Per mesi si sogna l’arrivo dell’estate e delle vacanze. Eppure, quando si è finalmente in vacanza, ecco che a volte compare quel senso di malessere, di frustrazione, che si traduce in un’ansia crescente e inspiegabile. Si chiama Blue August (blue in inglese significa “triste”) e rischia di rovinare le ferie, rendendole tristi.
È molto simile a ciò che si prova in certe domeniche, al solo pensiero del rientro in ufficio il giorno dopo. Ma da cosa nasce? “È colpa di quell’eccesso di aspettative di cui sempre più spesso carichiamo i momenti che invece dovrebbero essere di tutto riposo e tranquillità” spiega a Donna Moderna Mario Sellini, Presidente dell’Associazione Unitaria Psicologi Italiani (AUPI). In quanti ne soffrono? E soprattutto, come si supera quella tristezza che altrimenti rischia di accompagnarci nel mese di agosto?
Il Blue August
A occuparsi del fenomeno è stato di recente il New York Magazine, che ha ipotizzato che quel senso di malessere e tristezza, che spesso compare in agosto, possa arrivare a durare persino un mese e trasformarsi in alcuni casi in depressione. Pur essendo paragonato a un disturbo stagionale (come quelli che arrivano in autunno e sono legati all’accorciamento delle giornate e alla minor esposizione alla luce, oltre che al ritorno ai ritmi – spesso frenetici – della quotidianità), il Blue August coglie sempre più persone in preda a un senso di ansia proprio nel momento in cui invece si dovrebbe godere del sole, delle temperature estive e soprattutto del tanto agognato tempo libero.
Ma il problema nasce proprio da qui: “Ci sono avvenimenti che, nonostante possano apparire come piacevoli, creano una dose di ansia tale che, superato un certo limite, è fonte di malessere o problemi” spiega Sellini. “L’ansia può avere degli effetti positivi, se entro certi limiti, perché è ciò che ci mantiene vitali, ma se supera certi confini, se non viene incanalata o gestita, può portare a situazioni estreme. È come quei vecchi giocattoli a molla, che venivano caricati. Se si esagerava, la molla alla fine salta fuori” dice lo psicologo.
Le vacanze come il matrimonio: ci danno sempre gioia?
“Sembra incredibile, ma al secondo posto tra i fattori che creano maggiore stress, si trova proprio il matrimonio, preceduto solo dalla perdita di un congiunto. Le nozze dovrebbero essere un momento di gioia e felicità, invece spesso diventano motivo di ansia. Lo stesso accade per il cambio di casa, anche quando si tratta di una scelta maturata e voluta” spiega l’esperto. “Si tratta di elementi che mettono in moto l’ansia, esattamente quanto le ferie d’agosto o la domenica, tanto che si parla di anche di Blue Sunday, perché sono legati alle aspettative di cui li carichiamo” aggiunge Sellini.
Colpa della società e di internet?
Ma perché ci si carica di aspettative eccessive? “Le società tradizionalmente più competitive, come quelle del nord Europa, gli Stati Uniti, il Giappone o la Corea del Sud hanno in genere un livello di sopportazione più elevato rispetto al nostro. Il rovescio della medaglia, però, è che quando la famosa molla si tira troppo, si rompe e lo fa in modo definitivo. Non a caso sono anche i Paesi nei quali c’è un maggiore tasso di suicidi” – spiega Sellini – “Noi possiamo soffrire di un po’ di depressione di Ferragosto, che poi però generalmente passa nel giro di qualche settimana. Loro, invece, non hanno vie di mezzo”
A influire sui fattori emotivi e sulla capacità di gestire lo stress si aggiunge anche il fatto che, durante le ferie, “saltano” tutti gli schemi e le routine quotidiane, dagli orari alle abitudini. Spesso ciò ha un effetto benefico, perché rappresenta una sorta di “liberazione”, ma in alcuni soggetti proprio il fatto di perdere alcuni rituali (seppure a volte pesanti nella vita di tutti i giorni) può creare un senso di frustrazione e smarrimento. Da qui la voglia di tornare a più “ordine e disciplina”, a quella routine fatta di certezze entro le quali muoversi e organizzarsi, che finisce con l’essere quasi rimpianta.
Quali rimedi?
“Purtroppo il modello di società nella quale viviamo ci spinge ad alimentare una certa dose di ansia, che viene messa in moto da fattori diversi” premette il presidente dell’AUPI. “Basta stare un po’ sui social o sui gruppi WhatsApp per rendersi conto che è un continuo comunicare cosa si fa, dove ci si trova, quanto ci si sta divertendo e quanto è bello ciò che si sta vivendo. Tutto ciò crea una sorta di competizione in chi legge, che tende a voler dimostrare di non essere da meno” spiega lo psicologo.
Per non incappare nel Blue August, dunque, la prima regola sarebbe quella di cercare di allentare la tensione, cercando soprattutto di disintossicarsi dai social, che sono tra le principali fonti di stress. Concedersi una pausa detox permette di concentrarsi su se stessi, senza sentirsi sempre in dover di dimostrare ad amici e parenti che ci si diverte, si sta bene, ci si dedica ad attività interessanti per gli altri.
Focalizzata l’attenzione su di sé, è bene non pensare troppo a come saranno le ferie e i giorni di vacanza in genere: organizzare troppo o riempirsi eccessivamente le giornate di impegni “social”, appuntamenti sportivi (fosse anche solo la lezione di aquagym in spiaggia), cercare il posto più trendy dove cenare o il locale più alla moda dove trascorrere le serate non fa altro che alimentare la tensione. Rallentare i ritmi e magari assaporare anche un po’ di noia aiuta invece a rigenerarsi e a godersi maggiormente il mese di agusto e in genere i giorni dedicati al riposo e al relax.
Chi ne soffre di più?
Sono più “depresse” le donne o gli uomini? I giovani o i meno giovani? “Non c’è una regola, dipende dalla capacità di sopportazione dei livelli di stress da parte delle singole persone. A chi ha un basso livello di assorbimento delle tensioni, basterà meno per rompere l’equilibrio interiore” dice Sellini.
C’è il rischio che diventi una vera depressione? “Sì, c’è. Ma non è sufficiente un singolo episodio. Tutto dipende dallo stile relazionale, da come si costruiscono i propri rapporti”.
Blue august, Blue Sunday e Blue Monday
Come se non bastassero il Blue Sunday e il Blue August, esiste anche il Blue Monday, il lunedì triste, o meglio: il più triste dell’anno. Secondo Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff che nei primi anni 2000 si è occupato del fenomeno, coinciderebbe esattamente con il terzo lunedì di gennaio.
Per stabilirlo, lo studioso avrebbe eseguito una complicata equazione che prende in considerazione una serie di variabili come il meteo, i sensi di colpa per il denaro spesi in occasione dei regali di Natale, il calo di motivazioni dopo il periodo di feste e la voglia crescente di ricominciare, di dedicarsi a qualcosa di nuovo o a propositi per il nuovo anno. Naturalmente conta anche il fatto che si tratta del primo giorno della settimana lavorativa.
Ma è davvero così? Secondo qualche scettico, no. Si tratterebbe piuttosto di una trovata pubblicitaria, ideata da una agenzia di vacanze (la Sky Travel). Almeno in questo caso, dunque, non si correrebbe il rischio di incappare in una nuova fonte di ansia!