Le porte dell’Italia si sono aperte a Tania per la prima volta nel 2011, con un visto temporaneo e un aiuto da sua sorella, che viveva qui dal 2003. Il resto sono stati 9 anni di assurdo ping pong, su e giù tra Milano e l’Ucraina a bordo di un pulmino che tra chilometri da percorrere e dogane da attraversare impiegava più di 30 ore ogni volta. La vita da pendolare di Tania è stata questa: qualche mese in Lombardia per un impiego in nero come badante, e 3 a casa sua. Giusto il tempo necessario per richiedere un nuovo visto e tornare qui per un’altra manciata di mesi.
Colf e badanti in attesa di un permesso di soggiorno regolare
«L’ho fatto tante volte. Quante non lo ricordo neanche più. Ogni volta mi davo il cambio con un’altra badante che nel frattempo mi sostituiva dove lavoravo» mi dice con il suo inconfondibile accento dell’ex Unione sovietica e il piglio di chi è abituato a fare quello che è necessario senza troppe storie. Mi chiede di usare un nome di fantasia perché non vuole esporsi, ma Tania, che oggi ha più di 50 anni, sa che la sua storia è uguale a quella di altre migliaia di lavoratrici straniere, in attesa da anni di un permesso di soggiorno regolare.
A un anno dall’annuncio della sanatoria 3 lavoratori stranieri su 4 aspettano ancora che la loro pratica venga completata
E il paradosso è che l’incertezza da 12 mesi a questa parte si è fatta più pesante. Quando, lo scorso luglio, l’ex ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova ha varato tra le lacrime di commozione la nuova sanatoria per fare emergere i lavoratori immigrati irregolari, sembrava arrivata la fine di un incubo. «Avevo già tentato la sanatoria del 2012 ed era andata male» ricorda Tania. «Ma questa sembrava proprio l’occasione giusta. Avevo trovato un nuovo lavoro, un anziano da accudire 24 ore su 24, e la sua famiglia è stata fantastica, ha fatto le pratiche della regolarizzazione e pagato i contributi per mettermi in regola. Ma siamo ancora tutti qui, in attesa che la Prefettura mi chiami. Sono senza permesso e senza visto, non posso neanche andare dal medico. No, il medico di base non ce l’ho perché sono un fantasma senza documenti, Una che non può neanche fare il vaccino anti-Covid».
Un pasticcio, anzi, un orrore burocratico che tiene imprigionati nella stessa situazione migliaia di lavoratori. Aspettano, appesi a una pratica che non arriva. Sono soprattutto colf e badanti: l’85% delle domande dell’ultima sanatoria riguarda proprio loro, i lavoratori che entrano nelle nostre case, che si prendono cura dei nostri anziani. Secondo i dati del ministero dell’Interno, dei 220.000 che hanno fatto richiesta di regolarizzazione, al 22 luglio 2021 solo il 25% aveva ottenuto il permesso di soggiorno. E nelle città i tempi si allungano.
Il report della campagna “Ero straniero”, promossa dai Radicali italiani con associazioni del Terzo settore, racconta che a Milano al primo giugno erano 441 le pratiche chiuse su oltre 26.000 istanze. Una goccia nell’oceano. E Tania mi conferma tutto: nessuna delle sue amiche ha avuto ancora il documento.
«Sì, certo, colpa dell’empasse burocratico ma soprattutto della mancanza di volontà e di attenzione politica su questi temi» denuncia senza mezzi termini Giulia Crivellini, tesoriera dei Radicali italiani. «La legge prevedeva l’assunzione di nuovo personale nelle Prefetture per l’esame delle istanze. E sa qual è stato il risultato? Che di fatto sono arrivati solo a maggio 676 interinali. E visto che l’iter prevede un colloquio di persona con il lavoratore e il datore di lavoro, per mesi si è andati avanti al ritmo di 3-4 appuntamenti al giorno. È come se queste persone per lo Stato non esistessero, e il peso psicologico è altissimo per loro, perché vivono in uno stato di perenne incertezza».
Una terra di mezzo quasi peggiore della clandestinità
Il paradosso è che la legge le considera regolari, ma nella realtà sono lasciate in una terra di mezzo quasi peggiore della clandestinità. «Fino a che non è conclusa la pratica non possono uscire dall’Italia, perché la ricevuta della domanda di sanatoria non è sufficiente per rientrare a casa loro. E c’è anche chi ha perso il lavoro mentre era in attesa del documento. Ai badanti succede in media una volta all’anno o anche più spesso, perché gli anziani fragili non hanno prospettive di vita lunghe» racconta Andrea Zini, presidente dell’Associazione nazionale datori di lavoro domestico (Assindatcolf). «Possono cercarsi un altro impiego ma devono sperare che il vecchio datore o i suoi parenti si presentino all’appuntamento con la Prefettura per convalidare la regolarizzazione. Altrimenti per loro niente sanatoria».
