Il podcast sull’amore tossico nella rubrica di Giornale Radio
Puoi ascoltare l’articolo nel racconto della nostra direttrice Maria Elena Viola durante la diretta nella rubrica di Giornale radio 12 minuti con Donna Moderna.
La testimonianza della nostra giornalista
Se avessi incontrato l’amore tossico a 20 anni non so proprio cosa ne sarebbe stato della mia vita: avrei pensato che l’amore fa male. Per fortuna ne avevo 42 quando ho incontrato A.
Mi ero appena separata dopo 20 anni di serena convivenza di coppia e, visto che le rivoluzioni nella vita sono come le ciliegie, una tira l’altra, ho, nell’ordine, cambiato lavoro, ristrutturato casa, sostituito lavatrice-telefono-citofono-televisore che si sono rotti tutti in una volta, iniziato a uscire sempre, non tanto per non sentirmi sola ma per scaricare l’energia: se ti separi, diciamo così, consensualmente, provi un senso di liberazione, quasi di felicità incontenibile. E non riesci a stare ferma.
Lui subito molto premuroso
A cena da amici incontro lui, marito quasi ex di una vecchia amica. Nessuno ci crede, ma non ci conoscevamo se non di vista. Me lo avevano sempre descritto come burbero, duro. Fu invece gentilissimo, quasi affettuoso, molto curioso di sapere come mi sentivo, visto che anche lui era in un momento di passaggio. Una bella serata, ma poi io ritorno alle mie faccende. Mesi dopo, con il nuovo lavoro che scricchiola e la solitudine dentro una casa nuova, ma senza altre voci, accetto un invito in montagna: amo lo sci, mi ha salvato la vita più volte. Ma non ho la macchina. «Perché non vieni con A.?» mi dicono. Porta suo figlio (che conoscevo benissimo) tutti i weekend da quando si è separato. Mi chiama lui offrendomi il passaggio.
L’amore tossico inizia con una relazione seria
Ricordo ancora il momento in cui l’ho rivisto fuori dal portone, com’era vestito, le parole che mi ha detto. Bellissimo, perché A. è bello e sa di esserlo. Mi sono innamorata all’ultimo tornante. Weekend magico pieno di neve, risate, ammiccamenti, tuffi al cuore. Il viaggio di ritorno l’ho fatto con altri amici e A. ha continuato a messaggiarmi. Ovvio che 15 giorni dopo eravamo al cinema e poi a casa mia a mangiare tortellini riscaldati. Cosa posso dire? Passione vera e incontenibile. Iniziamo subito una relazione “seria”: io che lo accompagno a vedere appartamenti, lui che mi presta la sua mega auto per andare nel nuovo ufficio; io che cucino (non lo faccio mai), lui che mi abbraccia tutta notte; io che faccio da babysitter a suo figlio.
I primi segnali dell’amore tossico
Avrei dovuto capire subito che c’era qualcosa di storto. Dopo qualche settimana è nervoso, irritabile e irritante. Mi sta addosso criticando come mi vesto, gli amici che frequento, le cose che dico. Il mio istinto mi dice: scappa. Ma so che è in un momento difficile: la separazione con un figlio piccolo, la morte del padre, il lavoro nuovo, gli operai in casa… Basterebbe una di queste cose per mandare in tilt chiunque. Quindi tengo duro. Il che non mi costa fatica: mi basta stare insieme per dimenticare quelle che allora credevo sciocchezze. In realtà, è un crescendo. Mi porta al mare, nella nuova casa che sta finendo di costruire. Ci tiene molto, dice. Talmente tanto che, uscita da un negozio dopo un tempo infinito per comprare una presa elettrica, vengo travolta da insulti irripetibili perché non arriviamo in tempo per vedere il tramonto da una certa punta sul mare. Sono sotto choc ma mi dico: che romantico!
8 anni per provare a uscirne
Il viaggio di ritorno, un tormento. Due ore a parlare della presa elettrica e delle conseguenze del tramonto mancato: ho trascorso tutto il tempo schiacciata contro la portiera cercando di farmi minuscola per parare i colpi verbali. Scesa dalla macchina l’ho piantato. Sono letteralmente scappata. Ma ho resistito pochi giorni: promesse e lacrime (sue) mi hanno riportata all’ovile. Ed ero ben felice di rientrarci perché le emozioni che mi dava A. erano irripetibili. E, credevo, un segnale indiscutibile di vero amore. Perché quello che chiamano tossico, se ci sei dentro, è un amore travolgente, a cui non sai e non puoi dire di no. Nonostante tutto, nonostante l’età. Come si fa a 40 anni suonati a non uscirne? Si fa e basta. Gli amici dicono che non ero io, che quando c’era lui cambiavo carattere, diventavo un’altra persona. Ci ho provato a mollarlo, per 8 anni. E sempre A. mi ha riacciuffata. Andavo e tornavo.
