La scomparsa di Anna Marchesini ha acceso i riflettori sull’artrite reumatoide.
Una diagnosi precoce è la migliore assicurazione per chi soffre di questa malattia. Perché prima si iniziano le cure, meglio è. Il problema, però, è che non è affatto facile capire se i disturbi di cui si soffre dipendono da questo grave problema.
«A differenza di altre malattie, per quanto riguarda l’artrite reumatoide non esistono al momento dei marcatori specifici, non è quindi possibile formulare la diagnosi con gli esami del sangue», spiega Oscar Massimiliano Epis, direttore di reumatologia, ospedale Niguarda di Milano. «E in quattro casi su dieci l’anticorpo anti peptide ciclico citrullinato e il fattore reumatoide, i due valori che vengono controllati in caso di sospetto, risultano negativi nonostante ci sia già la malattia. Per questo è importante, per chi pensa di essere ammalato, rivolgersi a un Centro specializzato nella cura delle malattie reumatiche» (per trovare quello più vicino a casa vostra, potete contattare l’Anmar, Associazione nazionale malati reumatici).
Nell’attesa, anche da soli riuscite a rendervi conto se i disturbi di cui soffrite possono dipendere da questa malattia. Qui il nostro esperto vi suggerisce un auto-test.
L’artrite reumatoide colpisce inizialmente quasi sempre le mani. Se allora vi accorgete che la “presa” non è la solita, oppure avete dolori, provate a fare questo test. E ripetetelo a distanza di 20 giorni.
1. Appoggiate le mani sul tavolo e osservate se almeno tre dita sono gonfie.
2. Avvitate il tappo di un barattolo. Non ce la fate, tanto sono rigide le mani? Vi capita di non riuscire a muoverle nei primi 60 minuti quando vi svegliate al mattino?
3. Stringete la mano a un familiare, come per salutarlo. Il dolore alle dita è così intenso da farvi mollare la presa?
L’esame migliore da fare in ospedale
Se avete il sospetto di essere ammalati, allora, rivolgitevi al centro di reumatologia della vostra città. L’esame che spazza i dubbi è l’ecografia articolare, che riesce a vedere anche piccolissime zone colpite dalla malattia. Cosa che non è possibile con la tradizionale radiografia. Ha dalla sua anche la rapidità: per darvi un’idea, in trenta minuti è possibile controllare le articolazioni delle mani e dei piedi, che sono le parti più a rischio. Niente a che vedere quindi con la risonanza magnetica, l’esame di solito richiesto per confermare la diagnosi: nello stesso tempo, cioè mezz’ora, esamina solo una mano e bisogna poi aspettare per avere l’esito. Con l’ecografia, invece, la valutazione dello stato di salute delle articolazioni viene effettuata in tempo reale ed evitate l’ansia dell’attesa.