“Chiuso per ferie” addio. E asili aperti anche ad agosto, rompendo abitudini consolidate e scansioni dei tempi che sembravano intoccabili. I due asili nido comunali di Collecchio, gestiti da personale di una cooperativa esterna e da tre dipendenti, a partire dal prossimo anno scolastico resteranno aperti 365 giorni (o quasi) su 365. Faranno una sosta solo nella settimana a cavallo di Natale, nell’ultima settimana d’agosto, nelle festività nazionali e nel giorno dedicato al patrono (il 24 novembre, san Prospero).
Vacanze scelte dai genitori
Ma non si potrà approfittare dell’ampliamento dell’offerta. Per i piccoli ospiti ci dovranno essere anche altre pause, più lunghe, indicate da mamme e papà. “Per il benessere dei bambini – spiega il sindaco del paese, Paolo Bianchi, ex delegato della Cgil alla Parmalat e padre di 4 figli – durante il periodo estivo (tra il 3 giugno e il 23 agosto 2019) i genitori dovranno scegliere 4 settimane di assenza obbligatoria, almeno 3 delle quali consecutive. Nel resto dell’anno sarà possibile programmare altre 3 settimane di assenza facoltativa dei piccoli, in base alle necessità di madri e padri. Abbiamo quasi 15 mila abitanti e 9 mila residenti che lavorano, con un tasso di occupazione femminile elevato. Molte famiglie, richiamate da due multinazionali e a seguito di fusioni, si sono trasferite qui da fuori. Non hanno reti parentali di supporto. Lo scopo dell’iniziativa, che si chiama Nido 365, mi pare evidente. Cerchiamo di andare incontro alle esigenze della popolazione e ai cambiamenti”.
L’apertura ad agosto non è più un tabù
Evidenzia sempre il sindaco Bianchi: “In Emilia Romagna, regione all’avanguardia nei servizi educativi e presa a modello pure dall’estero, il nostro è il primo comune a proporre questa formula. Forse siamo i pionieri assoluti anche in tutta Italia, però non potrei giurarci. Sicuramente Nido 365 è un sistema innovativo e rivoluzionario. Tenere aperto anche d’agosto da noi non è più un tabù. Abbiamo potuto varare il calendario no stop perché gli operatori sono quasi tutti di una cooperativa esterna, con regole meno rigide e maggiore flessibilità. Per le tre educatrici comunali, in distacco, cambia poco o nulla. In città più grandi – riconosce – sarebbe tutto più complicato. Bisognerebbe mettere mano ai contratti, aprire un confronto con i sindacati”. Ed è da questo fronte che arriva il “fuoco amico”.
I dubbi del sindacato territoriale di categoria
La Cgil Fp di Parma, schierata a fianco degli operatori di settore e dei diritti acquisiti, attraverso un comunicato appeso nella bacheca online si dichiara perplessa, piena di dubbi. E chiede l’avvio di un tavolo di confronto e di concertazione. “La totale flessibilità organizzativa che sembra comportare questo progetto renderà molto complicata l’organizzazione del lavoro delle educatrici” argomenta la sigla, forse pensando ad una applicazione diffusa del modello Collecchio e alle resistenze degli iscritti. “Il progetto sembra evidenziare una sperimentazione fortemente incentrata sulla domanda individuale e non sulle esigenze collettive che possono delinearsi in un territorio, rendendo complessa l’organizzazione interna del lavoro”.
Il sindaco, come detto, la pensa diversamente. “Vedremo in concreto come funzionerà il nuovo modello. C’è la massima disponibilità a introdurre modifiche e miglioramenti. Con il sindacato- rivela – ci eravamo parlati prima di mettere a punto il progetto”.
I primi commenti sui social e degli addetti ai lavori
Sui social, intanto, si registrano i primi commenti. “L’impressione –eccone uno – è che questo provvedimento dia fastidio, piuttosto che alle famiglie dei bambini, ai dipendenti dell’asilo. O sbaglio?” “Puoi anche fare una cosa del genere – osserva un altro – ma allora devi prevedere più personale per coprire i turni di ferie…. Verrà fatto, secondo voi?” .
Paolo Uniti, segretario di Assonidi, osserva: “L’iniziativa di Collecchio è un segnale, in positivo, che qualcosa si sta muovendo anche nel pubblico. I nidi privati da sempre sono aperti tutto l’anno, dove c’è richiesta. Si va già incontro alla domanda. C’è e ci deve essere elasticità. L’importante è che non si perda di vista l’aspetto educativo, il percorso pedagogico”.
