L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha recentemente pubblicato uno studio che mette in luce una tendenza preoccupante: il calo delle capacità cognitive tra gli adulti nei Paesi avanzati. L’indagine ha analizzato le competenze di persone tra i 16 e i 65 anni in 31 Nazioni, confrontando i dati raccolti nel 2012 con quelli del 2023. Il quadro emerso è allarmante.
Il declino delle competenze cognitive
La capacità di comprensione dei testi scritti è peggiorata sensibilmente, mentre il calo delle competenze numeriche, seppur presente, è meno marcato. Il declino è particolarmente evidente tra le persone meno istruite, provenienti da famiglie svantaggiate o con livelli di studio più bassi. In particolare, gli uomini di mezza età sembrano essere i più colpiti, al punto che le donne li hanno ormai superati nella capacità di lettura e comprensione.
L’Italia tra i Paesi più in difficoltà
Secondo i dati Ocse, il numero di italiani con competenze di lettura a un livello molto basso è passato dal 28% nel 2012 al 35% nel 2023. Ciò significa che più di un terzo della popolazione fatica a comprendere un testo anche solo moderatamente complesso. Questo fenomeno non riguarda solo l’Italia: un peggioramento generalizzato si registra in quasi tutti i Paesi avanzati, ad eccezione di Nazioni come Danimarca, Finlandia, Svezia e Regno Unito. Tuttavia, in Italia la situazione è particolarmente grave perché il divario tra chi possiede competenze avanzate e chi ha difficoltà a comprendere un testo si sta ampliando, portando a una crescente diseguaglianza cognitiva.
Ocse: colpa di internet e social media
Ma perché le capacità cognitive stanno diminuendo? Gli esperti sottolineano che il declino è iniziato dopo la diffusione degli smartphone e dei social network come principali fonti di informazione e intrattenimento. L’Ocse evidenzia come i media digitali sfruttino meccanismi che creano dipendenza e favoriscano un consumo passivo dei contenuti. Uno studio del Pew Research Center ha rivelato che, nel 2022, la metà degli adulti americani si informava «spesso» o «a volte» attraverso i social media. Questo cambiamento nelle abitudini di consumo delle notizie ha portato a una minore capacità di concentrazione e a una crescente difficoltà nel distinguere informazioni affidabili da fake news.
Un problema per le società moderne
Il calo delle competenze cognitive ha conseguenze profonde. Le società avanzate rischiano di diventare meno capaci di analizzare informazioni complesse, prendere decisioni consapevoli e distinguere la realtà dalla propaganda. Questo fenomeno ha ripercussioni non solo sulla vita quotidiana, ma anche sulla politica, sull’educazione e sulla capacità di innovazione di un Paese. In risposta a questa crisi, alcuni governi stanno adottando misure per proteggere i più giovani. L’Australia, ad esempio, ha vietato l’uso dei social network ai minori di 16 anni. In Cina, invece, i bambini iniziano a studiare programmazione già alle scuole elementari, sviluppando competenze avanzate fin dalla giovane età.
L’Italia e il rischio di un futuro senza eccellenze
Per l’Italia, la sfida è ancora più grande. Il Paese non solo registra livelli di competenza tra i più bassi dell’Ocse, ma fatica anche a valorizzare i suoi talenti. Le élite cognitive, ovvero coloro che possiedono capacità avanzate nella lettura, nel calcolo e nella risoluzione di problemi, sono in numero inferiore rispetto ad altri Paesi europei. Inoltre, i giovani italiani tendono a raggiungere il massimo delle loro capacità cognitive nella tarda adolescenza, per poi iniziare un declino già prima dei vent’anni. A differenza di altre Nazioni, dove le competenze continuano a svilupparsi fino ai trent’anni, in Italia il percorso sembra arrestarsi troppo presto. Questo potrebbe spiegare perché molti giovani altamente qualificati scelgano di trasferirsi all’estero in cerca di opportunità migliori.
Ocse: un problema da affrontare subito
Il declino delle capacità cognitive non è solo una questione accademica, ma un’emergenza sociale ed economica. Se l’Italia vuole restare competitiva nel panorama internazionale, deve investire nell’istruzione, nella formazione continua e nella valorizzazione dei talenti. In un mondo sempre più dominato dall’intelligenza artificiale, il rischio è quello di vedere le nuove generazioni sempre meno preparate a interpretare la realtà, prendere decisioni informate e costruire un futuro migliore.