Si chiama Prestazione Universale ed è il nuovo Bonus anziani, destinato agli ultraottantenni non autosufficienti, introdotto con la Legge finanziaria. Viene erogato da 2 gennaio dall’Istituto di Previdenza sociale, in via sperimentale, ed è riservato a coloro che hanno uno specifico bisogno assistenziale definito “gravissimo”. A questo si aggiunge il bonus anziani precedentemente previsto dal Governo, destinato invece agli over 70.
Al via la sperimentazione
Il nuovo strumento di sostegno per gli anziani, in particolare con bisogni assistenziali definiti “gravissimi”, è stato introdotto con un periodo sperimentale di due anni, che è iniziato il 1° gennaio 2025 e proseguirà fino al 31 dicembre 2026. Si chiama Prestazione Universale e ha lo scopo di riorganizzare alcune misure già presenti. Accorpa, infatti, l’indennità di accompagnamento (legge 18/1980) e le prestazioni di assistenza sociale fornite dalle ATS, le aziende sanitarie locali (come previsto dalla 234/2021).
A quanto ammonta il nuovo assegno
La nuova misura viene erogata con cadenza mensile e può arrivare a 850 euro, ma non si tratta solo di un assegno. È composta, infatti, da una quota fissa monetaria, che corrisponde alla ex indennità di accompagnamento e a una quota integrativa, definita “assegno di assistenza”, pari a 850 euro mensili. Quest’ultima parte serve, nelle intenzioni, come contributo per far fronte ai costi di cura e assistenza ai grandi anziani, sia in termini di aiuto nei lavori domestici, sia per l’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza, forniti da imprese qualificate.
Come viene erogato il bonus
La liquidazione del bonus avviene con due pagamenti separati: per la quota fissa valgono le stesse modalità di erogazione dell’indennità di accompagnamento, mentre la quota integrativa viene assegnata in una tranche predisposta, tramite la pagina “Decreto Anziani Prestazione Universale” (https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.it.schede-servizio-strumento.schede-servizi.decreto-anziani-prestazione-universale) , attiva dal 2 gennaio 2025.
I requisiti: chi ne ha diritto
Per poter ottenere l’assegno, i destinatari devono essere in possesso di alcuni requisiti e l’INPS specifica che provvederà al monitoraggio della spesa, per rimodulare eventualmente l’importo mensile della quota integrativa, nel caso in cui ci siano troppe richieste a fronte dello stanziamento finanziario previsto. In ogni caso occorre che l’anziano abbia compiuto 80 anni, che abbia un livello di bisogno assistenziale gravissimo, valutato agli atti dalla Commissione medico-legale dell’INPS. Inoltre, non bisogna avere un ISEE superiore a 6mila euro.
L’introduzione del bonus
Il bonus era atteso da tempo. L’assegno potrà essere utilizzato per le spese assistenziali, compresa la retribuzione del lavoro di cura e assistenza svolto da badanti o per acquistare l’assistenza da imprese di servizi, ma se non speso sarà revocato. Secondo le stime riguarda una platea di 25mila anziani.
Cosa cambia: anziani da 70 anni
Il finanziamento della misura è stato reso possibile grazie al Pnrr e rientra in un piano più ampio del governo per migliorare la presa in carico degli over 65, con particolare attenzione a disabili e non autosufficienti. Si somma ad altre misure approvate in precedenza: il cosiddetto “co-housing intergenerazionale” e il “riconoscimento del diritto delle persone anziane alla somministrazione di cure palliative domiciliari e presso hospice”.
Anziani e prestazione universale “graduata”
L’obiettivo del bonus anziani è di promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali in favore delle persone anziane non autosufficienti. Per questo è stata prevista la Prestazione Universale, graduata secondo lo specifico bisogno assistenziale ed erogabile sotto forma di trasferimento monetario e di servizi alla persona, comunque non inferiore alle indennità e alle ulteriori prestazioni di cui gode. Per questo è stato istituito un fondo denominato “Fondo per la prestazione universale per gli anziani non autosufficienti”.
Condivisione di immobili tra anziani e “giovani svantaggiati”
In un precedente testo è stato anche previsto il cosiddetto “co-housing intergenerazionale“. Lo scopo è quello di una forma di coabitazione tra giovani, specie in condizioni svantaggiate, e anziani. L’ambizione? Stimolare “la solidarietà e la coesione tra generazioni, attraverso il sostegno alle esperienze di solidarietà, alla promozione culturale intergenerazionale e alla promozione della relazione fra diverse generazioni”. Il tutto da realizzarsi “secondo criteri di mobilità e accessibilità sostenibili, nell’ambito di case, case-famiglia, gruppi famiglia, gruppi appartamento e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori esterni di servizi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi”.
Cure palliative, cosa cambia?
Il governo si era anche prefisso di dar vita al “riconoscimento del diritto delle persone anziane alla somministrazione di cure palliative domiciliari e presso hospice“. E ancora, il “riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio entro i limiti e i termini definiti, ai sensi della presente legge, dalla programmazione integrata socioassistenziale e sociosanitaria statale e regionale”.
Confermata la costituzione del CIPA
Nel ddl della scorsa primavera era già stata confermata la costituzione del Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana (CIPA) presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Il compito è “promuovere il coordinamento e la programmazione integrata delle politiche nazionali in favore delle persone anziane, con particolare riguardo alle politiche per la presa in carico delle fragilità e della non autosufficienza, nonché il miglioramento qualitativo dei servizi residenziali e semiresidenziali per gli anziani che dovranno sempre più facilitare le normali relazioni di vita e le attività sociali nel rispetto della riservatezza della vita privata”.