«Mi raccomando: prenda l’antibiotico per una settimana, non un giorno di meno». Chissà quante volte il medico ti ha ripetuto questa frase. Forse ora non la sentirai più. Una ricerca appena pubblicata sul British Medical Journal mette in discussione le classiche convinzioni su compresse e bustine. Lo studio, condotto su migliaia di individui dal professor Martin Llewelyn della Brighton and Sussex Medical School, ha scoperto che basterebbero 3 giorni, al contrario dei canonici 7, per sconfiggere i batteri causa delle infezioni. Il paziente può sospendere la terapia appena si sente meglio e i sintomi sono scomparsi. Ma è davvero così?
Bastano 3 giorni invece di 7
«La ricerca è ben fatta. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità sottolinea che, a 70 anni dalla loro introduzione, bisogna rivedere le convinzioni sugli antibiotici» conferma Adriano Lazzarin, direttore della Clinica di malattie infettive all’ospedale San Raffaele di Milano. «Questa regola può valere per disturbi a reni o alla gola, non per patologie più serie come la polmonite. Non a caso le industrie farmaceutiche propongono già confezioni più piccole. Ma, al di là dell’aspetto pratico, lo studio sostiene che le cure prolungate aumentino la resistenza dei batteri agli antibiotici: finora si riteneva che accadesse il contrario».
Ma niente fai-da-te
Questa è l’altra faccia della medaglia: germi e batteri mutano e gli antibiotici diventano meno efficaci. L’Italia, secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, è il Paese europeo con il consumo più alto di questi prodotti e l’antibiotico-resistenza è un problema sentito. «La questione però non si gioca sulla durata della cura, ma sulle dosi» precisa l’esperto. «Se prendo quantità ridotte è come se i batteri continuassero a nuotare in un ambiente poco ostile. Il vero problema, poi, riguarda il fai-da-te: i batteri resistono agli antibiotici perché ne abbiamo presi troppi e per i disturbi sbagliati. Quindi, anche se limitiamo la lunghezza delle terapie, dobbiamo sempre consultarci con il medico».