Pensavo di provarla solo io, l’ansia nel guardare il comodino, su cui poggiano sempre almeno un libro e un e-book. Il magone nel guardare la mia libreria e non vederci i libri che ci sono, ma tutti quelli che mancano. E la fatica nel finire le letture, anche quelle che inizio pensando di divorare: io, che ho letto Guerra e Pace in dieci giorni, vinta da un romanzo contemporaneo di 300 pagine.
Ansia e lettura: la mia storia
Inizialmente ho pensato fosse una fase: l’ingresso nel mondo del lavoro in editoria, dove ogni giorno si scrive e si legge, può rallentare le abitudini di lettura, è normale doversi ricalibrare. Poi ho capito che a bloccarmi non era la stanchezza, era una sensazione più simile all’ansia. È pur vero che leggere significa rinunciare a una conversazione sul divano con le coinquiline, a uscire la sera, a mettersi in pari con l’ultima stagione di una serie di cui sicuramente tutti vorranno parlare proprio ora. Eppure non ho mai sentito questo peso, perché ora sì? Da anni tengo traccia delle mie letture per assicurarmi di completare la mia TBR (dall’inglese “To be read”, così le comunità di lettori online chiamano le liste di libri da leggere), e procedo senza sforzi con un buon ritmo. Ma quest’estate, il periodo in cui in assoluto si legge di più, io ho finito pochissimi libri.
Perché, quando avevo tutto il tempo di farlo, non leggevo?
Il lato “nascosto” del BookTok
Ho cercato testimonianze online e ho capito di non essere l’unica a sentirsi così, anzi: online si chiama Book Anxiety e colpisce tantissimi lettori, che cominciano a mettere in dubbio il loro amore per i libri.
Se inizialmente in molti hanno tirato un sospiro di sollievo con il successo del BookTok, pensando che il binomio social media-lettura fosse l’ultimo caso di opposti che si attraggono finito bene, è pur vero che l’approdo della lettura sui social ha portato nuove dinamiche che non hanno mai fatto parte della vita dei lettori.
Quando un’abitudine si trasforma in trend, inizialmente si fa sempre più popolare, per poi stabilizzarsi come parte dell’identità degli utenti che scelgono determinate comunità online. È così per la lettura, che una volta approdata su piattaforme estremamente “visive” come Intagram e TikTok, ha dato vita alle comunità (Bookstagram e Booktok) e ha cominciato a necessitare di un certo grado di performatività.
Se si vuole far parte della community, bisogna dimostrare di vivere in un certo modo: così spopolano non solo video di ragazze che leggono e recensiscono libri, ma una serie di trend cui prendere parte per essere considerati “veri lettori”. Tendenze che da una parte omologano i contenuti già esistenti e dall’altra spingono l’editoria a diventare un mercato che non ha più come solo oggetto quello del libro, ma una serie di accessori ad esso connessi.
I trend e le challenge di lettura
Così negli Stati Uniti spopolano le Stanley Cups, borracce piene di bevande gassate e iper zuccherate (composte anche di cover/porta snack pieni di dolcetti e biscotti), mentre qui ci limitiamo alla cara e vecchia tisana (meglio se di certe marche, con i gusti “virali” del momento).
Agli snack di accompagnamento si aggiungono strumenti come il reggi e-book (dotato di telecomandino per scorrere le pagine) o i segnalibri intelligenti. Senza contare l’aspetto merchandising: accessori, vestiti, tazze, segnalibri, candele e tutto il resto con le frasi dei libri più in voga.
E poi c’è l’aspetto della performance vera e propria. Le letture guidate da “sfide” che spingono a leggere diversi sottogeneri del tuo genere preferito piuttosto che quelle mirate a completare la TBR. Alcune puntano a regolare gli acquisti e svuotare gli scaffali con libri dimenticati e mai letti, e vanno dalla pesca di titoli ad occhi chiusi da un barattolo all’impacchettamento (per mimare la sorpresa dell’acquisto). Altre, come l’italianissima “di pagina in libro” challenge, organizzata da Sophia (@littlereadersophia su Instagram) per cui ci si vieta di comprare nuovi libri a meno di non raggiungere un certo numero di pagine lette (e una volta raggiunte, ci si può premiare con un acquisto lungo circa il numero delle pagine lette).
Ansia e lettura: la performance della “routine del lettore”
Ci sono poi le letture tematiche, per cui a ottobre si leggono gli horror, a febbraio i romance, a settembre i dark academia (libri ambientati nei college) e così via. Ci sono i libri da leggere sulla base della tua estetica, della tua classe, della tua età, con cui si decide quanto sei cool o quanto sei Brat piuttosto che Demure.
E le sottolineature, le note: basta un veloce salto nel BookTok per osservare interi libri (dal contenuto di dubbia qualità) interamente evidenziati, annotati, pieni di segnalibri che ne analizzano le pagine romantiche, quelle “spicy”, quelle spaventose e quelle – poche – che effettivamente hanno qualcosa da dire.
A questa performance della lettura non fanno che unirsi sempre più persone, a cominciare dalle celebrità. Che questa sia l’era dei bookclub non è una sorpresa, ma spaventa che sia anche l’era dei book stylist (figure preposte che scelgono il libro giusto con cui far apparire i loro clienti). Ce lo siamo meritate per esserci lasciate abbindolare da Jacob Elordi che sfoggia romanzi nelle tasche dei jeans?
