Mio figlio ha il raffreddore da ottobre ad aprile, che faccio? Se gli viene la febbre devo chiamare il pediatra o posso aspettare? Quando mi devo preoccupare in caso di tosse? Sono solo alcune delle domande più ricorrenti alla vigilia della ripresa della scuola. Domande che i genitori si fanno perché molti dei più comuni sintomi del Covid sono simili a quelli di raffreddore e influenza, e soprattutto perché l’ammissione a scuola avrà regole ancora più rigide rispetto al passato, per evitare contagi in classe. Ecco quali sono i campanelli d’allarme e quando davvero bisogna verificare che non si tratti di contagio da Sars-Cov2.
I 10 segnali a cui prestare attenzione
A stilare un elenco di sintomi che potrebbero essere spia di un’infezione da coronavirus (ma anche di influenza stagionale) sono gli esperti del CDC statunitense, il Centers for Disease Control and Prevention.
- Febbre
- Tosse
- Respiro corto o difficoltà nella respirazione
- Stanchezza (o senso di affaticamento)
- Mal di gola
- Naso che cola
- Dolori muscolari o articolari
- Mal di testa
- Vomito o diarrea, più frequenti nei bambini
rispetto agli adulti.
A questo quadro potrebbe unirsi anche la perdita di olfatto e gusto, più caratteristica dell’infiammazione da coronavirus, ma l’avvertimento degli esperti è considerarli nel loro complesso: «Proprio perché i sintomi di influenza e Covid sono molto simili, soprattutto nelle fasi iniziali, è bene non allarmarsi alla comparsa di uno solo, come un colpo di tosse isolato, ma valutare la situazione generale con il pediatra» spiega Annamaria Staiano, vicepresidente della Società italiana di Pediatria e professore ordinario di Pediatria presso l’Università Federico II di Napoli.
Quando preoccuparsi per la febbre?
«È importante che, indipendentemente che si tratti di Covid o influenza, si monitori la situazione perché la febbre può essere un campanello d’allarme. È bene evitare di dare antipiretici, però, perché potrebbero mascherare altri sintomi. Se invece la temperatura dovesse salire oltre i 38,5 si deve chiamare il pediatra. Un’altra raccomandazione è di osservare una corretta convalescenza, tenendo a casa i bambini anche un giorno in più dopo la scomparsa della febbre, in modo da permettere una piena guarigione» spiega.
Attenzione alle difficoltà respiratorie
«È chiaro che lievi difficoltà respiratorie sono tipiche anche degli stati influenzali. A differenza della febbre, però, dove è consigliabile aspettare tre giorni prima di intervenire nel caso non si abbassi, non c’è un range temporale da attendere. Esistono, infatti, patologie come la bronchiolite che possono avere un peggioramento del quadro clinico anche improvviso. Il consiglio è quindi quello di far valutare la situazione dal medico di fiducia» spiega Staiano.
Tosse e naso che cola: quando sono mali di stagione?
«Ci sono molti bambini che hanno spesso tosse – magari allergica – o mal di gola, per questo le situazioni vanno valutate caso per caso e la loro presenza non significa di per sé che debbano restare a casa. Ciò che può fare la differenza è invece la comparsa della febbre o una variazione nei sintomi, che può rendere necessario far tenere il bambino a casa» dice la pediatra.
Mal di gola: mai seguire il fai-da-te!
Accade spesso che, in caso di disturbi come il mal di gola, si segua l’automedicazione, dando sciroppi, caramelline o prodotti analoghi, ma gli esperti lo sconsigliano: «La scelta e la gestione delle terapie deve essere individuale, valutata caso per caso e concordata col pediatra che è l’unico interlocutore nella somministrazione dei farmaci. Il fai-da-te potrebbe essere dannoso perché potrebbe portare a confondere i sintomi, la cui individuazione invece è fondamentale per distinguere influenza da Covid» spiega la professoressa.
Dolori muscolari, stanchezza e mal di testa: niente scuola?
Anche in questo caso il consiglio è di valutare la situazione nel complesso. Ogni genitore dovrebbe conoscere i propri figli per capire se il mal di testa, ad esempio, è legato a problematiche fisiche o psicologiche, come la voglia di saltare un giorno di scuola o altre forme di disagio. «Una cefalea isolata senza febbre o naso che sola non deve impensierire perché è difficilmente riconducibile a covid. Diverso è il caso di un dolore prolungato o associato ad altri sintomi» spiega Staiano.
Come distinguere l’influenza intestinale dal Covid?
«La diarrea è un sintomo che può essere associato a Covid, ma un campanello d’allarme è la presenza in contemporanea anche di febbre o difficoltà respiratorie. Anche dopo la scomparsa del disturbo intestinale, però, occorre una valutazione del pediatra prima di rimandare il figlio a scuola» esorta la vicepresidente della Società italiana di Pediatria.
Perdita di gusto e olfatto: devo chiamare il pediatra?
Ciò che invece rappresenta una caratteristica del Covid, almeno dalle valutazioni cliniche emerse finora, è la perdita di gusto e olfatto: «Nonostante ci siano anche altri virus che possono provocarla, seppure in modo poco frequente, è un sintomo che è associato soprattutto all’infezione da coronavirus. Trattandosi di bambini, è bene capire se si è in presenza di questo tipo di disturbo in modo da aiutare il pediatra nella diagnosi» conclude l’esperta.