I finti regali
Lui tormentava gli amici con il suo dolore quando non c’ero, e me con le sue – scusate – stronzate quando c’ero. Mi chiamava dal cornicione di casa minacciando il suicidio, mi faceva telefonare dall’amica di turno per farmi sapere quanto soffriva. Regali? Direi pochi: non ho mai pagato una cena ma non era un generoso, anzi. Io l’ho soprannominato “l’uomo ipotetico”. Arrivava e mi diceva: avrei voluto portarti dei fiori ma…, potremmo organizzare un weekend ma…, mi piacerebbe che tu avessi ma… Tutto così, al condizionale. Un Natale si presenta con la custodia per gli scarponi da sci vuota: il mio regalo lo avremmo comprato insieme, sempre al condizionale, perché, si sa, gli scarponi vanno provati. Andiamo in negozio, A. sceglie per me gli scarponi più costosi e, alla cassa, secondo voi chi li ha pagati? Nel frattempo, negli anni che siamo stati insieme, è andato in analisi, imbrogliandomi: ha lavorato tutto il tempo per trovare il modo di lasciarmi, mentre io ero alla ricerca di un sistema per far funzionare le cose.
Da una vittima all’altra
E poi è andato via lui, per sempre. Con un’altra che, mi dicono, è anche lei vittima, diciamo, del suo carattere. Io ci ho messo tanto tempo e non so nemmeno come ma ne sono uscita. E mi sono anche sposata con il mio vero grande amore ritornato: bello, sano, divertente. Lui, sì, irrinunciabile.
Ti serve aiuto?
«SE PENSI CHE A TE NON SUCCEDERÀ MAI, SBAGLI. In un rapporto malato ci possiamo cadere tutte». Non usa giri di parole Roberta Fiore, psicoterapeuta e coordinatrice di Spazio Donna WeWorld di Napoli (aws.spazidonna.it). E proprio perché l’amore tossico è un tema che interessa molte, WeWorld gli dedica il talk Relazioni, identità e consenso, il 16 marzo, nella serie di incontri “Chiacchierata femminista” che l’organizzazione non profit ha ideato con BASE Milano (info su weworld.it). COME RICONOSCERLO La prima cosa che deve far scattare un campanello d’allarme sono le reazioni di lui. «Se sono esagerate, anche “solo” verbalmente, se superano il confine e ti costringono, come succede alla protagonista di questa storia, a rimanere in silenzio, a farti piccola, a prenderti la colpa, c’è qualcosa che non va» spiega Roberta Fiore. L’altra spia è l’isolamento. «Il partner tossico ti priva della tua rete sociale, del rapporto quotidiano con la mamma, l’amica, la collega, perché una donna sola è più controllabile». Non va sottovalutato neanche il malessere. «L’amore deve far fiorire, non appassire: non è mortificazione, svilimento. Non deve essere un continuo: “Non sei…, non sei…, non sei…”. Perché più tu ti annulli, più lui diventa forte e ti intrappola nella dipendenza affettiva». COME USCIRNE «Il primo passo è non vergognarsi. Poi, bisogna chiedere aiuto a qualcuno di competente per capire se quella che si sta vivendo è una relazione tossica oppure un rapporto che non va. Fare muro non funziona. Anzi, può essere pericoloso» conclude Roberta Fiore. Un valido aiuto lo si può trovare rivolgendosi ai Cav, i centri antiviolenza (ogni Regione ha i suoi e si trovano online), agli Spazi Donna di WeWorld o chiamando il 1522, il numero gratuito attivo 24 ore su 24 che offre sostegno alle vittime di violenza e stalking.
Libri sulle dipendenze affettive
AL TEMA DELLE RELAZIONI TOSSICHE SONO DEDICATI DUE NUOVI LIBRI. Amori tossici, della psicanalista Laura Pigozzi (Rizzoli, in uscita il 21 marzo), è un saggio che indaga le dipendenze affettive sia in coppia sia in famiglia.
Lui mi ama, di Thora Hjörleifsdóttir (Mondadori), è un romanzo in prima persona che fa luce sulle violenze che spesso passano inosservate nelle relazioni.