Bernardo Caprotti, il fondatore della catena di supermercati Esselunga scomparso a 90 anni, ha lasciato 75 milioni di euro in eredità alla segretaria. Subito è partita la vacua chiacchiera da pianerottolo: perché la “segretaria” è quella sciocca arrivista con la gonna a tubino, gli occhiali un po’ scesi e un foglio di carta che scivola via dalla risma e finisce sotto la scrivania (e che quindi deve chinarsi a prendere). E insomma, se la segretaria riceve questa sommetta, vuol dire che ha raccolto tanti fogli da terra.
A me la logica suggerisce che se un uomo d’affari decide di lasciare in eredità 75 milioni di euro a una sua impiegata, vuol dire che costei ha contribuito cospicuamente al volume di quegli affari. Pur restando nell’ambito degli stereotipi, e facendo un grosso sforzo di fantasia, non mi vengono in mente favori sessuali che possano valere quella cifra. Infatti poche ore dopo l’uscita del comunicato stampa è saltato fuori che Germana Chiodi, 68 anni, è una donna distinta che per oltre 40 anni ha lavorato infaticabilmente al servizio dell’azienda dando sempre a Caprotti del “lei”.
E guai a chiamarla segretaria. Entrata in Esselunga come assistente del patron, nel tempo si è guadagnata per meriti un ruolo da dirigente, e ancora oggi pare che sia la prima ad arrivare in ufficio e l’ultima ad andarsene. Probabilmente, senza di lei, l’Esselunga non sarebbe diventata l’Esselunga, e noi non sapremmo più dove comprare la tartare di salmone, il vino rosso australiano, il pomelo e, cosa più importante di tutte, il retino di arance con dentro solo 4 frutti, indizio chiave per i single nel rimorchio di altri single. Pertanto, nella vicenda Caprotti, io sto senza dubbio con la segretaria. Grazie Germana. Continua a lavorare sodo, e lasciali parlare.