Il ricordo della gita delle superiori è come il profumo di un dolce gustato nell’infanzia: evoca un momento mitico. Anche per questo tanti insegnanti scelgono di accompagnare le classi in viaggio di istruzione, nonostante spesso non sia previsto alcun compenso.
Spesso la gita scolastica è un privilegio
La gita è per gli studenti un ponte privilegiato tra la scuola e il mondo, in cui i saperi astratti possono finalmente prendere vita e le regole del vivere comune si possono mettere alla prova. Purtroppo per moltissimi ragazzi i viaggi di istruzione, quelli di più giorni, potrebbero rimanere un desiderio inesaudito: alla mancanza di fondi dedicati e alle molte difficoltà burocratiche, si è aggiunta nel 2023 una nuova legge che equiparerà, a partire dal prossimo anno scolastico, l’organizzazione delle gite a un appalto pubblico.
La gita scolastica come un appalto pubblico
Le regole, pensate per scongiurare il malaffare nelle grandi opere, sono troppo complesse perché la scuola le possa affrontare. Se le cose non cambieranno, per molti istituti vorrà dire rinunciare ai viaggi del tutto.
Meno regole e più fondi
Per il posto speciale che la gita occupa nei ricordi di tanti, spesso è questo uno degli ambiti in cui le famiglie sono più combattive sul fronte scolastico: ed è giusto, la gita ha un valore per il quale vale la pena chiedere a chi ci governa regole più adatte alle realtà scolastiche, fondi per retribuire il lavoro degli insegnanti e borse di studio per agevolare la partecipazione di tutti gli studenti.
La gita scolastica conta, ma la scuola di più
Ma è anche importante aiutare i ragazzi a guardare le cose con la giusta prospettiva: se la gita è la ciliegina, la torta è la scuola. È la scuola di tutti i giorni quel ponte tra l’infanzia e la giovinezza in cui fare le esperienze fondamentali per la propria crescita e in cui vivere, gita o non gita, quei momenti mitici da ricordare per tutta la vita.