Siamo arrivati all’equazione donna uguale escort?
«Ma no! Il mondo femminile è composto per la stragrande maggioranza da persone che lavorano duro, che fanno acrobazie per tenere tutto insieme, famiglia, figli, mariti. A me indigna il terribile messaggio che viene fatto passare e cioè che queste escort siano modelli vincenti».
Però si pongono come tali: vestono abiti di marca, sono sotto la luce dei riflettori, vanno in tv…
«Vero. E allora spieghiamo che escort è la versione più chic di prostituta. Ora ditemi voi se una prostituta nei secoli è stata per le donne un modello vincente. Però c’è chi le vuole far passare come tali. Patrizia D’Addario, la escort pugliese, ha perfino scritto un libro sulle sue esperienze del “mestiere”. Più di una discoteca ha invitato Ruby come attrazione, e la si rincorre per intervistarla. Trovo tutto ciò grottesco e offensivo per il genere femminile».
La liberazione sessuale,bandiera del femminismo, è stato forse il seme da cui è partita questa degenerazione dei comportamenti?
«Non scherziamo. Quando abbiamo combattuto per l’emancipazione femminile, avevamo ben chiari i nostri obiettivi. Lo slogan “il corpo è mio e me lo gestisco io”, aveva più e diversi significati. Per esempio partorire senza troppo dolore, e infatti sono nati i parti dolci, è stata introdotta l’epidurale. Ma il messaggio era anche “tu non mi puoi stuprare e passarla liscia”, e così la violenza sessuale, da reato contro la morale è diventato reato contro la persona. Rivendicavamo il diritto di provare il piacere sessuale in un’epoca in cui le donne per definizione non potevano avere l’orgasmo. Erano battaglie per la piena dignità delle donne, per una libertà autentica. Che c’entra tutto questo con la presunta libertà delle escort? Nulla».
Non sono donne indipendenti che gestiscono il proprio corpo come meglio credono?
«Al contrario, sono schiave che fanno il mestiere più antico del mondo e che vogliono spremere gli uomini. Sono bulimiche, si ingozzano di qualunque pietanza. Poi, raggiunto il limite, vomitano. Basta leggere le loro intercettazioni per vedere lo schifo che provano. Non viene mai suggerita, nelle loro conversazioni, un’azione positiva: una ragazza s’inventa ricatti, un’altra vuole ottenere favori, un’altra ancora una casa, una sistemazione per sé e per la famiglia, la partecipazione a una trasmissione, un’altra esige un ruolo pubblico».
Qualcuno potrebbe accusarla di eccessivo moralismo.
«Guardi, fare la prostituta è una cosa atroce, e non solo perché non è moralmente edificante. Immaginate di avere 17 o 25 anni. Di fare sesso a pagamento per mantenervi. Non vi vengono i brividi all’idea di trovarvi tra le braccia di uno sconosciuto che può essere anche una persona pericolosa? Un conto è subire tutto questo perché si è prigioniere della tratta come le povere nigeriane. Un conto è vendere il proprio corpo per arricchirsi in modo facile e rapido. E ci vedo qualcosa di patologico».
In che senso?
«Non sono in grado di fare diagnosi, è ovvio. Ma a mio avviso tutte hanno avuto qualche trauma nel passato. Chi è stata maltrattata da padre o zii, chi ha avuto una madre assente o troppo presente, ossessiva, chi è stata abusata. Sono sicura che nessuna di queste vanta un’infanzia e un’adolescenza lineari. Mi fa impressione Ruby, con le sue mille verità o mille bugie: racconta che è stata violata da due zii, che è stata malmenata dal padre, che è scappata di casa, che ha rubato. Poi dice il contrario. Che le sia successo tutto questo o meno, il risultato è che sembra avere un Avatar, una specie di doppia personalità. Per non parlare del profondo disprezzo che tutte le protagoniste di queste vicende, indistintamente, mostrano nei confronti del proprio sesso. Sono profondamente misogine».