Le spugnette usate quotidianamente in cucina sono un ricettacolo di germi e batteri. Lo conferma uno studio pubblicato di recente dalla rivista Scientific reports, condotto da una squadra di studiosi europei. I ricercatori hanno preso in considerazione 14 spugne prelevate da altrettante abitazioni di un paese delle Germania e maneggiate prevalentemente da più persone. Le hanno divise in due e poi hanno analizzato la parte superiore e la parte inferiore, comparandole con esemplari nuovi e sterili. Risultato? E’ stata rilevata una carica batterica di oltre 50 miliardi per centimetro cubo, numero che si riesce a capire solo pensando che corrisponde a 7 volte la popolazione mondiale. Nelle feci umane, per dare un termine di paragone, sono circa 10 miliardi per grammo.
Batteri buoni e batteri cattivi
Il dottor Luca Masucci, dirigente medico del policlinico Gemelli di Roma e docente dell’Istituto di microbiologia dell’università Cattolica della capitale, prova a tranquillizzare e fornisce alcune informazioni di base: “I batteri sono classificati in 4 gruppi di rischio (Risk group Rg) in relazione al loro grado di patogenicità: Rg1, cioè non sono conosciuti come patogeni per l’uomo e gli animali; Rg2, moderato rischio individuale e limitato rischio per la comunità; Rg3, alto rischio per l’individuo e basso rischio per la comunità; Rg4, alto rischio individuale e per la comunità. Nelle spugne esaminate, è doveroso precisarlo, non sono stati trovati batteri enteropatogeni. Le specie batteriche principalmente rilevate sono del Rg2 (10 ricorrenze) e 5 del Rg1. Alcuni di queste – ecco un passaggio importante, per inquadrare bene la ricerca ed evitare allarmismi – fanno parte della comunità batterica normale dell’uomo o di qualsiasi ambiente. La maggior parte dei batteri non sono ‘cattivi’. Anzi. Sono ‘buoni’ e ci aiutano a vivere fornendoci materie prime e stimolando il nostro sistema immunitario contro gli agenti patogeni”.
Come evitare rischi e problemi
Che fare, in cucina, per evitare problemi e possibili conseguenze? Risponde sempre il dottor Masucci: “Utilizzare una spugna per il lavaggio delle stoviglie ed un’altra per la pulizia di arredi ed elettrodomestici della cucina, in modo da evitare il trasferimento di microrganismi. Igienizzare periodicamente la cucina. Lasciare i panni asciugatori e le spugne a bagno, per circa 20 minuti, in ipoclorito di sodio (candeggina, varechina o amuchina, ad esempio) diluito in acqua. Buttarle e cambiarle con frequenza”. E poi, soprattutto: “ Non usare gli stessi utensili per cibi crudi (carni o verdure non lavate) e per quelli cotti, senza averli ben lavati prima”. Non solo. “L’igiene – rammenta l’esperto – avviene per prima cosa da una buona detersione delle mani e delle unghie”.
Altro che il water: i batteri sono ovunque
Nelle nostre case, però, le insidie non arrivano solo dalle spugnette da cucina o dai wc, a cui si fa molta attenzione. La tavoletta del water, paradossalmente, è uno degli oggetti più sicuri perché la si pulisce e la si disinfetta ogni giorno o quasi. Non succede così, invece, per altri incubatori di germi. Basti pensare alle scarpe, con le quali si rischia di portare tra le mura domestiche ben 440.000 batteri pericolosi che possono portare a serie infezioni delle vie respiratorie, come la polmonite.
Ecco i luoghi pieni di batteri
Tagliere da cucina
Soprattutto se è di legno, può diventare ricettacolo di batteri pericolosi. Va igienizzato dopo ogni uso, preferendo sistemi naturali.
Manopole degli armadietti da cucina, rubinetti, interruttori, maniglie
Sono densamente “abitati” da germi, perché si toccano in genere con le mani sporche. Anche in questo caso l’antidoto è la pulizia. Idem per i piani di lavoro, sopra i quali si appoggiano i cibi e le cose più disparate.
In bagno
Asciugamani
Per riempirli di “ospiti” invisibili e sgraditi, basta asciugarsi le mani dopo aver toccato del materiale contaminato. Quando lo stesso telo poi si passa sul viso, a contatto con naso e bocca, i batteri entrano nell’organismo. E se un solo asciugamano viene diviso tra più persone, come può succedere in abitazioni e comunità promiscue, la contaminazione si moltiplica.
Portaspazzolino e spazzolini da denti
Uno spazio umido, quale è un bagno, fa ulteriormente proliferare i batteri. Spazzolini e contenitori, inoltre, corrono il rischio di entrare a contatto con materia fecale e non solo del padrone di casa. Bisognerebbe tenerli a debita distanza dai sanitari e abbassare sempre il coperchio del water prima di tirare l’acqua. Altri suggerimenti: sciacquare lo spazzolino con cura, evitare l’uso di custodie (poiché possono favorire la formazione di un ambiente favorevole per la proliferazione dei batteri), non usare quello di altre persone e non prestare il proprio, non appoggiarlo al lavandino (altra possibile fonte di contaminazioni) e tenerlo in verticale.
Pietra pomice
“Un’altra cosa tenuta in bagno e da non condividere – aggiunge il dottor Masucci – è la pietra pomice, quella per levigare i piedi. Ciascuno, in famiglia, dovrebbe avere la sua”.
Smartphone, tablet e tastiere
Vengono appoggiati sui supporti e nei luoghi più disparati – in casa o in ufficio, in stazione e nei bar, in luoghi chiusi e spazi aperti – senza badarci più di tanto. Spesso si utilizzano pure in bagno. E diventano micidiali vettori di germi e batteri, cover comprese. Vanno quindi puliti, ma senza esagerare o farsi prendere da manie igieniche compulsive. “Passare un panno in microfibra umido sui dispositivi – spiegano i siti di settore – è sufficiente a eliminare quasi tutti i batteri più comuni. Per quelli più resistenti o per i virus, come quello dell’influenza, si dovrà usare una sostanza detergente”. Altri suggerimenti. Lavarsi sempre le mani prima di scrivere al pc, non mangiare alla scrivania e disinfettare il piano di lavoro per intero.
Telefoni tradizionali
Milioni di persone hanno ancora in casa e in ufficio i telefoni fissi. I potenziali pericoli per la salute, per evidenti ragioni, possono arrivare dalle cornette. Eppure non tutti si ricordano di pulirle con la frequenza necessaria.
Auricolari
Vale lo stesso consiglio dato per spazzolini e altri oggetti personali: mai condividere gli auricolari. Le orecchie di chi li usa regolarmente, dicono alcune ricerche, sono invase da più batteri rispetto a quelle di chi non li usa. E il discorso è sempre lo stesso. In casa e in altri luoghi, a cominciare dalla macchina, vengono poggiati dove capita, senza alcuna accortezza.
Cravatte
Anche le cravatte possono entrare a contatto con germi e virus, ma non ci si pensa, se non negli ospedali e nelle case di cura. Così, sbagliando, in genere vengono lavate ad ogni morte di papa e non a intervalli di tempo ravvicinati.