Che l’inquinamento ambientale abbia effetti negativi sulla salute è noto da tempo, soprattutto riguardo alle malattie cardiovascolari, respiratorie, alcune forme di neoplasia e malformazione nei feti. Ipotizzato un legame persino con il Covid, anche se in questo caso gli studi sono ancora in corso. Che però possa esserci un collegamento tra smog e artrite reumatoide è una novità, emersa ora da uno studio condotto dall’Unità di Reumatologia dell’Università di Verona.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Rheumatology e condotta seguendo un campione di pazienti nel corso dei 5 anni successivi alla comparsa della malattia, mostra che proprio lo smog aumenta il rischio di recidive della malattia.

Artrite reumatoide e inquinamento, che legame c’è

L’artrite reumatoide è una malattia “multifattoriale”, cioè causata da diversi fattori, sia genetici che ambientali. Tra questi ultimi, ad esempio, il fumo incide per due motivi: per la presenza di molte sostanze chimiche nelle sigarette (oltre 4.000), alcune delle quali tossiche e cancerogene in grado di agire sulle proteine responsabili della malattia, e poi perché peggiora la risposta ai farmaci contro l’artrite reumatoide. Ma cosa si è scoperto sullo smog? «Avevamo già qualche evidenza sul fatto che l’inquinamento atmosferico, come il fumo, favorisca l’insorgenza della malattia nei soggetti geneticamente a rischio. Ce lo indicava anche il sensibile aumento di casi, che oggi è pari all’1% della popolazione. Quello che non si sapeva, però, era che lo smog potesse rendere più aggressiva l’artrite reumatoide, quindi più dolorosa e difficile da trattare con una terapia. La ricerca è durata cinque anni su pazienti in cura nella zona di Verona, che è tra le più inquinate d’Europa: abbiamo dimostrato che l’inquinamento è un fattore determinante per la riattivazione dell’AR, con uno stretto legame tra l’aumento della concentrazione di ossido di carbonio, ossido nitrico, biossido di azoto, ozono e polveri sottili, e il peggioramento della malattia» spiega Giovanni Adami, medico reumatologo dell’Università di Verona con un dottorato in Reumatologia, che ha coordinato lo studio.

Lo smog favorisce la comparsa e il peggioramento della malattia

«Questi agenti prodotti dalla combustione di sostanze fossili hanno alcuni elementi in comune con il fumo di sigaretta. Quando inalati, inducono la formazione di un tipo particolare di tessuto linfoide, che stimola la comparsa dell’artrite reumatoide. Abbiamo anche notato che l’inquinamento atmosferico innalza fino al 70%-100% i livelli nel sangue di una proteina (la PCR, Proteina C Reattiva) che è dei più noti indicatori dello stato generale di infiammazione dell’organismo, alla base anche di altre malattie, come quelle cardiovascolari, polmonari o anche nelle malformazioni dei feti, che sono più difficili da studiare. Con questo studio, invece, è stato possibile seguire gli stessi pazienti nel tempo, osservando come la gravità della malattia aumentava in concomitanza con i picchi di inquinamento atmosferico» spiega l’esperto reumatologo.

Rischi anche a bassi livelli di inquinamento

Lo studio, in particolare, ha dimostrato che le concentrazioni di monossido di carbonio, ossidi di azoto, polveri sottili come PM10 e PM2,5 e ozono erano più elevate nel bimestre precedente l’insorgenza di un episodio di recidiva di malattia. Occorrono livelli di inquinamento consistenti o anche lievi o moderati per notare un collegamento con la malattia? «Purtroppo abbiamo visto che il rischio di peggioramento della malattia è stato documentato per livelli di esposizione alle polveri sottili (PM10) persino al di sotto delle soglie proposte in Europa per i singoli inquinanti per la protezione dello stato di salute. Questo significa che non occorre arrivare a uno sforamento delle soglie, che peraltro nella zona di Verona è costante tutto l’anno. La conseguenza è che con il peggioramento dell’artrite, occorre cambiare le terapie» osserva Adami.

Le nuove terapie per l’artrite reumatoide

«Ridurre i livelli di smog diventa importante ai fini delle terapie, che sono molto costose, anche se la ricerca in questo campo ha registrato enormi progressi negli ultimi 20 anni, per esempio grazie agli anticorpi monoclonali: basti pensare che il primo fu introdotto nel ’99 e oggi disponiamo di una decina di anticorpi utilizzati nelle terapie – spiega Adami – Oggi, però, la nuova frontiera è rappresenta da tre molecole, inserite in un farmaco da assumere per via orale, dunque più pratico delle infusioni di monoclonali, ma nello stesso tempo molto efficaci».

L’artrite reumatoide prevale nelle donne

Si tratta di notizie incoraggianti, a fronte di un aumento dei pazienti che soffrono di artrite reumatoide: «Rappresentano l’1% della popolazione italiana, ma sono in aumento e si tratta soprattutto di donne, colpite con un rapporto di 7 a 1. È una patologia soprattutto femminile, come per molte malattie autoimmuni, probabilmente perché sul cromosoma X ci sono geni deputati a regolare il sistema immunitario, che più facilmente “impazziscono”, andando ad aggredirlo invece che a difenderlo» spiega il reumatologo.

«La buona notizia, dunque, è che la scienza continua a progredire, fornendo sempre più strumenti utili a contrastare questa malattia che è cronica. Occorre, però, un massiccio intervento delle autorità nel ridurre l’inquinamento atmosferico, che altrimenti rischia di far aumentare sempre più il numero di chi soffre di artrite reumatoide. Secondo quanto emerso, non solo si dovrebbero rispettare le soglie di rischio, ma persino ridurre gli inquinanti a livelli molto inferiori, per poter evitare l’aggravamento della patologia» conclude l’esperto.