Di anoressia non soffrono più solo le teenager. Ci sono nuove forme atipiche che colpiscono le bambine di otto, dieci anni, le donne over 40 e addirittura i ragazzi. E sono più difficili da scoprire anche perché si manifestano con sintomi diversi da quelli classici.
«Le ripercussioni sulla salute possono essere importanti» spiega Stefano Erzegovesi, responsabile del Centro disturbi del comportamento alimentare dell’ ospedale San Raffaele di Milano. «Nelle bambine sono a rischio lo sviluppo sessuale e la crescita. E i rischi sono dietro l’angolo anche per le donne, con blocco delle mestruazioni e accelerazione della perdita di tessuto osseo».
Bisogna tenere gli occhi bene aperti, allora, ed essere pronti a cogliere queste forme di anoressia all’inizio, prima che facciano danni. In caso di sospetto, cerca su www.disturbialimentarionline. it il centro più vicino.
Tra gli 8 e i 10 anni: non si nutre a sufficienza
Il termine è complicato: Arfid, cioè disturbo evitante-restrittivo nell’assunzione di alimenti ed è una forma atipica di anoressia. Non c’è infatti l’ansia di essere magra. Il problema è solo il cibo. «A tavola, la bambina non mangia perché ha paura che un boccone le vada di traverso e la soffochi» sottolinea l’esperto. «Oppure non è interessata a nessun alimento. O, ancora, vuole solo quelli di un determinato colore».
Come distinguere questo disturbo dai capricci? Non c’è da preoccuparsi se la piccola rifiuta il cibo a pranzo, ma non la merenda golosa. «È normale anche un periodo transitorio di inappetenza e fa parte dello sviluppo» sottolinea l’esperto. «In tutti e due i casi la bambina appare magra, ma non ha l’aspetto denutrito, come accade se soffre di Arfid. Se c’è il sospetto di anoressia atipica, il primo passo è una visita dal pediatra per valutare la curva di crescita». La terapia consiste nella rieducazione alimentare, con il coinvolgimento dei genitori. Insieme, imparano a fare la spesa, a cucinare, a decorare il piatto col cibo, in modo da stimolare tutti i sensi.
Over 40: inventa scuse per non mangiare
Viene definita “anoressia di ritorno”. Se infatti si ricostruisce il periodo dell’adolescenza della donna, si scopre che aveva già avuto dei momenti di disequilibrio per quanto riguarda il comportamento alimentare. «A far scattare il disturbo di solito è un periodo molto stressante, come la separazione, un lutto, il licenziamento» puntualizza l’esperto. «La caratteristica di questa forma di anoressia è la fissazione sulla magrezza propria e degli altri e la presenza costante di malesseri digestivi, spesso amplificati per avere la scusa di non mangiare». Attenzione anche ai piccoli cambiamenti. Come l’insicurezza che porta a isolarsi dagli amici e la mancanza di energie fisiche e mentali. «La terapia è psico-farmacologica, nutrizionale e psicologica » conclude l’esperto. «Certo, non è facile perché una donna adulta è più refrattaria a sottoporsi alle cure. Per questo bisogna educare e aiutare il partner oppure l’amica più cara a starle accanto senza farla però sentire sotto pressione: troppe attenzioni possono scatenare l’effetto contrario e allontanarla».
La forma che colpisce i ragazzi si chiama vigoressia
Qui c’è la ricerca ossessiva di un corpo muscoloso. «L’alimentazione è composta solo da proteine, per potenziare la massa muscolare» dice l’esperto. «Così, mangiano cinque, sei uova a colazione, carne a pranzo e a cena, e aboliscono carboidrati e grassi». Altri segni sono irritabilità e stanchezza. «Oppure il ragazzino ha l’aspetto denutrito e lo si vede dal viso: spesso è pallido con le occhiaie» dice l’esperto. Si ricorre alla terapia comportamentale per rieducare il cervello al piacere del cibo e a una diversa immagine corporea di sé.