Cresce l’allarme per l’influenza aviaria H5N1 e anche gli esperti più cauti invitano, pur senza creare fobie, a monitorare con attenzione il fenomeno. Soprattutto perché non interessa solo l’Asia e la Cambogia, dove una bambina di 11 anni sarebbe morta proprio a causa dell’infezione, ma anche l’Italia. Sul lago di Garda, infatti, è stata segnalata un’anomala moria di gabbiani.
La morìa di gabbiani sul lago di Garda
I casi sono stati registrati nelle ultime due settimane, quando sulle rive del bacino sono stati trovati numerosi esemplari di questi volatili morti. Immediatamente sono scattate le procedure sanitarie per la pulizia delle zone interessate e soprattutto per il contenimento dell’influenza aviaria, che sarebbe la causa dei decessi. Secondo l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, che ospita anche il Centro di Referenza europeo per l’influenza aviaria, «Nelle ultime settimane stiamo assistendo ad un fenomeno di mortalità di massa senza precedenti in Italia. È la prima volta che accade per una sola specie in un determinato e breve lasso di tempo – ha spiegato il direttore Calogero Terregino a FanPage – «solitamente questi fenomeni si registrano soltanto nei paesi del nord Europa che solitamente sono i più colpiti».
«Il fenomeno non va sottovalutato, ma ricordiamo che l’importante è non toccarli a mani nude, evitando il contatto diretto, e naturalmente non mangiarne la carne cruda, come sempre in questi casi», conferma a Donna Moderna l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, dell’Università Campus BioMedico di Roma.
L’allarme per l’influenza aviaria quanto è fondato?
Il timore di un passaggio di specie, il cosiddetto spillover, non è nuovo. «I primi casi di influenza aviaria risalgono al 2002/2003 e da allora si monitora con attenzione la situazione, proprio per il timore di un salto di specie – spiega Ciccozzi – Al momento non ci sono prove certe che questo possa essere accaduto, anche noi stiamo studiando le mutazioni che possono essere accadute negli ultimi vent’anni. Sembra che uno spillover dalla specie avicola ai mammiferi ci sia stato e che sia avvenuto tramite i visoni (abbattuti anche di recente in alcuni allevamenti, proprio per evitare una eventuale epidemia, NdR). Ma che i visoni possano passare il virus responsabile dell’aviaria all’uomo o da uomo a uomo non è certo».
Cos’è l’influenza aviaria e da quanto la conosciamo?
Come spiega il ministero della Salute, «L’influenza aviaria è un’infezione virale causata dai virus della famiglia Orthomyxoviridae, genere Influenza-virus A», cioè «gli unici orthomixovirus di cui sia accertata la capacità di infettare i volatili; i volatili acquatici costituiscono un importante serbatoio di questi virus».
A preoccupare non è tanto l’elevata contagiosità quanto la letalità: «I dati ci indicano che la mortalità causata dal virus può arrivare anche al 52%-54%, che è moltissimo. Basti pensare che il Sars-Cov2 responsabile del Covid si “ferma” a circa l’1%. Però vorrei aggiungere che questa letalità è possibile solo in caso di contatto con le feci degli animali infetti, per inalazione o contatto diretto se una persona le tocca e poi mette le mani agli occhi o in bocca, oppure in caso di contatto diretto tra animali. In questi casi, quindi, la letalità è alta», spiega l’epidemiologo.
Il virus è passato all’uomo?
Le analisi locali parlano di «alcune indicazioni» che dimostrerebbero come il virus abbia già «attraversato» un essere umano. «Il vero dubbio è che il virus possa essere passato all’uomo, con uno spillover dalle specie avicole a quella umana, appunto, e che poi possa diffondersi da uomo a uomo, come si teme possa essere accaduto nel caso della bambina in Cambogia. Ma occorre ancora prudenza: non è chiaro se la bambina lo abbia preso dal padre, anch’egli risultato positivo, o viceversa, oppure ancora se entrambi si siano infettati da fonte comune», chiarisce l’esperto.
«Prove certe e scientifiche di un passaggio da uomo a uomo non ce ne sono ancora. Certo, occorre mantenere l’allerta e i sistemi di sorveglianza stanno monitorando. Va detto che i nostri centri zooprofilattici sono tra i migliori al mondo», conferma Ciccozzi.
C’è il rischio di una nuova pandemia?
«Il rischio teorico c’è. A preoccupare sono soprattutto l’alta letalità di cui parlavo prima e quello che può avvenire negli allevamenti intensivi avicoli. In Asia ce ne sono molti, ma anche in Italia, specie nel nord del Paese e nel viterbese», chiarisce l’epidemiologo.
È pericoloso mangiare carne di pollo o uova?
«Su questo va fatta chiarezza: non ci sono pericoli che derivino da carne o uova se i cibi sono cotti perché la cottura uccide qualunque tipo di virus di fosse. È invece sconsigliabile consumarli crudi. Attenzione anche alle norme di igiene: dopo aver maneggiato la carne, infatti, occorre sempre lavarsi le mani e pulire le superfici con cui è stata in contatti», consiglia Ciccozzi.
Come si riconosce e si cura l’influenza aviaria?
«I sintomi sono quelli classici dell’influenza, come febbre alta e mal di gola. Essendo causata da un virus non serve assumere antibiotici. Sono allo studio, comunque, vaccini specifici. La cosa migliore, al momento, è il rispetto delle norme igieniche già indicate, evitando il contatto con soggetti a rischio infezione», spiega l’esperto.