Prima le donne e i bambini. O almeno così accadeva una volta. Oggi, complici la pandemia da Covid, i bambini sembrano essere diventati invisibili, come denuncia il pedagogista Daniele Novara, secondo cui l’emergenza sanitaria ha accentuato un fenomeno iniziato già 20 anni fa: i più giovani sono sempre meno protagonisti e sempre più sacrificati dalla società, come dimostra il fatto che le scuole hanno chiuso per prime e aperto per ultime. Anche la decisione della Regione Campania, con il nuovo stop fino al 30 ottobre per contenere i contagi, non fa che rafforzare questa tesi: I bambini sono sempre gli ultimi. Ci siamo dimenticati i bambini! (Bur) è il titolo dell’ultimo libro del pedagogista, che lancia alcune proposte concrete per sostenere le famiglie.
Dai bambini-untori alla didattica a distanza
«Sono molto bravi a tenere le mascherine, ma non sanno più studiare, faticano a concentrarsi». Così denunciano molti insegnanti della primaria, a un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico, dopo la lunga interruzione a causa della pandemia. Non si stupisce Daniele Novara, pedagogista, counselor, formatore e fondatore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti. Secondo l’esperto, che ha rivolto diversi appelli al premier Conte e al ministro dell’Istruzione, Azzolina, «la didattica a distanza, ovvero la scuola dietro a un monitor, non consente la formazione di una vera comunità di apprendimento che permetta il confronto in carne e ossa». Non solo «Rispetto a questa primavera, una decisione come quella della Regione Campania è assurda e veramente al limite della violazione dei diritti dei minori. I dati del ministro dell’Istruzione sono chiari: i contagi a scuola sono 0,030%, una percentuale ridicola, quelli degli insegnanti sono lo 0,080%, sempre bassissimi» denuncia il pedagogista, che aggiunge: «Basta sacrificare i più giovani con la bugia dei bambini-untori: non c’è uno studio scientifico pubblicato su riviste credibili che dimostri la contagiosità e pericolosità per i nonni, che purtroppo sono morti soprattutto nelle Rsa».
I figli sono diventati una proprietà privata invece che una parte della società
Il benessere materiale dei bambini e dei ragazzi è migliorate rispetto al passato, eppure per loro sembra essersi aperto un vuoto. Da un lato la società sembra averli dimenticati o sacrificati, per esempio lasciando loro sempre meno spazi nelle piazze, nei parchi, ecc.; dall’altro i genitori tendono a considerarli “proprietà privata”, oggetto di realizzazione individuale e non parte della società stessa, tanto che Novara parla di mutazione narcisistica: «È un fenomeno nato negli Usa negli ’80 e arrivato da noi a partire dagli anni ’90. I figli non appartengono più a una comunità, ma esclusivamente a chi li ha generati, ossia ai genitori, che li vivono come un’appendice da custodire, conservare e proteggere il più possibile». Fino a qualche anno fa i bambini e ragazzi erano rappresentavano il futuro della società, erano considerati cittadini e parte della comunità allargata. «Oggi – spiega l’esperto – un figlio è solo un elemento accessorio alla famiglia, dei genitori e, sempre più spesso, anche di un solo genitore che grazie alle tecniche di fecondazione, può diventare tale anche senza un partner. Insomma, i figli sono diventati un possesso individuale preziosissimo, spesso chiuso tra le mura domestiche. non stupisce che durante il lockdown diverse famiglie abbiano sostenuto la bellezza di stare chiusi tutti insieme in casa. I dati epidemiologici e diversi studi come quello condotto dall’ospedale pediatrico Gaslini mostrano invece che il 70% dei bambini ha subito e sta subendo conseguenze gravi sul piano emotivo e comportamentale, anche nello sviluppo dell’autonomia».
