Fiat Chrysler Automobiles e Google sono vicinissime a un accordo per realizzare l’automobile senza guidatore. Fca dovrebbe consegnare a Google un centinaio di prototipi, entro la fine dell’anno. La commercializzazione potrebbe partire proprio dalla California, lo stato americano dove ha sede il noto motore di ricerca.

Ma come funziona un’automobile che si guida da sé?

1. Un software fa parcheggiare e frenare

Per spiegarvi come funziona un’auto che si guida da sola, partiamo da quello che c’è già.

Conosciamo, perché le vediamo in circolazione da qualche anno, vetture intelligenti che si parcheggiano da sole, oppure ci aiutano a parcheggiare con sensori radar anteriori e posteriori.

Abbiamo anche già tecnologie che funzionano sul controllo della velocità; in commercio, ci sono poi le auto che frenano ‘da sole‘, grazie al sistema Aeb (ovvero: autonomous emergency braking): quando improvvisamente si palesa davanti a noi un ostacolo imprevisto, la nostra auto prima ci avvisa, poi fa da sé. Frena, anche a nostra insaputa.

Infine, da anni, siamo dotati del Gps, il sistema che ci “traccia” via satellite.

Un’auto che si guida da sola non fa altro che integrare tutti questi singoli “optional” e metterli sotto il controllo di un unico computer centrale, che ovviamente non è l’uomo. Alla base quindi c’è un software che raccoglie una miriade di informazioni, le elabora e li trasforma in comandi automatici che fanno andare la automobile in una certa direzione, a una certa velocità e seguendo certe regole.

2. Un radar sul tetto individua gli ostacoli

Date un occhio ai prototipi: hanno tutti un bussolotto sul tettuccio dell’abitacolo. Quel “berretto” non è altro che un lidar, ovvero un light detection and raging: una specie di radar che però non funziona a onde radio. Il Lidar emette e “raccoglie” impulsi di luce nell’area circostante: in questo modo riesce a identificare carreggiate, corsie e linee stradali. Sensori radar posti nelle parti anteriori e posteriori dell’auto rilevano le posizioni di altri veicoli e grazie a questi l’auto decide la velocità e la distanza da tenere rispetto a chi ci sta davanti.

Un sistema di videocamere, a livello di specchietto retrovisore, ha la funzione di controllare la posizione di altri veicoli, i segnali stradali, ostacoli o persone che camminano nelle vicinanze.

3. Un Gps super preciso individua la posizione

La posizione sulla strada dell’auto che si guida da sé è un punto centrale. Per questo non basta il sistema Gps (global position system) che ci permette una tracciatura della nostra posizione. Affinché sia più precisa, queste informazioni vengono integrate con quelle reperite da tachimetri (rilevatori di velocità), altimetri (misuratore dell’altitudine) e giroscopi (che serve per l’orientamento). Sensori ultrasonici vengono utilizzati per misurare la posizione di oggetti esterni, vicini all’auto.

4. Un cervellone centrale elabora tutto

È come se queste auto “studiassero” ogni parametro dell’ambiente circostante e si costruissero una mappa 3D, con tutte le caratteristiche e i parametri incontrati (bordi stradali, segnaletiche, guard-rail e cavalcavia, ostacoli improvvisi). Ogni volta che una vettura segue un certo percorso, raccoglie dati e aggiorna questa mappa.

Per capirci: il software di queste auto tratta anche i dati sui limiti di velocità e sugli incidenti nelle vicinanze. E poiché i sensori del lidar, sul tettuccio della vettura, possono ‘vedere’ in tutte le direzioni, vi è una conoscenza aumentata e dettagliata, di tutto quel che accade attorno. Cose che un pilota umano non può vedere e variabili che non può umanamente considerare. Tutte queste informazioni arrivano e vengono analizzate da un computer centrale che elabora la guida finale: accelerazioni e frenate, sterzate e cambi di marcia. Il software con cui queste risposte meccaniche vengono individuate conosce ovviamente anche il codice della strada e quindi, per fare un esempio, saprà in un incrocio a chi dare precedenza e quando darla. Un software – si annuncia – che non solo sarà super intelligente, ma sarà anche in grado di capire e applicare le regole bon ton al volante. Almeno non manderà nessuno “a quel paese”.