Ospitalità notturna e aperture serali: è il futuro?
I privati stanno sperimentano anche altre opzioni. L’asilo nido e la scuola materna “Dadà” di Milano, in zona Ticinese, dal 2014 propongono l’ospitalità notturna, oltre alle attività ordinarie. Spiega la pedagogista Anna Podestà, responsabile della struttura: “L’orario diurno va dalle 7.30 alle 19.00. Dalle 18 alle 8 abbiamo la possibilità di tenere e seguire 8 bimbi piccoli dai 12 mesi ai 6 anni, affidati a due insegnanti. Saltiamo solo la domenica, perché anche il personale ha diritto a una tregua. Il costo per la notte e la cena – rende noto, dando una idea dei costi – va da 40 a 60 euro, con la possibilità di avere soluzioni su misura per situazioni particolari. La richiesta non manca. Siamo sempre pieni. La domanda è superiore all’offerta. Tra i clienti ci sono ristoratori, medici, infermieri e altre tipologie di turnisti, badanti, addetti alle pulizie. Ci è capitato di avere richieste anche da persone arrivate da fuori Milano per impegni professionali: non potendo trascinare i figli a cene aziendali o eventi serali, li hanno portati da noi”.
A Fiano Romano un servizio analogo è proposto dal nido privato “Le tate”, di giorno accessibile dalle 6.45 alle 19. Il titolare, Fabrizio Casavecchia, racconta: “Dal 2013 siamo aperti 24 ore su 24 e tutto l’anno, con la formula dei centri estivi nei mesi di ferie. Abbiamo attrezzato degli spazi per l’ospitalità notturna. Però in questi 5 anni – ammette – abbiamo avuto solo due richieste per la notte. Funzionano meglio le aperture serali programmate periodicamente, con i bimbi che possono restare fino alle 23 o alle 24. Ma la proposta più apprezzata è quella dell’invio a domicilio delle nostre tate: le famiglie possono avere personale qualificato a casa loro”.
A Roma, quartiere Torrevecchia, era scattata una iniziativa simile nell’asilo “Buonanotte fiorellino”, gestito da due cooperative, convenzionato con il comune e finanziato dalla regione, per l’esperimento. Spiega Gaetano Debilio, il referente: “Avevamo due fasce orarie in più, dalle 19 e alle 24 e dalle 19 alle 7. Le famiglie utilizzavano soprattutto la prima, 19,5 euro di tariffa. La seconda, 60 euro a notte, ha funzionato meno. Dopo due anni di sperimentazione, però, abbiamo smesso. Non c’era abbastanza richiesta per sostenere i costi. Finché è durata – continua – siamo stati un punto di riferimento per coppie che volevano avere una serata libera, lavoratori con turni e persone che si sono trovate in situazioni critiche, ad esempio il ricovero in ospedale di un familiare”.
In provincia di Biella, a Salussola, due educatrici hanno deciso di adeguare la loro proposta ai turni di lavoro della vicina Fiat Lancia. “Siamo partite nel 2016 con un micronido da 15 posti – racconta Martina Milano – e la disponibilità dalle 5.30 alle 22.30, fascia oraria tagliata su misura per mamme e papà operai, regolata su ingressi e uscite. Non abbiamo avuto alcuna agevolazione. L’anno scorso siamo state costrette a trasformare la struttura in nido famiglia. La sede è stata spostata nella mia abitazione, i posti si sono ridotti a 4 e il nome si è allungato in ‘Scarabocchiando, a piccoli passi’. Esperienze come le nostre – ripete la giovane donna, con un figlio di 7 anni – dovrebbero essere incentivate e non ostacolate. Invece si rema contro. Un esempio? Per legge, avendo cambiato tipologia, non possiamo tenere i bimbi per più di 5 ore consecutive, il che rende tutto più complesso e disagevole per i genitori lavoratori e per le famiglie in cui non ci sono nonni che possono dare supporto”.
In 8 asili comunali sparsi tra Monza, Lecco e Bergamo, tutti dati in gestione alla cooperativa sociale Cometa, di venerdì l’orario si allunga e fino alle 22.30. “Facciamo l’apertura prolungata – precisa Loana Trevisol, psicologa e rappresentante della coop – quando ci sono almeno 8 famiglie che lo chiedono. L’iniziativa è apprezzata. Eravamo partiti con 3 nidi, ne abbiamo aggiunti 5 per andare incontro alle richieste. Ma in alcune date la serata è saltata perché non si è raggiunto il numero minimo di prenotazioni. Nelle serate più affollate abbiamo anche 15 o 16 piccoli”.