Insomma, nascono sempre meno bambini, ma quelli che arrivano sono così desiderati da essere custoditi gelosamente, a costo di diventare iperprotettivi. Questo si traduce concretamente nel vietare o evitare attività ritenute pericolose come giocare nei cortili, nella mancanza di tempo libero a causa di una iper-programmazione delle giornate, o pilotare ogni scelta, compresa quella delle amicizie, che spesso sono selezionate dai genitori. Il risultato è una sempre maggiore mancanza di indipendenza per i figli, che faticano a crescere: «Solitudine e isolamento non sono previsti in natura durante l’infanzia, quando invece dovrebbe prevalere l’appartenenza a una cucciolata, intesa non solo come fratelli e sorelle (che però diminuiscono), ma con pari, muovendosi, correndo e apprendendo in spazi esterni» spiega il pedagogista.
In Italia i bambini sono diventati un peso
È indubbio che si fanno sempre meno figli. Nel 2019 si è toccato il nuovo record (negativo) con appena 420.1700 nascite, 19.000 in meno rispetto all’anno prima (-4,5%), che segna il nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. «Praticamente, quasi 1 donna su 4 in Italia non ha figli» spiega Novara, citando i dati Istat: «Il problema maggiore riguarda indubbiamente le donne, che non riescono a vivere la maternità conciliandola con la dimensione lavorativa». Eppure la presidente della Commissione Ue, la 61enne Ursula Von der Layen, ha 7 figli! «Infatti si tratta di un problema italiano e, in parte, spagnolo. In Olanda, Svezia e in Francia si assiste a una crescita demografica. In Germania quando una donna ha figli non solo non è discriminata, ma talvolta anche privilegiata. In Italia, invece, una su due lascia il lavoro o chiede il part-time anche perché le conviene di più: il costo del primo anno di vita di un figlio è stato stimato in 7 mila euro e non ci sono incentivi fiscali concreti» spiega Novara.
La scuola dell’infanzia dovrebbe essere obbligatoria e gratuita
Le madri italiane scontano anche il pay gap, la differenzia salariale tra uomini e donne a parità di mansioni, e la mancanza di servizi per l’infanzia: o costano troppo, come i nidi, oppure non ci sono posti e così ci si affida ai nonni, quando si può. Eppure il Consiglio europeo di Barcellona a marzo del 2002 aveva stabilito che entro il 2010 in tutti gli Stati membri almeno il 33% di bambini frequentasse gli Asili nido. Oggi l’Italia è ferma al 28,6% a fronte di una media UE del 34,2%. «Dieci anni fa la frequenza alle materne era del 97-98%, oggi è al 91-92%: significa che 1 bambino su 10 non va alla scuola dell’infanzia, mentre in Svizzera e in Francia è obbligatoria. È un presidio di cittadinanza, permette ai bambini di uscire dal grembo materno e trovarsi in un contesto di apprendimento, crescita e condivisione con altri bambini – aggiunge Novara – Per questo tra le mie proposte ci sono la gratuità e obbligatorietà della scuola dell’infanzia».
Le proposte: un bonus pedagogico e più ascolto
«In un panorama così negativo, io resto ottimista, per questo tra le proposte che ho voluto lanciare c’è il bonus pedagogico: un voucher da spendere in corsi di formazione, libri e altri strumenti che possano aiutare madri e padri nel percorso educativo, perché non siano lasciati soli e non si rivolgano a internet per ogni dubbio» spiega Daniele Novara, che conclude con un invito ai genitori: «Invito tutti i miei lettori, e non solo, a passare del tempo con i bambini. Fa bene! Attiva buone connessioni neuronali, combatte l’insonnia e la depressione. Riduce il colesterolo e stabilizza la pressione. Migliora l’umore e fa sentire più leggeri. Mi auguro che troviate bambini che abbiano voglia di passare del tempo con voi. Ma auguro anche che li aiutiate a passare del tempo tra di loro. Ne hanno bisogno e vi saranno molto grati delle occasioni che avrete saputo creare».