Il borotalco era il rito dopo il bagno, la polvere magica per la pelle arrossata, le bollicine della varicella, le cuffie della piscina troppo dure. Il profumo del borotalco ci riporta all’infanzia ma quello che credevamo un innocuo rimedio della mamma (negli anni ’70 era stato eliminato l’amianto dalla sua composizione), ora è sotto accusa.
Il risarcimento
Una 63enne americana ha ottenuto un risarcimento di 417 milioni di dollari dalla multinazionale che produce il borotalco, “colpevole” di non aver informato i consumatori del rischio di cancro legato all’uso di questa sostanza. La donna fin da piccola la utilizzava per l’igiene intima e 10 anni fa si è ammalata di tumore all’ovaio. L’azienda ha annunciato il ricorso, eppure non è la prima volta che perde una causa con la stessa motivazione: è già successo nel 2016. Dobbiamo bandire il talco dalla nostre cure di bellezza?
Il parere dei medici
Francesco Raspagliesi, primario di Ginecologia oncologica all’Istituto dei tumori di Milano, frena gli allarmismi: «Da quando faccio questo lavoro in tutti i testi di oncologia il borotalco è correlato al tumore alle ovaie, ma non è mai stata dimostrata una relazione di causa-effetto: la sostanza non è classificata tra i cancerogeni umani». E non c’è nemmeno chiarezza su come i cristalli di borotalco potrebbero “migrare” nel canale vaginale. Concorda Sandro Pignata, ricercatore Airc e direttore del Dipartimento di uro-ginecologia dell’Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli: «Non esiste nessuna evidenza scientifica, però è bene usare un principio di precauzione. Sconsiglio quindi di utilizzarlo nelle parti intime».