Scorro le pagine del report promosso dai Radicali: si parla di lavoratori ricattati o costretti a pagarsi i contributi, delle persone che si ritrovano senza casa perché senza codice fiscale non possono ottenere un contratto di affitto e di chi lotta per avere la tessera sanitaria ma si scontra con la confusione che regna ancora in molte Asl. Agli sportelli gli operatori non sanno che basta la domanda di regolarizzazione per rilasciare il documento. Un incubo. Ma Tania ci scherza su, ringraziando la sua salute di ferro: «Mi è successo solo una volta di stare male, prima del Covid. Mi è venuta l’influenza e sono andata in Pronto Soccorso. Mi hanno visitata e dato le ricette per avere i farmaci gratis, ma ci sono volute ore, sono entrata la mattina e sono uscita alle nove di sera. Ero angosciata perché a casa con il mio anziano chi restava?».
Le badanti in attesa del vaccino anti-Covid
Invisibili per la sanità, e anche per la campagna di vaccinazione anti-Covid. I caregiver delle persone fragili per legge sono stati tra i primi ad avere diritto a essere immunizzati, ma chi era in attesa di regolarizzazione nel migliore dei casi è riuscito a ottenere un appuntamento solo adesso. «I sistemi delle Regioni non prevedevano la possibilità di prenotare il vaccino usando il codice fiscale provvisorio rilasciato alla domanda di regolarizzazione. L’unica eccezione è stata l’Emilia-Romagna. Ora molte piattaforme sono state adeguate, ma siamo a estate inoltrata con la variante Delta che galoppa» racconta il presidente di Assindatcolf.
I caregiver delle persone fragili sono stati tra i primi a essere vaccinati, ma le badanti senza permesso di soggiorno non potevano prenotarsi
Ne sanno qualcosa a casa dell’anziano assistito da Tania. Simona, la figlia, combatte da mesi per capire quando finalmente sarà chiusa la pratica della badante e come farle ottenere un appuntamento all’hub vaccinale. «Dopo mesi di richieste mi ritrovo con una mail della Prefettura. È tutto quello che ho: mi dicono che non sanno quando la domanda sarà esaminata. Per fortuna a fine luglio la Regione Lombardia ha attivato un servizio per gli “stranieri temporaneamente presenti”, come li chiamano, e abbiamo prenotato il vaccino. Ci siamo quasi, ma io sono molto preoccupata per mio padre».
A Tania non resta che armarsi di molta attenzione e indossare la mascherina tutto il giorno. Mentre a Milano e a Roma le associazioni denunciano la storia di badanti che non sono state vaccinate, a cui le famiglie impediscono addirittura di uscire dall’appartamento. Vivono murate in casa con i loro anziani. Casi estremi certo, ma una vita normale resta un miraggio per tutte queste donne. «È un anno e mezzo che non vedo mio marito e mio figlio. Contavo di partire a giugno e invece chissà quando potrò farlo» continua a raccontarmi Tania con la voce improvvisamente velata di malinconia. La speranza che il permesso arrivi velocemente si assottiglia. E anche quest’anno ha passato l’estate sola, qui in Italia.
Badanti, troppo poche e non in regola
Non è facile trovare una badante regolare nel nostro Paese. «Nel 2012 i lavoratori domestici censiti dall’Inps erano poco più di 1 milione. Oggi si stima che siano circa 2 e più della metà non è in regola. «In meno di 10 anni abbiamo perso oltre 250.000 lavoratori stranieri» dice Andrea Zini di Assindatcolf. «Molti tornano a casa, vanno in pensione o cambiano attività, perché quello di chi assiste gli anziani è un lavoro duro. Ma la richiesta cresce, perché la popolazione invecchia e le famiglie non hanno alternative».
IL CODICE PER PRENOTARE IL VACCINO
Come può muoversi una badante in attesa del permesso di soggiorno per vaccinarsi contro il Covid? Secondo l’Istituto nazionale per la salute delle popolazioni migranti due le possibilità: deve possedere il codice fiscale provvisorio, dato dalla Prefettura al momento della pratica di regolarizzazione. O procurarsi il codice “Stp”, (Straniero temporaneamente presente) che viene dato agli stranieri irregolari su richiesta alla Asl e dà diritto a tutte le prestazioni sanitarie urgenti.
Con uno di questi codici si accede alle piattaforme di prenotazione delle Regioni che hanno adeguato il sistema. A oggi sono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Sicilia, Sardegna e Veneto. Nel Lazio si prenota tramite Asl, in Toscana tramite numero verde (0559077777). Nelle altre Regioni l’unico modo è chiamare la Asl e cercare di farsi dare indicazioni.