A fine dicembre il Garante per la privacy italiano ha ribadito i limiti del datore di lavoro nel divulgare i dati dei suoi dipendenti, prendendo spunto da un caso specifico.
Nella bacheca di un’azienda erano apparsi i nomi e i volti dei dipendenti associati a “faccine” e punteggi che indicavano la loro produttività, come se si trattasse di un concorso a premi. Ogni settimana venivano quindi resi pubblici e visibili a tutti gli impiegati i giudizi positivi o negativi sugli interessati insieme alle eventuali contestazioni disciplinari.
Il Garante ha ritenuto questo comportamento lesivo della dignità, della libertà e della riservatezza dei lavoratori e ha vietato la pubblicazione di queste valutazioni pubbliche. Le aziende possono infatti trattare i dati dei lavoratori per controllare la loro produttività, ma non renderli pubblici, esponendo gli interessati al pubblico giudizio senza nessuna possibilità di replica.