Una bimba di 13 mesi del bresciano, Victoria, è stata azzannata e uccisa dai due pitbull di famiglia, nel giardino di casa. I cani, poi abbattuti dai carabinieri, hanno morso e ferito anche il nonno, il solo adulto presente, accorso per aiutare la piccola e ora indagato. È successo a Flero, alle porte di Brescia. La procura procede per omicidio colposo e abbandono di minore affidato in custodia. E si è riaperto il dibattito su razze pericolose o presunte tali, necessità di misure preventive, interventi efficaci per scongiurare nuovi drammi. “Abbiamo sentito dire che quei pitbull avrebbero aggredito altri cani – ha dichiarato il sindaco del paese, Pietro Alberti – ma non avevamo mai ricevuto denunce. Forse, se la gente avesse denunciato e non solo parlato, si poteva intervenire per valutare il comportamento dei cani».
Esistono cani killer?
Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani, non dispone di tutte le informazioni necessarie per entrare nel merito del drammatico caso bresciano e dichiaratamente non vuole colpevolizzare nessuno. Ma tiene a dare alcune indicazioni di base e qualche consiglio. “Troppe volte – premette l’esperto – si fa confusione tra aggressività e pericolosità dei cani, rischiando di diffondere informazioni distorte o fuorvianti. Sono concetti diversi. Ci sono cani di piccola taglia che abbaiano in continuazione e che possono essere abbastanza mordaci. Sono aggressivi sì, ma non pericolosi. I pitbull sono potenzialmente pericolosi, perché il loro morso può risultare letale. Non lo dico io, il Codacons o l’ex ministro Gerolamo Sirchia. Purtroppo basta scorrere le statistiche e le raccolte dei giornali per vedere quali sono le razze che hanno provocato tragedie irrimediabili, nel corso degli anni”.
Come scegliere l’esemplare se si vuole comprarne o adottarne uno?
Come comportarsi, dunque? “Quando si decide di comprare o adottare un cane – suggerisce il dottor Melosi – non ci si può lasciar condizionate dalla moda del momento o solo all’estetica. Bisogna fare una valutazione preliminare attenta, prendendo in considerazione una serie di variabili e di aspetti: lo spazio destinato al cane, un appartamento con o senza balconi e terrazzi, la disponibilità di un giardino provato o di un cortile annesso all’abitazione, la presenza o meno di bambini piccoli in famiglia, il tempo che si ha da dedicare alla cura e allo svago dell’animale e alla sua socializzazione con i simili. Occorre anche essere consapevoli dei possibili rischi del contatto tra uomo e cane. Il comportamento di quest’ultimo – ricorda – non è sempre prevedibile. E non sempre ci sono episodi che precedono un attacco mortale. Prima della scelta – aggiunge – sarebbe bene anche rivolgersi a un veterinario, per tutti i consigli del caso”.
Che cosa fare quando ci sono bimbi piccoli?
Risponde sempre il presidente dell’Anmvi: “I bimbi non devono mai stare da soli nello stesso spazio o nello stesso locale in cui si trovano uno o più cani. Nemmeno in giardino. In questo caso l’animale deve essere in un’area recintata, divisa, non raggiungibile. I più piccoli da una parte, i cani dall’altra. E non vale unicamente per i pitbull, ma per tutte le razze”.
“Serve una legge nazionale”
“In Italia, sul fronte della tutela dell’incolumità di chi entra a contatto con i cani, si va a avanti a ordinanze ministeriali contingibili e urgenti, provvedimenti a tempo e con una durata massima, rinnovati periodicamente. L’ultima proroga è di luglio 2017. Le problematiche di cui si sta parlando non possono essere affrontate con questo tipo di provvedimenti. Serve è una legge organica e strutturata, non legata a dolorosi episodi singoli, non dettata dall’emergenza o dall’emotività. Sui contenuti possiamo confrontarci, discutere. La nostra disponibilità – conclude Melosi – c’è”.
Obbligo del patentino o no? E per chi?
“Le ordinanze via via prorogate e un decreto ministeriale del 2009 già prevedono percorsi formativi per i detentori di cani, pagati dai partecipanti e con il rilascio di un attestato finale. Questi corsi sono facoltativi. Possono organizzarli anche i veterinari privati, ma la competenza ricade principalmente su comuni e ai servizi veterinari delle Asl. Però raramente vengono istituiti dai soggetti pubblici. Non solo. In base alle mia esperienza – prosegue il presidente dell’Anmvi – ci sono altri passaggi delle ordinanze ignorati o quasi. A seguito di episodi di morsicatura, di aggressione o sulla base di altri criteri di valutazione del rischio, su indicazione dei servizi veterinari delle aziende sanitari, i comuni dovrebbero decidere quali proprietari di cani hanno l’obbligo di seguire percorsi formativi, a tutela dell’incolumità di tutti i cittadini. Forse da qualche parte tale procedura è stata seguita, attuata. Ma io non ne ho notizia. Non è una cosa diffusa, ordinaria”.
Il Codacons: “Ora il patentino obbligatorio”
Il Codacons, tornando al dramma della piccola Victoria, parla di “tragedia annunciata”. E torna a invocare il patentino obbligatorio, per legge, per tutti i proprietari di esemplari particolarmente “potenti”. “La questione dei cani aggressivi e potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo – sostengono dall’associazione di consumatori – deve essere affrontata una volta per tutte. Da tempo chiediamo di prendere provvedimenti, ma le istituzioni rimangono immobili a guardare bambini sbranati da cani”.
“Le istituzioni devono attivarsi”
“Sono assolutamente indifferenti le dinamiche che hanno causato l’aggressione di Flero (in provincia di Brescia, appunto – ndr), perché – è il parere del Codacons – è indubbio che esistano razze di cani potenzialmente pericolosi per l’uomo. Indipendentemente dall’educazione che si dà al proprio animale, è universalmente riconosciuto che alcune specie, come i pitbull o i rottweiler, posso provocare ferite letali in caso di morsicatura, per le loro caratteristiche tipiche (potenza, robustezza, dentatura). Per tale motivo da anni premiamo per un patentino obbligatorio per chi possiede cani particolarmente potenti e potenzialmente pericolosi”.
Altra osservazione critica, sempre dal punto di vista del Comitato: “L’aver eliminato la lista delle 17 razze di cani a rischio introdotte dall’ex ministro Sirchia – materia da sempre oggetto di opinioni contrastanti – ha di fatto cancellato qualsiasi obbligo per i loro proprietari, con conseguenze negative sul fronte della sicurezza. Ci chiediamo quanti altri bambini debbano morire prima che le istituzioni ci diano finalmente ascolto”.