Una “tempesta perfetta“: così viene definita la situazione in Liguria, la regione più colpita dai disagi lungo le autostrade, in particolare da inizio giugno, da quando cioè è stato possibile uscire dai confini regionali dopo il lockdown. Cantieri, restringimenti, scambi di carreggiata e chiusure vere e proprie hanno bloccato la circolazione in particolare intorno a Genova, ma senza risparmiare la provincia di Savona e il Levante, da Santa Margherita ligure fino al confine con la Toscana. Non va meglio in Lombardia e Veneto, dove i primi turisti diretti verso le Dolomiti si sono ritrovati incolonnati per ore. Al centro, situazione critica nelle Marche per lavori alle barriere antirumore lungo la A14. Ma perché non si è approfittato della chiusura per l’emergenza sanitaria per effettuare le manutenzioni? I motivi dei disagi sono tanti, alcuni “cronici”, altri legati alla situazione che si è creata dopo il crollo del Ponte Morandi.
Liguria in tilt
«Siamo prigionieri: il traffico autostradale è paralizzato, quello ferroviario è dimezzato a causa delle misure di distanziamento post Covid e con l’estate si sono aggiunti i turisti in arrivo da altre regioni – commenta Stefano Salvetti, presidente regionale di Adiconsum Liguria – Io stesso, per fare da Nervi a Recco partendo alle 5 del mattino ho impiegato 1 ora e 10 minuti» per percorrere un tratto da 9,6 km, che normalmente richiede venti minuti scarsi. «La situazione del levante è critica: su 44 gallerie, la metà è interessata da deviazioni e scambi di corsia, che sono pericolosissimi. Purtroppo la Liguria si affaccia sul mare, ma è montuosa, costellata di viadotti e gallerie: dopo il crollo del ponte Morandi, tutto è diventato più complicato perché i nodi delle inadempienze nella manutenzione sono venuti a galla» sostiene Salvetti.
Il crollo del Morandi e l’effetto domino
Autostrade per l’Italia ha invitato nei giorni scorsi gli automobilisti a mettersi in viaggio di notte per evitare lunghe code, specie nei week end, ma gli appelli non hanno evitato disagi: troppi e contemporanei i cantieri specie alle gallerie, scattati dopo che i tecnici del ministero dei Trasporti hanno concluso le ispezioni. Si tratta di sopralluoghi che avrebbero dovuto avvenire in passato, con regolarità. «In realtà la normativa europea prevedeva che tutte le gallerie con lunghezza superiore ai 500 metri fossero messe in sicurezza entro luglio del 2019, ma le verifiche (e le polemiche) sono scattate dopo il crollo del Morandi e quello al viadotto sulla A6 Torino-Savona. Così si è posto il problema delle ispezioni ministeriali urgenti, che si sono concluse in Liguria solo da poco dando il via ai lavori – spiega Salvetti – Ora gli incontri settimanali tra Regione e Autostrade per l’italia (Aspi) stanno cercando di trovare una soluzione, differendo i lavori meno urgenti».
Nel frattempo il sindaco di Arenzano (Genova), Luigi Gambino, ha deciso di denunciare Aspi e ministero dei Trasporti (MIT) per «danno economico, di immagine e ambientale» chiedendosi anche perché non si è approfittato del blocco del traffico a causa del Covid per procedere con i lavori.
Perché i cantieri solo adesso
Il problema della concomitanza tra cantieri ed esodi estivi non è nuovo, ma quest’anno è stato aggravato dal lockdown: in molti casi i lavori sono stati sospesi, anche se c’è chi si chiede (come il comico genovese Tullio Solenghi) perché non si sia approfittato dello stop al traffico durante la fase 1: «Abbiamo perso un’occasione d’oro, visto il crollo della mobilità. Ma scontiamo in parte una mancanza di risorse e in parte una macchina burocratica lenta». Una parte del disagio, in particolare in Liguria, è legato al cambio di dirigenti interno ad Autostrade per l’Italia, per le inchieste dopo il crollo Morandi, e nello stesso MIT. Il codice della strada art.14 prevede che siano le stesse concessionarie a garantire la sicurezza della circolazione, mentre il Ministero dei Trasporti, tramite la Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali (Dgvca) avrebbe dovuto vigilare dall’alto. «Ma tutti i nodi sono venuti al pettine, è come se fosse stato messo Dracula a controllare il plasma» accusa Salvetti.
Le criticità liguri, proseguite anche con il crollo della galleria Bertè a fine 2019, sono poi emerse anche in altri tratti autostradali (a fine giugno inizieranno le ispezioni anche lungo la A24 e A25 tra Roma, L’Aquila, Teramo e Pescara e per l’A3 Napoli-Salerno, a cui potrebbero seguire chiusure diurne in caso di interventi urgenti).
La “riforma Toninelli”
Con il “decreto Genova” è stata introdotta anche la cosiddetta “riforma Toninelli” (d.l.109/2018) che ha istituito l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), a partire dal 1° gennaio 2019. Tra i suoi compiti c’è proprio quello di «garantire la sicurezza del sistema ferroviario nazionale e delle infrastrutture stradali e autostradali» assumendo le funzioni di ispezione che erano della Dgvca, che però non è stata subito soppressa. Nel frattempo è cambiato anche il ministro dei Trasporti (a Toninelli è subentrata Paola De Micheli) e la nascita del nuovo ente ha subito stata rallentata. Avrebbe dovuto essere operativa entro la fine del 2019, ma lo Statuto e il Regolamento di amministrazione sono stati pubblicati sul sito ufficiale solo il 17 aprile 2020.
Un problema nazionale: i «cantieri fantasma»
Diverse le chiusure, parziali o notturne, anche in Lombardia e Veneto, interessate da deviazioni e scambi di carreggiata. Se a Genova si è lavorato anche in piena pandemia per la realizzazione del nuovo ponte San Giorno, che sostituirà il Morandi), in altre zone italiane esiste un problema di «cantieri fantasma». A Savona, dopo mesi di fermo ai lavori è stata scoperta una truffa da parte della società che avrebbe dovuto occuparsi di segnaletica, presidio e rimozione dei cantieri (appaltati dalla società Autostrade), con operai assenti perché senza stipendio. Il presidente della provincia di Belluno, Roberto Padrin, ha invece dichiarato intollerabile la situazione lungo la A27, con code chilometriche a causa di cantieri bloccati da tempo che oggi rischiano di far crollare l’afflusso di turisti verso le Dolomiti venete.
Troppa burocrazia?
Ad aggravare la situazione è la burocrazia, che rallenta qualsiasi tipo di intervento. Un esempio è il «caso Marche» lungo la A14 dove è stato necessario rimuovere le barriere antirumore, inadeguate su tre viadotti. In attesa del via libera ai progetti esecutivi per la sostituzione, da parte del ministero dei Trasporti, si sono creati disagi nei tratti interessati. Aspi ha chiesto di modificare temporaneamente i cantieri, ma al momento non sono arrivate indicazioni e la situazione è immutata. Gli automobilisti e i vacanzieri sono avvisati: anche questa sarà “estate in Italia”.