensazione (sbagliata) di non essere all’altezza della vita e delle aspettative degli altri. I genitori spesso sottovalutano questo disagio e non colgono i segnali embrionali», racconta Marraffino, che è anche consulente legale di Terre des Hommes.

Perché gli adolescenti tendono a isolarsi

Anche secondo i ricercatori del Cnr tra i motivi dell’isolamento sociale ci sono iperconnessione, ma anche relazioni difficili con i genitori, oltre a una sempre minore pratica sportiva e all’insoddisfazione nei confronti del proprio corpo, amplificata dai modelli estetici (irreali e irraggiungibili) proposti dai social media. «Sicuramente tutti questi fattori possono incidere, a diverso titolo. In alcuni casi aiuta la connessione aiuta a evitare l’isolamento completo, come per i “lupi solitari”, come mostra anche la ricerca. In altri, invece, cioè in chi era più socializzatolo il consumo social è raddoppiato», psicologo sociale Marco Crepaldi, presidente dell’associazione Hikikomori Italia.

Cosa sta cambiando tra gli adolescenti

«La stessa iperconnessione è quindi spesso anche una conseguenza, un tentativo di trovare un’alternativa a ciò che si perde con l’isolamento. Anche la pratica sportiva è connessa all’isolamento, ma forse più come effetto, mentre le difficoltà di relazione con i genitori possono in effetti essere una causa di isolamento: a volte portano i figli a non sentirsi apprezzati o non all’altezza delle aspettative – osserva Crepaldi – Una delle cause principali, invece, come dimostra anche lo studio, è proprio la perdita di fiducia relazionale, cioè non avere fiducia negli altri né piacere nel relazionarsi con gli altri. Chiaramente la percezione del corpo ha un ruolo chiave, specie per le donne».

Perché le ragazze si isolano di più

Un dato che emerge dal report, infatti, è una leggera maggiore diffusione del fenomeno dell’isolamento sociale volontario tra le ragazze: «Il report conferma come il fenomeno dell’isolamento stia colpendo trasversalmente, ma comunque con alcune differenze: finché è nella cosiddetta fase 1, cioè di parziale ritiro sociale, in effetti coinvolge maggiormente le ragazze; ma se si parla di hikikomori, che un’estremizzazione che porta a non frequentare neppure la scuola (fase 2) o a non relazionarsi con i genitori (fase 3), prevalgono i maschi», osserva Crepaldi.

Allarme hikikomori: in aumento tra gli uomini

«Il motivo è semplice: gli uomini tendono a non chiedere aiuto, per un’idea di machismo, per vanità, orgoglio, narcisismo. Anche quando ricorrono a un aiuto, spesso non possono essere adeguatamente supportati e dunque faticano maggiormente a uscire dalla loro condizione. Spesso non parlano della loro condizione neppure con i genitori, per gli stessi motivi. Al contrario le donne sono più propense ad accettare l’aiuto, perché il fatto di manifestare le emozioni e ammettere una debolezza viene percepito, per il loro genere, come meno sbagliato», spiega lo psicologo.

Sempre meno “farfalle sociali” e amici

Ciò che emerge dalla ricerca è una diminuzione delle cosiddette “farfalle sociali” e degli “amico-centrici”: insomma, si dà sempre meno importanza alle amicizie in carne e ossa. «Il Covid, purtroppo, ha accelerato una tendenza già in corso, anche per il maggior ricorso alle comunicazioni online – spiega Crepaldi – Questo ci porta a ipotizzare che ogni anno sempre più giovani possano isolarsi, anche se magari non con lo stesso ritmo». Non ci sono differenze, invece, su base territoriale o relative al tipo di scuola frequentata o al background socio-culturale ed economico familiare, come invece si supponeva in passato. Significherebbe che il problema è globale e trasversale.

Le risposte agli hikikomori

«Il nostro studio, oltre a fornire risultati utili alla comprensione della natura del problema, evidenzia l’urgenza di interventi educativi e formativi da rivolgere a genitori e docenti scolastici, nonché di sostegno per i giovani», ha esortato Tintori, autore dello studio, con lo scopo di evitare di arrivare a una vera emergenza sociale.

Come evitare l’isolamento sociale dei giovani

«È importante creare delle alternative alla vita on line, tornare ad avere occasioni di incontro nella vita reale – sottolinea Marraffino – Non c’è più interesse per l’altro perché ormai si trova tutto on line. E quando non c’è scoperta crescono solitudine e disagio. Non è un caso, poi, che i reati commessi col mezzo della Rete siano in costante aumento». «A livello macrosociale, per ridurre l’impatto dell’isolamento, occorrerebbe limitare l’esposizione sociale, online, ma anche le pressioni genitoriali e scolastiche. Ma, così come la competizione sociale molto forte, si tratta di variabili difficili da controllare direttamente», spiega Crepaldi.

Allarme hikikomori: cosa può fare un genitore

«A livello preventivo e come supporto in caso di isolamento già presente, un genitore può agire. Come associazione noi consigliamo alcune cosiddette “buone prassi”, cioè una serie di comportamenti psico-educazionali che mirano ad aprire la prima porta, quella della camera da letto del figlio, costruendo con lui un’alleanza che passa da tre fattori principali: l’ascolto empatico, non pressante; la rassicurazione rispetto a possibili paure che riguardino il futuro, quindi senza minacce, coercizioni o intimidazioni; fornire, con la scuola, un piano personalizzato che miri a riadattare la didattica sulla base delle difficoltà sociali del ragazzo, non cognitive», spiega il Presidente di Hikikomori Italia.