Cresce il numero di bambini e ragazzi under 14 che soffre di allergie, tanto che gli esperti non esitano a parlare di “epidemia”. Alla predisposizione genetica si uniscono fattori ambientali che hanno contribuito ad aumentare il fenomeno: si calcola che 4 bambini su 10, infatti, siano allergici e con problemi che si manifestano soprattutto a livello della pelle. Ma l’intelligenza artificiale e farmaci intelligenti, come gli anticorpi monoclonali, possono aiutare nella diagnosi precoce, evitando che possano svilupparsi forme severe. Ecco come.
Per gli esperti è un’epidemia
Alla vigilia del Congresso nazionale della SIAIP, al quale interverrà in videoconferenza anche il virologo americano Anthony Fauci, gli esperti parlano di epidemia. Perché? «Perché stiamo assistendo a un aumento esponenziale e progressivo dei casi. Uno studio del 2010, basato su un algoritmo, stimava che le allergie nei bambini sarebbero raddoppiate nell’arco di 10 anni e oggi i dati confermano quelle previsioni: siamo passati dal 20% a circa il 50% di manifestazioni allergiche complessive, delle quali circa il 40% è di tipo dermatologico» spiega Gianluigi Marseglia, Direttore della Clinica Pediatrica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, Professore dell’Università di Pavia e Presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP).
Le cause: genetica, inquinamento e alimentazione
A concorrere all’aumento delle allergie negli under 14 sono almeno tre fattori: la predisposizione genetica, i fattori ambientali e in particolare l’inquinamento, e poi l’alimentazione. «Fin dagli anni ’60 un genetista aveva scritto un articolo sulla rivista The Lancet intitolandolo Atopy runs in family, cioè l’atopia (intesa come dermatite atopica) corre in famiglia: significa che alla base delle allergie c’è familiarità. Gli studi dimostrano che se tutti e due i genitori sono allergici, il rischio che lo sia anche il figlio è intorno all’80/90%. Se c’è un solo genitore la percentuale scende al 60%, mentre nel caso di un parente di primo grado siamo intorno al 30/40%. Per questo si dice che l’allergia è una malattia non a trasmissione genetica diretta, ma familiare» spiega l’esperto.
Altrettanto confermato è il peso dei fattori ambientali: «L’ambiente influisce in modi diversi: per esempio, se un bambino nasce in primavera quando c’è la massima fioritura dei pollini, il rischio che sviluppi un’allergia aumenta perché è maggiore il carico allergenico. Viceversa se un bambino viene allattato al seno per 7/8 mesi si nota l’effetto protettivo del latte materno che previene lo sviluppo di potenziali allergie. Ancora, se per esempio un bambino vive in un ambiente inquinato, dunque non al mare o in campagna che sono considerati ambienti salubri, il rischio che l’inquinamento agisca come fattore coadiuvante nello sviluppo delle allergie è altissimo» spiega Marseglia.
Questo accade perché le polveri sottili, come il PM10, favoriscono la penetrazione e il deposito degli allergeni nell’apparto respiratorio: «In pratica li inglobano e, una volta all’interno dell’organismo umano, favoriscono reazioni allergiche. Si è visto, per esempio, che bambini che vivevano vicino all’autostrada e a coltivazioni di determinate piante diventavano allergici a quelle piante. Al contrario, chi viveva a 100 km dalle stesse coltivazioni, sviluppava meno allergie» aggiunge l’esperto.
E l’alimentazione? «Anche ciò che mangiamo ha la sua importanza. In particolare un’alimentazione poco naturale, con cibi altamente processati, industrializzati e con allergeni tra gli ingredienti, introdotti precocemente, possono favorire la sensibilizzazione e lo sviluppo di allergie» conferma il Presidente della SIAIP.
Boom di allergie della pelle
Una caratteristica delle “nuove” allergie è che colpiscono prima di tutto la pelle. Nei bambini al di sotto dei 14 anni 4 su 10 hanno allergie alla pelle, specie nei più piccoli dove cresce la dermatite atopica. «In questo caso gli inquinanti agiscono molto a livello dermatologico, con forme a volte molto lievi che tendono a migliorare nel tempo e altre invece più impegnative che si prolungano negli anni e possono essere anche molto fastidiose. Negli adolescenti possono anche diventare fonte di imbarazzo e quindi invalidanti o causa di bullismo. Per questo è importante agire per tempo e con cure mirate» dice Marseglia.
Un aiuto dai “farmaci intelligenti”
Di fronte all’aumento del fenomeno, però, ci sono anche nuove risposte, che vengono ad esempio dalla medicina di precisione con i “farmaci intelligenti”: cosa e quali sono?
«Intanto va detto che la gestione della cura delle allergie, specie della pelle, non può essere affidata al fai-da-te. Vanno usati prodotti consigliati dal pediatra. Però esistono anche nuove cure, come i farmaci intelligenti. Si tratta di anticorpi monoclonali somministrati tramite iniezioni : nei casi più gravi, quelli in cui non c’è un’attenuazione delle manifestazioni allergiche dermatologiche, risultano risolutivi e migliorano sensibilmente la qualità della vita, facendo scomparire anche effetti collaterali come disturbi del sonno o problemi di natura psicologica ed emotiva» spiega l’esperto. Gli anticorpi monoclonali “intelligenti” permettono anche di curare malattie allergiche gravissime come certe forme di asma.
«Altri farmaci molti utili sono prodotti topici, come creme e saponi innovativi, che sono stati realizzati grazie a nuove scoperte nel campo della fisiologia della pelle: in pratica, conoscendo meglio e più approfonditamente le caratteristiche della pelle, si è potuto mettere a punto farmaci che integrano le eventuali carenze della pelle stessa del bambino allergico (che spesso è molto secca, ad esempio) e permettono di riacquistarne le normali funzioni» dice Marseglia, che aggiunge: «Un aiuto arriva anche dall’intelligenza artificiale».
Diagnosi mirate con l’intelligenza artificiale
«Si tratta di un progetto innovativo a livello mondiale, che abbiamo portato avanti come Clinica Pediatrica del Policlinico San Matteo. Per la prima volta abbiamo raccolto migliaia di dati clinici in un database che, grazie a un algoritmo e all’intelligenza artificiale, ci aiuteranno a effettuare diagnosi precoci sui pazienti. Questo servirà anche a selezionare cure mirate, eventualmente a rimodularle nel caso in cui non risponda al meglio, e si eviteranno possibili complicanze gravi che un’allergia non trattata tempestivamente potrebbe dare – dice Marseglia – Sapremo quindi in anticipo quando un bambino piccolo potrebbe avere un problema e di che tipo». Infine, grazie alla telemedicina, è possibile gestire a distanza i bambini allergici in cura, evitando gli spostamenti non necessari, e garantendo un monitoraggio strettissimo. «Per esempio – conclude il Presidente SIAIP- nel caso di un piccolo paziente asmatico possiamo chiedere a lui o ai suoi genitori di eseguire ripetute spirometrie i cui risultati ci consentono di modulare la terapia sulla base delle modificazioni osservate. Si tratta di uno straordinario successo frutto dell’evoluzione tecnologica che, ai tempi del Covid, trova una ricaduta ancor più importante».