Stavamo tornando a piedi dopo una cena in pizzeria con gli amici e iniziammo a discutere su un argomento che neanche ricordo» dice Vanessa, oggi maggiorenne. «Edoardo era il mio grande amore, aveva 18 anni e io 15. Il nostro primo mese era stato un sogno. Ma quella sera mi ritrovai con la sua mano intorno al collo e le spalle attaccate al muro. I suoi occhi rabbiosi erano fissi sui miei. Ero raggelata». La storia di Vanessa è specchio della “Teen dating violence”, espressione inglese con cui vengono descritti i comportamenti violenti all’interno di una coppia di teenager. Un fenomeno diffuso anche in Italia, che ha per vittime soprattutto le ragazze. Secondo una ricerca presentata a un convegno del centro Studi Erickson e condotta su 700 studenti delle superiori del Friuli Venezia Giulia, 1 ragazza su 10 ha vissuto violenze fisiche in coppia, 1 su 10 ha subito pressioni o violenze sessuali dal partner e 1 su 6 gravi violenze psicologiche.
Si va dai ricatti sessuali ai calci e pugni
«Il nostro lavoro ha riguardato ragazzi tra i 15 e i 18 anni, ma gli ultimi studi mettono in evidenza atteggiamenti violenti anche in chi va alle medie» spiega Lucia Beltramini, psicologa, docente del corso “Violenza su donne e minori” all’università di Trieste e tra gli autori della ricerca. «Oltre alla violenza fisica, con spintoni, schiaffi, calci, pugni, c’è quella psicologica, con umiliazioni, commenti denigratori, minacce, per esercitare pressione sulla partner fino a limitarne la libertà, a farla sentire “ingabbiata” nel rapporto. Molto frequenti, inoltre, sono le violenze sessuali, come ricattare la fidanzata, minacciare di pubblicare foto compromettenti sui social o di rovinarle la reputazione tra gli amici se non soddisfa le sue richieste».
Il violento considera la ragazza sua proprietà
«A esercitare violenza sulle compagne sono soggetti profondamente insicuri, che faticano a controllare gli impulsi, soprattutto quando intravedono la possibilità che la partner, che considerano una loro proprietà, possa allonta- narsi» spiega Maura Manca, psicologa, presi- dente dell’Osservatorio nazionale adolescenza. «Se l’avere assistito a violenza tra i genitori o in famiglia può essere considerato un fattore di rischio, è anche vero che molti dei teenager aggressivi con la fidanzata provengono da fami- glie “normali”, in cui però uno dei due partner è dominante, “invadente” o “controllante” nei confronti dell’altro. Fondamentale è anche il tipo di educazione ricevuta: spesso si tratta di giovani a cui è stato sempre permesso tutto, afflitti da una sorta di senso di onnipoten-za, oppure all’opposto, di giovani educati con un’eccessiva autorevolezza e rigidità». Lo stesso contesto sociale e culturale dell’adolescente ha un ruolo: «I violenti hanno un’idea del rapporto poco improntato alla parità, e una tendenza a svalorizzare la figura femminile, a considerarla fragile e dipendente» dice Lucia Beltramini.
La vittima si trova isolata
Spesso gli atteggiamenti di controllo da parte del partner, come le pressioni e i ricatti per ottenere rapporti, non vengono subito percepiti come forma di violenza dalla ragazza. La docente universitaria spiega che a rallentare la presa di coscienza c’è la tendenza della vittima a colpevolizzarsi, a pensare di non essere una brava fidanzata, specie se lei è cresciuta in un contesto in cui dalle donne ci si aspetta che anticipino e assecondino i bisogni degli uomini. I comportamenti di dominazione sulla vittima sono la prima manifestazione di violenza, quella psicologica. Quella fisica arriva di solito in una fase successiva. «Mi chiamava di continuo per sapere dove fossi e cosa stessi facendo» racconta Sara, 16 anni. «Mi controllava il telefono per vedere chi mi avesse chiamato. Mi accompagnava a comprare i vestiti e li sceglieva per me. All’inizio mi dicevo che lo faceva perché era innamorato. Poi però, piano piano, mi sono ritrovata isolata. Ho provato a parlargli, gli ho spiegato che così non potevamo andare avanti. All’improvviso mi ha dato uno schiaffo e mi sono ritrovata sul letto». Per Beltramini «la violenza fisica scatta quando i meccanismi di controllo esercitati sulla partner non sono più efficaci. Si passa alle mani per spaventarla, per dimostrarle che la si può sempre rimettere al suo posto». Può bastare anche un solo episodio per gettare una teenager nella paura. E da qui è difficile, da sola, uscirne.
La vergogna impedisce di chiedere sostegno
Non sempre, per il timore del giudizio o per vergogna, gli adolescenti riescono a racconta- re ai loro genitori ciò che succede. «Gli adulti, quindi, devono prestare molta attenzione ai campanelli d’allarme» consiglia Manca. «Per esempio, va osservato se la relazione diventa eccessivamente stretta e vincolante e porta una ragazzina a cambiare completamente abitudini, a rinunciare ad amici, sport e attività extrascolastiche». Cogliere i primi segnali di un rapporto troppo “esclusivo” significa aiutare la ragazza ad uscire da una storia in cui è incastrata e che può avere per lei pesanti conseguenze. Oltre a questi comportamenti, va verificato l’insorgere di eventuali problemi come insonnia, difficoltà scolastiche e sintomi depressivi. «Molte ragazze manifestano attacchi di panico oppure disturbi alimentari, che vengono associati alla violenza subita all’interno della coppia soltanto quando ci si rivolge a uno specialista» dice la psicolo-ga Lucia Beltramini. È fondamentale parlare con l’adolescente, lasciare aperto uno spazio di dialogo e di confronto, darle il tempo per aprirsi e raccontarsi. Ma, dopo aver riscontrato segnali di malessere, i genitori non devono esitare a chiedere aiuto a esperti e professionisti». E denunciare gli episodi di violenza alle forze dell’ordine. Sul territorio ci sono consultori, centri antiviolenza e associazioni alle quali le vittime si possono rivolgere per avere supporto e protezione. Molte informazioni si possono trovare anche online alla voce “No alla violenza! Scelgo il rispetto” (www2.units.it/noallaviolenza/). E lo slogan di questo sito vale a ogni età.
I numeri dei soprusi
Il 22% degli adolescenti è controllato dal partner circa le sue azioni, gli spostamenti, le persone con cui esce e il modo in cui si veste.
Il 16% degli adolescenti è stato obbligato dal partner a cancellare amici su Facebook o su altri social network;
6 adolescenti su 100 sono stati costretti a rivelare la password dei profili social.
A più di 2 adolescenti su 10 il partner controlla tutti i tipi di attività su smartphone.
(Fonte: Osservatorio Nazionale Adolescenza, dati aprile 2017)