La notizia che Asia Argento si sarebbe accordata economicamente per evitare una denuncia per violenza sessuale su un collega diciassettenne è l’appiglio più sognato dai detrattori del #MeToo, che sperano che l’eventuale coinvolgimento dell’attrice possa rendere falsi gli abusi subiti ogni giorno dalle donne a causa del dislivello di potere con gli uomini. Il diritto però non è legato al merito: un derubato non perde quello di denunciare il furto solo perché una volta ha rubato pure lui. Asia Argento – intemperante, contraddittoria e libera – per i perbenisti era già la peggiore paladina possibile persino quando non era accusata di niente. È proprio per questo che non andava e non va delegittimata: la battaglia contro gli abusi di genere è così sacrosanta che deve poterla fare persino quella che secondo i parametri della borghese attendibilità sembra tra tutte noi la meno credibile.
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Asia Argento e Rose McGowan, che per prime hanno accusato Harvey Weinstein
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