Ansia e lettura: quali libri valgono?
Tutto questo mi porta, ogni volta che sfioro una pagina, a chiedermi se lo sto facendo nel modo giusto, se il solo atto di sfogliare ancora le pagine dei libri mi rende una vera lettrice.
Mi ha colpito a questo proposito lo sfogo di Melissa Kirsch (autrice ed editor del New York Times), che nella sua newsletter The Morning ha confessato di ricordarsi sempre meno dei libri che legge e si è chiesta: «Se di un libro non ho che un vago ricordo, vale?». Salvo poi chiedersi chi decide nella lettura cosa «vale» e cosa no, e perché dovrebbe esistere una norma.
Anche io mi faccio continuamente questa domanda: nella lettura – che dovrebbe essere un’attività libera – cosa vale veramente?
«Questo aspetto performativo della lettura comincia a diventare respingente», mi conferma al telefono Carlotta Sanzogni, ex Digital Advisor e Social Media & PR di Libraccio, che ha trovato il suo posto nell’internet dei lettori anche grazie al suo #BookclubZeroSbatti. «Anche io sono sommersa da video di wrap up del mese (riassunti delle letture fatte mensilmente dai creator, ndr), che fanno quasi paura. A meno che qualcuno non sia alla ricerca di titoli, a chi servono? Nemmeno se sei un lettore accanito trovi sempre il tempo, l’energia e la concentrazione necessari per tutte quelle letture».
Il vero valore della lettura
Io a questo gioco ho cercato di partecipare, non per paura di rimanerne fuori ma per genuina voglia di leggere di più, collezionare titoli di cui parlare, amare sempre di più la lettura. Mi ha aiutata a farlo Goodreads, app che permette non solo di tenere traccia delle letture ma anche di definire un numero che vogliamo raggiungere nel corso dell’anno e di creare collegamenti, è una vera e propria piattaforma social per lettori. Poi però è subentrata l’ansia di non arrivare al numero che mi ero prestabilita, di non mettermi in pari con le letture delle mie amiche e di non aver votato adeguatamente un libro (c’è infatti la possibilità di recensire ogni lettura).
«Anche io ho provato ad usarla, ma non riesco!» confessa Carlotta. «Ogni anno ricomincio, ma la trovo troppo limitante: c’è tutta una parte di vita del lettore di cui l’app non può tenere traccia. Ci sono libri che lasci a metà, che recuperi più avanti… Come fai a segnarlo?».
Più che del numero di libri, dovremmo essere contenti in un anno di aver trovato un libro che abbiamo amato, o un libro che ci ha fatto sentire meno soli. Un libro che poi abbiamo regalato e ci ha fatto essere dei buoni amici, che ci ha insegnato qualcosa…
Ecco, è questa la risposta che forse dovremmo darci quando ci chiediamo se una lettura vale. Non basata sulla quantità di pagine, su quanto saremmo in grado di raccontarla ad altri o su quanto sia “in trend”, ma solo sulla ricchezza che ha aggiunto alla nostra vita.
Ansia e lettura: il problema della memoria
«È normale secondo me anche scordare le storie, alla fine capita con moltissime cose che abbiamo a cuore o che impariamo nel corso della vita», racconta Carlotta. «Anzi, io amo quegli appuntamenti con il mio bookclub in cui non ricordo alcune parti: trovo interessante notare cosa mi è rimasto attaccato e cosa ho perso, quali invece sono le cose che hanno amato gli altri. A volte è un ottimo incentivo per rileggere il libro con un’attenzione diversa!».
Con il suo #BookClubZeroSbatti Carlotta organizza infatti un incontro al mese nel quale si parla di una lettura rigorosamente sotto le 100 pagine (da qui “zero sbatti”, l’idea che il tempo in un mese lo si trova per forza, se c’è un reale desiderio).
«L’idea nasce in realtà tra me e i miei amici, poi è diventata un bel fenomeno e ne sono felice. Eravamo tutti circondati da questi club del libro e sentivo molti dire di essere interessanti, ma non avere tempo. Mi sono chiesta come poter aiutare a superare questo scoglio», spiega Carlotta. «Mi piace molto, quando è ora dell’incontro e della discussione, chiamare come ospiti persone che non c’entrano nulla col mondo dell’editoria. Cantanti, pittori, ingegneri: persone che vengono da altri mondi ma trovano spazio per leggere nella loro routine».
L’antidoto per l’ansia da lettura
Così combatte l’idea – ancora viva in Italia – che ci siano lettori (e letture) di serie A e di serie B. E trova ispirazioni sempre nuove per fare spazio alla lettura nella sua vita. «Avendo a che fare con i libri tanto per lavoro è una cosa che amo, e mi sono dovuta rassegnare all’idea di non poter considerare la lettura come la palestra, ovvero con risultati misurabili e distribuibili. È un’attività più integrata alla vita, ed è questo che la rende straordinaria».
Mi convince, sarà il tono genuino da chiacchierata davanti un caffè o il fatto che l’ho sentita parlare sui social così tante volte e mi sembra ormai un oracolo. E approfitto della giornata piovosa e del lavoro che mi costringe a casa per prendermi una pausa e leggere un po’, per la prima volta davvero senza “sbatti”.